XIV. Le cascate

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Il mattino era sorto splendente nel cielo dell'isola che non c'è. I bimbi avevano passato la notte dai pelle rossa senza scoprire nulla sul rampicante.
Wendy dormiva vicino ad un albero e gli altri erano sparsi qua e là per il villaggio. Bella si sdraiò vicino a Pennino e Flautino che dormivano beatamente e ovviamente non si accorsero dell'arrivo della ragazza. Dopo circa mezz'ora tutti si svegliarono, per via del sole che stava lentamente arrivando all'altezza dei loro occhi. Peter lanciò il suo chicchirichì:

"Ragazzi pronti per una nuova avventura?! Si va in cerca di rampicanti!"

I bimbi emanarono un forte grido di gioia ed approvazione. Bella seguì l'allegra compagnia fino all'albero fatato per trovarci il rampicante ormai secco ai piedi del tronco.

"Si nutriva della polvere" disse una fata tintinnando mentre usciva dall'albero. "Siamo riusciti a ritirare tutta la polvere all'interno dell'albero facendo morire quella malvagia pianta" aggiunse.

"Oh, ma allora cosa facciamo Peter?" chiese Michele.

"Beh possiamo, usare dei pezzi di corteccia come barche e scendere le cascate!" esclamò.

Di nuovo i bimbi si ritrovavano compiaciuti dalle idee stravaganti di Peter e, senza alcun dubbio, lo seguirono verso le cascate.
Giunsero fino a destinazione e, inutile dirlo, si divertirono come ogni giorno passato sull'isola. Bella scelse la corteccia che le sembrava più robusta, la gettò in acqua e la usò come barca. Prima che le apparisse la coda riuscì a cavalcare le onde del fiume per poi saltare tra le cascate e tuffarsi nel lago al di sotto.
Quando si tuffò, si dimenticò del fischietto.
L'aveva nascosto nel suo vestito, ma dimenticandosene il fischietto era volato nell'erba di un prato vicino. Non badando all'errore che aveva commesso, continuò a nuotare nel lago.
Quando finalmente tutti si erano gettati dalle cascate, Peter ebbe l'idea di uscire dall'acqua per dar inizio a canti e balli sfrenati.
Piumino ballava sgraziamente vicino all'acqua quando pestando un oggetto cadde di schiena.
Infastidito guardò cosa lo aveva fatto scivolare e notò qualcosa di brillante. Lo portò fino al viso e riconobbe che era un fischietto.
Quale miglior momento per suonare qualcosa?
Prese fiato, mise il fischietto vicino alla bocca e suonò. Quel suono stridulo fece voltare Bella.
Guardò Piumino.
Guardò il fischietto.
Realizzò.
Cosa aveva fatto?!
Voleva solo piangere o urlare.

"Piumino, cosa hai fatto?!" gridò Bella.

"Ho suonato il fischietto che ho trovato per terra, sei sorda?" rispose quest'ultimo.

Si udirono dei passi pesanti in lontananza .
Era lui.
Uncino spostò le foglie e vide la scena davanti a sé. Nnon poteva crederci. Per una volta, una sola, in cui era stato capace di amare, il mondo gli stava crollando addosso.

"Tu..." borbottò con gli occhi gonfi di lacrime, guardando Bella.
"Maledetto Peter Pan!"

Uncino attaccò Peter con la sua spada e lo spinse per terra. Bella si impose tra i due, ma Uncino la strattonò, cercando di colpirla. Lei alzò il braccio sinistro e fermò il suo affondo.

"Hai fatto bene ad insegnarmi." concluse Bella.

"Insegnarmi?" domandò Peter.

"Tu... Per tutto questo tempo eri con lui?" gridò Uncino.

I bimbi afferrarono Peter e lo allontanarono .

"Sei bandita Isabella! Non voglio più vederti!" annunciò Peter, mentre se ne andava con gli altri.
Uncino non provó nemmeno a fermarlo.
Si voltò ed iniziò a camminare.

"Aspetta ti posso spiegare." pianse Bella.

"Non provare mai più a starmi vicino." rispose il pirata, guardando Bella negli occhi.

La ragazza cadde in un pianto disperato, consapevole di aver perso tutto. Decise di correre alla laguna e dimenticare tutto. Uncino, tornò alla Jolly Roger e allora si ricordò.
La polvere.
Aveva perso la polvere per amare una sirena.
Dannato Amore.

"Va tutto bene capitano?" domandò Spugna.

"L'amore è una sirena, Spugna. Bellissima e pericolosa, ti avvolge con il suo canto meraviglioso mentre ti trascina nelle acque più profonde."

L'amore di UncinoWhere stories live. Discover now