I. La polvere di fata

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Uncino si tolse il cappello piumato e lo appoggiò freneticamente sul tavolo.
"Spugna! Apri le migliori bottiglie di rum che abbiamo, dobbiamo festeggiare!" gridò.
Si sentì il rumore della porta della cabina sbattere e gli ansiti di Spugna che percorrevano il corridoio della nave.
"Siete riuscito a prendere la polvere di fata?"chiese quest'ultimo.
"Ovviamente la tua mente è alquanto ristretta, non vedi? Le cicatrici del coccodrillo stanno guarendo."spiegò il capitano.
Spugna bevve un sorso di moscato dalla bottiglia che portava sempre con se. Sosteneva che un goccio di liquore al giorno leva i bambini volanti di torno.
"Venite capitano! La festa è già pronta. La stanno aspettando sul ponte!"disse ansimante Spugna.
Uncino, sbigottito, guardò Spugna aristocramente, pensando che gli stesse facendo uno scherzo di cattivo gusto. D'altronde, Uncino, era un nobiluomo. Aveva molte usanze che amava rispettare, come ad esempio, il cambiarsi d'abito quando sconfigevva un avversario per lui degno di una sconfitta. Ma questa volta il suo equipaggio aveva organizzato veramente una festa.
"Avevamo pensato di trasformarlo in un funerale..." borbbottò Spugna mentre apriva la porta della cabina e appoggiava delicatamente il piede al di fuori, sperando che Uncino non sentisse gli scricchiolii del legno.
"Spugnaaaaaa" ululò il capitano.
Spugna si mise a correre inseguito da Uncino.
Tutta la ciurma si aspettava un fallimento dal loro capitano. Che razza di ingrati. Ma stavolta Uncino era riuscito a sottrarre della polvere di fata da solo!
Quella polvere poteva non solo farlo volare, ma aveva anche poteri curativi. Era tentato di rendere schiavi i bimbi sperduti per farli cercare quella polvere.

L'amore di UncinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora