III. L'albero fatato

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Splendeva il sole sull'Isola che non c'è. La Jolly Roger, la nave di Capitan Uncino, aveva gettato l'ancora su una spiaggia lì vicino.I pirati che non avevano fatto baldoria si erano messi al lavoro. C'era chi spazzava il ponte, chi sistemava le corde, chi munito di secchio e spazzolone, tirava a lucido tutta la nave. Sapevano bene che se il loro capitano avesse trovato anche solo un puntino fuori posto, sarebbero stati guai per tutti. Spugna era ai remi di una scialuppa dove Uncino guardava con i suoi occhi penetranti la foresta in cui si sarebbe inoltrato. Non aveva altro che quella polvere per la testa, voleva con tutto il suo cuore prendere in mano quei minuscoli granelli dorati e sentirne l'odore che li avvolgeva.

Spugna tirò la scialuppa sulla sabbia e Uncino perlustrò il paesaggio intorno a lui, nel caso ci fossero alcuni di quei galoppini di Peter. Via libera. Lui e Spugna iniziarono a camminare in quell'immensa giungla e il capitano cercò di memorizzare il rifugio delle fate: la radura incantata. Dopo un lungo percorso giunsero in una specie di palude, dove la puzza invadeva l'aria circostante e un lago bloccava la via dei due. Spugna cercò di far spazio tra le acque spolte al suo capitano, ma esso non si degnò di lui e con il suo uncino di ferro spezzò i rami che si abbassavano dall'alto e toccavano il suo cappello piumato.

"Siete sicuro che questa sia la via giusta capitano?" chiese Spugna.

"Più che sicuro Spugna, non ti fidi?"rispose infastidito Uncino "ecco! Ci siamo Spugna!"

Davanti a loro c'era un maestoso albero, illuminato dalla polvere che lo circondava. All'interno le fate sbrigavano i loro doveri "fatati",organizzare le stagioni nel mondo fermo, dipingere fiori, insegnare alle lucciole a volare, catturare le gocce di rugiada e altro. Ma Uncino puntava a ben altro. Alle pendici dell'albero, le fate spargi-polvere raccoglievano la polvere fatata caduta dalle foglie più alte. Uncino e Spugna si fiondarono su di loro e l'un l'altro dissero: "Non esistono le fate".

Una ad una, la luce delle fate si spense e la polvere rimase incustudita sotto gli occhi dei pirati, i quali la misero in una fiala e fuggirono, lontani da quel magico posto. Uncino rise tra se e se, mentre Spugna cercava di non cadere nella sua corsa. Si ritrovarono di nuovo in quella puzzolente palude e un rumore giunse alle orecchie di Uncino.

L'amore di UncinoOnde histórias criam vida. Descubra agora