XVI. La canzone

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Uncino non badò al fischio.
Al contrario, tornò nella sua cabina e si sedette, chiedendosi come fosse mai potuto finire coinvolto in una situazione del genere. Certo, doveva ammettere che Bella era una graziosa ragazza, anche quando aveva una coda al posto delle gambe.
Infatti, proprio in quel momento, né stava facendo uso nella laguna.
Dal su ritorno non le era permesso uscire dall'acqua ed era spesso controllata dalle sue sorelle, ma riusciva sempre a sfruttare quei pochi momenti da sola, per guardare il cielo dell'Isola che non c'è.
Era riuscita a riprendersi il fischietto e a suonarlo, ma sapeva bene che nessuno sarebbe arrivato.
Pensava a quegli occhi che l'avevano guardata mille volte.
Quegli occhi erano come il mare, se non sapevi affrontarli ci affogavi dentro.
Ma Peter? Lui che le aveva insegnato a volare e a divertirsi come una bimba sperduta.
La sirena tornò nelle profondità della laguna, aveva un asso nella manica. Le sue sorelle custodevano gelosamente un bracciale incantato. Se indossato, faceva scomparire la coda da pesce e apparire due gambe anche al tocco dell'acqua, fin che non venisse tolto. Lo nascondevano in un forziere, ma conosceva il modo per aprilo, essendo una delle più fedeli di tutte loro fino a qualche giorno prima. Due sirene nuotavano vicino al forziere, sempre le solite due che bramavano il bracciale, ma non abbastanza fedeli per meritarsi di prenderlo. Bella si avvicinò alle due e gettò su di loro uno sguardo di disapprovazione, come se sapesse che volevano il forziere per loro. Le sirene si allontanarono infastidite e Bella riuscì ad aprire il forziere. La chiave, in realtà, era solo un canto magico che permetteva al bracciale di capire se il suo futuro proprietario fosse degno di indossarlo.
Il forziere si illuminò per un istante e Bella riuscì a prendere quell'oggetto tanto prezioso. Si nascose per aspettare il mattino e tornare in superficie senza troppe sorelle intorno a lei che avrebbero potuto ostacolarla.

Sulla Jolly Roger, Uncino non dormiva.
Pensava e ripensava a quello che era successo e come era solito fare, suonò il suo pianoforte, mentre Spugna origliava dalla porta della cabina le parole che cantava il capitano:

«Io so cos'è la passione
Ma non lo so se è veleno
Io non so più cosa sono
E se ragiono o se sogno
Annego e il mare è lei
Sento i sentimenti miei
Che non ho sentito mai
L'onda che non affrontai
Mi distruggerai, mi distruggerai
E ti maledirò finché avrò vita e fiato
Mi distruggerai, mi distruggerai
Tu mi hai gettato nell'abisso di un pensiero fisso
Tu mi distruggerai, mi distruggerai
Mi distruggerai

L'amore di UncinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora