4. 𝑴𝒐𝒓𝒊𝒓𝒐̀ 𝒅𝒂 𝑹𝒆

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Victoria

𝘐𝘭 𝘱𝘪𝘶̀ 𝘣𝘦𝘭 𝘵𝘳𝘶𝘤𝘤𝘰
𝘥𝘦𝘭 𝘥𝘪𝘢𝘷𝘰𝘭𝘰
𝘴𝘵𝘢 𝘯𝘦𝘭 𝘤𝘰𝘯𝘷𝘪𝘯𝘤𝘦𝘳𝘤𝘪
𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘦𝘴𝘪𝘴𝘵𝘦
𝒞𝒽𝒶𝓇𝓁ℯ𝓈 ℬ𝓊𝒹ℯ𝓁𝒶𝒾𝓇ℯ

Una settimana dopo la mia routine era già cambiata.
Tutti i mercoledì sarei andata a villa David per dare qualche lezione di inglese a Damiano e passare del tempo nella sua quotidianità, così da capire in cosa aiutarlo.
Quello era anche il giorno in cui non avevo corsi da seguire in Università, potevo prendere tutta la mattina libera per studiare ed il pomeriggio per stare dietro a lui.
Era il secondo mercoledì, alle tre in punto suonai il campanello.
Sono una ragazza abbastanza ritardataria, ammetto che per essere qua puntuale avevo dovuto prepararmi un ora e mezza fa, sviando così ogni possibile imprevisto.
<<come siamo precise>> esordì Damiano aprendomi la porta.
Poteva darsi che avesse appena finito di allenarsi, indossava una tuta e non portava la maglietta...inutile specificare dove si fossero posati i miei occhi.
Avevo già visto i suoi tatuaggi facendo zapping sul suo Instagram, eppure era la prima volta che li ammiravo dal vivo.
Ne notai uno nuovo.
<<un...Drago?>> chiesi riferendomi al nuovo disegno sul suo costato.
<<non fare quella faccia, è fighissimo, l'ho fatto in Giappone quest'estate>>
<<si è molto figo, pure io ho un drago>> ammisi.
<<mhh, dove?>> chiese soffiando sul mio viso.
<<qua>>
Piazzai la mano davanti alla sua faccia spingendolo ad allontanarsi.
<<che mezza sega, è minuscolo rispetto al mio>>
<< m'ha fatto un male cane. Ora posso entrare? mi sto congelando qua>>
Come un vero gentiluomo si spostò inchinandosi bensì appena gli passai davanti mi diede una pacca sul sedere e potei così dire addio al galateo.
<<damiano!>> esclamai con voce troppo alta.
<<che c'è, pensavo avessimo questo tipo di confidenza>>
Appoggiò il torace alla mia schiena, lasciò scorrere una mano sul mio ventre e mi posò un tenero bacio sulla testa.
Feci un passo avanti per riprendere lucidità e con la coda dell'occhio lo vidi sorridere.
Schiarii un po' la voce, gli chiesi cosa dovessimo ripassare di inglese e non ricevetti alcuna risposta.
Sembrò piuttosto pensieroso.
<<che fai?>> domandai avvicinandomi
<<oggi non ho voglia di fare inglese, non possiamo fare altro?>>
<<che significa "fare altro"?>>
<<ah ecco, quindi fai la finta pudica>> constatò <<a cosa hai pensato piccola bestiolina?>>
Come mi ha chiamata??
<<piccola bestiolina ci chiami il gatto, visto che ne hai tre>> ribattei incrociando le braccia al petto. Quel giorno ero particolarmente contrariata, fu sfortunato, avevo anche il ciclo, non gli conveniva farmi alterare.
<<vieni con me, bestiolina>>
<<damiano!>>
<<victoria... senti fa come vuoi, va pure via tanto ti pago lo stesso, sarà un segreto, dirò che ti sei sentita male>>
Ci feci un pensierino ma non potei lasciarlo là, che figura avrei fatto?
Per questo mi ritrovai a seguirlo per il corridoio, quando lo vidi accelerare mi misi quasi a correre.
<<dove stiamo andando?>> domandai alla quinta volta che mi fece svoltare fra i corridoi.
<<zitta e vedrai>>
<<sei na palla>>
<<si be gioco a basket, però se ti riferivi ad altro ti posso dimostrare che ne ho due, non una>>
A questo punto decisi di stare zitta.
Conoscevo quel ragazzo da una settimana e di lui odiavo già tantissime cose.
Aveva la strana capacità di girare a suo piacimento ogni mia frase, era frustrante.
Si fermò d'un tratto ed io andai a sbattere contro il suo petto.
<<se n'ce fossi io a quest'ora staresti rotolando giù dalle scale>> commentò tendendomi per le spalle finché non ripresi equilibrio.
<<se n'ce fossi tu a quest'ora non sarei andata addosso a nulla>>
Alzò gli occhi al cielo -perché ovviamente quello a dover essere scocciato era lui- e mi fece cenno di aprire la porta che ci trovavamo di fronte.
Eseguii, trovandomi davanti un campo da basket.
<<be mi sbagliavo, sei più eccentrico di me>>
ha un campo da basket in casa!!
<<io credo che siamo sulla stessa lunghezza d'onda>> mi sussurrò all'orecchio.
Sentivo i brividi ovunque ogni volta che lo faceva.
Ad ogni modo, decise di darmi il colpo di grazia prendendomi in braccio.
Avrei potuto scalciare o agitarmi ma sapevo che comunque non mi avrebbe lasciata andare, perciò optai per salvarmi la vita e rimanere ben salda attaccata a lui.
<<vedo che hai capito come sono fatto finalmente>>
Aveva il tono roco, la pelle liscia e le labbra fin troppo vicino alle mie.
Abbassai il capo per spostare l'attenzione su qualcosa che non mi facesse venire voglia di togliergli fino all'ultimo indumento che indossava.
I miei occhi captarono un tatuaggio vicino al mio seno, nonché sul braccio con cui mi sorreggeva. Era un fiore con la scritta mamma al di sotto.
<<quanti tatuaggi hai?>> chiesi con un filo di voce mentre arrivavamo a quello che sembrava essere uno spogliatoio.
<<poco più di trenta>>
Quasi sgranai gli occhi per la sorpresa, non sembravano così tanti dalle foto che aveva sul profilo.
<<trenta?? ed hanno tutti un significato?>>
<<no bestiolina, non tutti, alcuni erano solo belli>>
Annuii e chiesi cosa dovessi fare una volta che rimisi i piedi per terra.
<<ora tu giocherai contro di me>>
<<scusa?>>
<<avanti vic, metti la maglia che sta lì così andiamo>>
Cercai la maglia in questione, era nera con le maniche quasi a canotta, un dettaglio sul petto e la scritta David Damiano sul bordino.
<<perché devo mettere la tua maglia?>>
<<perché l'ho deciso io, sbrigati>>
Restò appoggiato allo stipite facendo entrare una leggera folata di venticello freddo.
Chiesi se potesse chiudere, ed ovviamente, rimase dentro con me.
Sono certa che si aspettasse una richiesta di uscita da parte mia, bensì ero una ragazza che non si faceva problemi riguardanti nudità, perciò levai; giacca, felpa e maglia, rimanendo in topless.
<<bello il piercing al capezzolo, ce l'ho pure io>> notò.
<<si l'ho visto prima>>
Mentre stavo mettendo la sua maglietta mi prese per i fianchi attirandomi a se con forza.
Mi tenne ferma con un braccio, con l'altro mi rubò di mano l'indumento e lo tenne sollevato sopra la mia testa.
<<prendila se riesci>>
<<è una sfida?>> ribattei pronta.
Avrei potuto far impazzire quel ragazzo in cento modi diversi con il mio corpo. Se pensava che fossi una gattina impaurita che fa le fusa, aveva sbagliato tutto.
Posai le mani sulle sue spalle, con uno slancio mi agganciai al suo bacino e in un secondo avevo afferrato la maglia.
Uno a zero per vic.
<<lascia che ti ricompensi>> disse con un sorriso sornione.
La sua era più una richiesta personale, come se la ricompensa gliela stessi per dare io.
Tenendomi stretta a se avvicinò la bocca al mio seno, lo baciò con molta calma, mordicchiando il capezzolo col piercing.
Rilassai i muscoli, appoggiai la fronte contro la sua e restai ammaliata dalla delicatezza che ci stava mettendo.
In me un sentore di lussuria non tardò ad arrivare.
La morbidezza della sua lingua creava un attrito così piacevole che immaginai come sarebbe stato se l'avesse mossa fra le mie gambe.
<<bene bestiolina, se sei sazia ora possiamo andare ad allenarci>> disse con sfrontato, sfregando il naso sul il mio.
Annuii incerta.
<<sicura di esserlo?>> No.
Non ero sazia per niente, aveva risvegliato tutti i miei più remoti desideri sessuali in due minuti.
<<se non lo fossi?>>
Fui curiosa di di scoprire quanto ci avrei messo a pentirmi della risposta.
<<damià sei qua?>>
Qualcuno lo chiamò ed in un batter d'occhio vedemmo la porta spalancarsi.

ᴛʜᴇ ʟᴏɴᴇʟɪᴇsᴛ |damoria|Where stories live. Discover now