24. 𝑴𝒊 𝒔𝒐𝒏 𝒍𝒂𝒔𝒄𝒊𝒂𝒕𝒐 𝒕𝒖𝒕𝒕𝒐 𝒊𝒏𝒅𝒊𝒆𝒕𝒓𝒐

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Damiano

Arrivò il momento di andarmene, uscire dalla sua vita sbattendo la porta senza alcuna delicatezza.
Da ragazzino avevo sempre provato disprezzo verso le relazioni proprio per questo motivo. Non avrei premesso ad una ragazza di spezzarmi il cuore come carta.
L'unica volta in cui decisi di fidanzarmi ero certo che sarebbe stato fino alla morte, da un certo punto di vista potei dire che fu così.
Eravamo tornati in America da pressoché una settimana ed io sapevo di dover parlare con Victoria. Durante la permanenza in Italia le avevo fatto vedere lati del sesso che pensavo fossero a lei ancora ignoti, così speravo. La mia mente, forse malsana, aveva suggerito di essere il primo per lei in qualcosa, per poter lasciare il segno una volta giunto questo momento.
Decisi di approfittare della situazione poiché mi ero rotto il crociato giocando a basket nell'ultima partita avvenuta due giorni prima, la mia carriera era finita ancor prima di essere iniziata. Avevo già rilasciato due interviste riguardanti l'argomento, Victoria mi aveva accompagnato ad entrambe. Mi aveva aiutato ogni volta che non riuscivo a scendere dal letto per non peggiorare la situazione, si era occupata di prepararmi il pranzo e la cena sforzandosi di non bruciare tutto e cucinare qualcosa di commestibile. Non avrei trovato un'altra ragazza come lei ma andava bene così, non avevo intenzione di aprire e dare tutto me stesso ad un'altra.
Avevo passato intere notti a riflettere sul motivo per cui mi ero lasciato andare con Victoria e mi ero addormentato non riuscendo a trovarvi una risposta. Mi ero precluso la possibilità di amare e di essere amato per paura. Ci vuole coraggio a vivere con un terrore simile. Non riuscivo a vivere nessun rapporto con serenità, nemmeno all'interno delle cerchia familiare. Se conoscevo qualcuno il mio primo pensiero andava subito al momento in cui, per qualche ragione, quella persona mi avrebbe lasciato. Non c'era per davvero nulla che durasse in eterno, non vedevo il senso di amare oggi per poi soffrire come un cane l'indomani.
Avevo paura ma non mentivo a me stesso, sapevo che occhi azzurri come i suoi non li avrei più trovati, ero certo che stavo mettendo fine a qualcosa che, se avessi lasciato sbocciare, mi avrebbe totalizzato e sarebbe stato per sempre.
Magari il Damiano David di soli diciotto anni non avrebbe commesso un gesto tanto stupido proprio perché quel ragazzo non era spaventato. Capivo perché Victoria non riusciva a mettere piede su un palco, ero certo che sentisse ciò che sentivo io ad ogni nostro bacio, senso di colpa.
In cuor mio ero consapevole del fatto che non ci fosse nulla di sbagliato a concedersi di essere felici di nuovo, ma la nostra mente era ancorata ad un periodo buio che non avremmo superato, nemmeno insieme, o almeno, non con me.
Lei, dal canto suo, sapeva cosa sarebbe successo ora, non avevo più bisogno che lavorasse per me, non c'era alcuna partita da programmare, nessun evento o riunione di lavoro. La squadra diceva che sarei riuscito a rimettermi in sesto ma poco mi importava.

Mi alzai con calma dal letto, stando attento a non fare troppa forza suo ginocchio che doleva, per andare a cercare la mia musa.
Era ovvio che sarebbe stata in camera a suonare, non avevamo nulla da fare e la sua passione era un ottimo passatempo. Riproduceva una melodia impeccabile sulle note di "Do I wanna know" degli Arctic Monkeys, i viaggi in macchina con lei accanto erano serviti a farmi una cultura della musica rock con cui era cresciuta.
Restai ad osservarla in silenzio, quando era così concentrata teneva le labbra in una strana smorfia, come fosse una papera, era molto buffa.
<<attento alla bava>> disse mettendo a posto il basso.
<<stronza>> replicai sotto voce.
Era proprio perfetta per me.
Alzò gli occhi al cielo e venne da me, mi cinse il collo con le braccia e vi lasciò un bacio languido. Dovevamo parlare ma resisterle non era affatto semplice se indossava solo una maglia lunga a coprire le sue curve.
Infilai le mani sotto il tessuto largo, percorrendo il suo bacino avevo notato che non aveva indossato le mutandine.
<<a cosa devo questa sorpresa?>> chiesi rauco.
<<ho voglia di sperimentare altro>> sussurrò.
Si impossessò delle mie labbra, le morse con ardore e sicurezza, quella di chi sa cosa vuole e come ottenerlo. Spostò con una mano il mio polso e indirizzò le mie dita sino alla sua intimità. Era un fiume in piena, completamente bagnata per me che stavo solo assaporando la sua dolcezza dalla bocca. La amavo.
<<cazzo vic>> ansimai.
L'erezione nei mie pantaloni non tardò a farsi sentire, tanto quanto io non tardai a premerla sul suo ventre.
<<cosa vuoi fare?>> chiesi.
<<cosa vuoi che faccia?>>
Alzai un sopracciglio trionfante, avevo immaginato tante volte Victoria in ambiti poco pudici, le cose che volevo facesse erano moltissime eppure in mente avevo un'idea precisa.
<<suona>> parlai sulle sue labbra.
<<cosa?>>
<<suona vic>>
Non fece altre domande, prese lo strumento e mise Arabella.
La canzone prese piede e man mano io mi avvicinai sempre più, intento a girarle attorno.
Non prestava attenzione a me, quanto più al sottofondo che accompagnava le mie mosse. Fermo dietro di lei seguivo con l'indice l'orlo della maglia bianca oversize e la strappai in un colpo seccò. La bestiolina sussultò ma non s'interruppe. Io seguitai ad allungare lo strappo fino al fondoschiena, ne ammirai le curve ed apprezzai moltissimo la vita stretta, il dettaglio che in lei più mi eccitava, dopo il seno ovviamente.
<<dam>> la pelle rabbrividì sotto il mio tocco.
<<fidati vic>>
Tracciai una scia di baci lungo la colonna vertebrale.
<<non... come faccio a suonare così?>>
<<senti l'emozione vic, l'arte è anche perversione>>
Sembrava che le mie mani già sapessero cosa fare, ma io ancora volevo spogliarla ed allora tornai in piedi e di fronte al suo viso le abbassai le maniche lungo le braccia. Strappai ancora tutto ciò che mi impediva di vederla nuda come fosse il regalo più atteso sotto l'albero di Natale per un bimbo che ancora aveva molto da sognare. E ce l'avevo fatta, era lì, come natura crea, si era lasciata scoprire perché voleva me. Lei voleva me.
I suoi umori scesero lungo la coscia, i capezzoli già turgidi sembravano chiamarmi.
Mi svestii anch'io, impugnai l'erezione e la percorsi a pugno chiuso. Anche io volevo lei. Solo lei. Solo per me.
Indietreggiai fino al letto e da sdraiato la invitai a raggiungermi.
Le mie più remote immaginazioni presero vita.
Lei venne, in ogni modo possibile. Sopra di me si mosse. lasciandomi entrare ed uscire, distraendosi qualche volta dalla musica e sbagliando plausibilmente.
La ammiravo e le andavo in contro, la musica soccorreva da lei in me, fu la cosa più bella che feci in tutta la mia vita ed avrei continuavo a farla fino all'ultimo respiro, anche quando le forze si sarebbero esaurite.
<<è bellissimo>> disse quasi commossa.
Era tutto ciò che descritto avrebbe perso la propria magnificenza.
La canzone si concluse e lei posò il basso accanto a noi sul materasso.
Si catapultò a baciarmi, le avevo fatto aspettare questo momento fin troppo.
Il nostro amplesso continuò fin quando esausto venni dentro di lei, che ancora era stretta e pulsante.
<<Damiano>> ancora ansante, coi capelli sparsi sul cuscino e la frangia attaccata alla fronte imperlata di sudore, chiamava il mio nome.
<<dimmi>> mi voltai verso di lei che aveva gli occhi brillanti.
<<devo dirti una cosa>>
Non farlo Vicky.
<<ti... ti amo>>
Due paroline così piccole da riuscire a farmi sprofondare, non perché non le ricambiassi.
<<non è vero>> replicai.
<<cosa?>>
Non poteva esserlo.
<<non puoi amare me che non ho niente da offrirti>>
<<ma se mi hai offerto tutto questo?>>
<<ti basi sul sesso Victoria?>>
La stavo mettendo in difficoltà.
<<no affatto, mi baso su ciò che sento quando mi guardi o quando mi perdo a guardarti>>
<<non sai nemmeno cos'è l'amore>> fui acido e sbagliai, come sempre.
<<Amare non è volerti anche quando mi allontani? Hai mai pensato per un attimo che volessi te in tutto e per tutto? Difetti debolezze e ansie. Tutto Damiano. Questo per te non è amore? accettare i tuoi difetti ed aiutarti ad oltrepassare le tue paure, tu come lo chiami?>>
<<Errore, è un errore>>
<<un errore?>> Si mise a sedere per guardarmi mentre me ne stavo sdraiato indifferente.
In una brevissima frazione di tempo aveva raccattato le sue cose in giro per la stanza, si mise ad aprire e chiudere valige, buttava vestiti alla rinfusa, chiuse il basso nella custodia e si vestì.
<<ma che fai?>> domandai.
Io che volevo se ne andasse, davanti alla realtà volevo tirarmi indietro dalla decisione presa.
Qualche minuto dopo era già alla porta.
<<victoria non hai nessun posto in cui andare>>
<<mai sentito parlare dei voli last minute?>>
<<perché vai via?>>
<<perché io ti ho amato in silenzio pensando che potessi renderti conto al momento giusto che io avrei potuto superare le mie paure con te e tu le tue con me, volevo che tu fossi la mia forza ed io la tua. Ancora una volta però mi hai chiuso la porta in faccia ed io non posso più tenere dentro tutto, non posso amarti in silenzio per sempre>>
<<mi aspetterai? se sarò pronto e tornerò mi aspetterai?>>
<<lo scoprirai solo vivendo>> disse e sparì fuori dalla porta.

ᴛʜᴇ ʟᴏɴᴇʟɪᴇsᴛ |damoria|Where stories live. Discover now