21. 𝑳𝒆𝒂𝒗𝒆 𝒚𝒐𝒖 𝒂𝒍𝒐𝒏𝒆

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Victoria

𝘕𝘰𝘯 𝘩𝘰 𝘮𝘢𝘪 𝘴𝘮𝘦𝘴𝘴𝘰 𝘥𝘪 𝘤𝘳𝘦𝘥𝘦𝘳𝘦 𝘯𝘦𝘭𝘭'𝘢𝘮𝘰𝘳𝘦.
𝘓'𝘩𝘰 𝘳𝘪𝘯𝘯𝘦𝘨𝘢𝘵𝘰.
𝘓'𝘩𝘰 𝘴𝘦𝘯𝘵𝘪𝘵𝘰 𝘴𝘤𝘢𝘭𝘱𝘪𝘵𝘢𝘳𝘦 𝘯𝘦𝘭 𝘱𝘦𝘵𝘵𝘰
𝘦𝘥 𝘢𝘧𝘧𝘪𝘦𝘷𝘰𝘭𝘪𝘳𝘴𝘪 𝘱𝘪𝘢𝘯 𝘱𝘪𝘢𝘯𝘰
𝘮𝘢 𝘮𝘢𝘪 𝘶𝘯𝘢 𝘷𝘰𝘭𝘵𝘢 𝘩𝘰 𝘴𝘮𝘦𝘴𝘴𝘰 𝘥𝘪 𝘤𝘳𝘦𝘥𝘦𝘳𝘤𝘪
𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘷𝘰𝘭𝘦𝘳𝘭𝘰 𝘱𝘳𝘰𝘷𝘢𝘳𝘦.
𝘕𝘦𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘲𝘶𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘦𝘳𝘢 𝘭𝘢 𝘤𝘰𝘴𝘢 𝘱𝘪𝘶̀ 𝘥𝘰𝘭𝘰𝘳𝘰𝘴𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘤𝘪 𝘧𝘰𝘴𝘴𝘦.
𝒜𝓊𝓇ℴ𝓇𝒶𝓃ℯ𝓈𝓀𝒾𝓃, 𝓃ℴ𝓉𝒶 𝓆𝓊𝒶𝓇𝒶𝓃𝓉𝒶𝓃ℴ𝓋ℯ.

Damiano ed io non eravamo niente, ma lui per me era importante.
Diceva di non voler essere mio amico, poiché con essi non ho un'intesa sessuale.
Non voleva coinvolgimenti emotivi nel nostro rapporto eppure era geloso degli altri ragazzi.
Si serviva di soprannomi per chiamarmi, era stato sempre lui per primo a cercare un contatto con me, ad infilarsi nel mio letto a notte fonda per poi addormentarsi stringendomi tra le braccia. Era stato lui, la sera precedente, a volersi addentrare in quella determinata sfumatura della sessualità e ciò che ne risultò fu un unione più genuina. Un Unione che lui rifiutava.
Ero la spettatrice di me stessa, guardavo il film da dietro le quinte come se non ne fossi la protagonista, credevo che sarebbe venuto lui a cercarmi una volta cambiata idea.
Non seppi nemmeno quanto questo mio ragionamento fosse giusto, non avevo mai avuto una relazione seria, non sapevo cosa fosse l'amore... non l'avevo provato sulla mia pelle. Nessuno mi aveva mai amata, mai nessuno me l'aveva dimostrato. Questo sentimento che era così forte da durare perfino dopo la morte. Mio padre amava mia madre ogni giorno, nemmeno non vederla gli aveva permesso di dimenticarla.
Sognavo ad occhi aperti una storia come quelle dei film e ad ogni modo ero una ragazza realista. Poteva darsi che stessi vivendo il nostro rapporto come se effettivamente stessimo insieme, non mi rendevo conto di provare qualcosa di univoco.
Stavamo giocando? Lui stava giocando?
Gli avevo detto di non cercarmi per il sesso quando ancora eravamo in America, il giorno dopo ero stata io a dirgli di servirsi di me.

<<vic? Se ti annoia l'argomento possiamo parlare d'altro>> disse richiamandomi Ethan all'attenzione. Mi stava dicendo che aveva iniziato un corso di batteria per giovani ragazzi interessati ad approcciarsi alla musica rock, Ethan era un bravissimo musicista. Suonava molto bene anche il basso ed il pianoforte. A casa di mio padre ne avevo uno, era solito suonare canzoni struggenti quando veniva a trovarmi là.
<<nono mi interessa moltissimo, hai tanti iscritti?>> chiesi per farlo continuare.
<<faccio due corsi a settimana, uno per i principianti ed uno per chi già ci sa fare>>
<<con Laura?>> cambiai in modo repentino l'argomento.
<<molto bene>>
Erano carini ed erano la dimostrazione che io non piacevo al mio amico, Thomas si sbagliava e morivo dalla voglia di rinfacciarglielo.
Ci trovavamo a casa mia, il biondino era uscito con Lavinia ed io avevo approfittato per farmi una doccia rigenerante dopo la nottata passata legata ad un letto, o meglio dire, ammanettata. Gli raccontai dell'America, delle enormi sale musica che c'erano nella mia università e gli dissi che per il momento avevo interrotto gli studi ma che a metà semestre avrei voluto dare due esami.
<<credi sia giusto ciò che fai Vi'?>> chiese scrutandomi il viso.
Non capii a cosa si riferisse.
<<intendo ad essere così legata a Damiano>> aggiunse.
<<le..legata?>> doveva ben definire in che senso...
<<c'è molta tensione se...sessuale diciamo>> Risi.
Ethan che era così disinibito con me? Non accadeva tutti i giorni.
<<ah si? E da cosa lo senti?>> lo stavo prendendo in giro, metterlo in imbarazzo era semplice e molto divertente.
<<smettila. Fare la scema non ti impedirà di rispondere alla mia domanda>>
Alzai gli occhi al cielo e feci finta di pensarci, insomma, volevo davvero dirgli che a ventidue anni avevo un amico di letto?
<<noi ci... divertiamo>> gliela buttai li così, come una frase a personale interpretazione.
<<anche noi ci divertiamo, la differenza é che restiamo vestiti>>
<<sei palloso>> dissi scappando in cucina.
<<si sì certo, fa ciò che vuoi, basta che non butti via di nuovo il tuo futuro>>
Ritornai sui miei passi e lo guardai malissimo, dai miei occhi azzurri sarebbero potute uscire fiamme.
<<cosa vorresti dire>>
<<nulla>>
<<nono dimmi pure, sono tutta orecchie>>
<<sappiamo entrambi a cosa mi riferisco, non entriamo nel dettaglio...>>
<<sappiamo?>> ci fu una pausa in cui tutto fu silenzioso, non voleva una mosca. Io guardavo lui e lui guardava me, lievemente pentito. <<No. Io lo so. Tu non c'eri e non hai perso nessuno>>
Ero stanca che la gente non capisse, tutti che mi volevano dire come vivere la mia vita, tutti che credevano di sapere cosa volesse per me mia madre... tutti erano pronti ad essermi vicini ma nessuno, e dico nessuno, aveva provato a capire me. Non si erano messi nei miei panni ed anche se ci avessero provato non avrebbero comunque potuto comprendere un tale dolore.
Può darsi che la facessi lunga come aveva detto papà, purtroppo, io avevo accettato la sua morte, io andavo avanti, ero andata avanti, ma tutti continuavano a ricordarmela. Era come se fossero pronti a pronunciare quella frase che l'avrebbe fatta riapparire ai miei occhi come fosse un fantasma. Portavano sulla punta della lingua il suo nome e ciò che le accadde.
<<forse dovresti andare>> lo stavo cacciando, mi stava obbligando ad affrontare qualcosa che avevo solo sepolto. Era sbagliato, più che mai avrei avuto bisogno di qualcuno come lui al mio fianco, pronto ad accogliermi in un abbraccio. Lo facevo sempre, allontanavo chi voleva aiutarmi.
Ethan si alzò ed aprì la porta pronto ad uscire, lo sentii mormorare un saluto e delle scuse ma io ero ormai finita in un vortice di pensieri senza uscita.
Stavo in piedi i a fissare il bianco della parete di fronte e me. Le gambe erano immobili, nemmeno volendo mi sarei potuta spostare, mi sarebbe piaciuto piangere ma in quell'istante ero come congelata. Capitava spesso, la psicologa diceva che dissociavo la mente dal corpo un meccanismo a scudo, perdevo il controllo, gli impulsi necessari per qualsiasi movimento non riuscivano ad arrivare al cervello, capitava a chi era stato vittima di violenze psicologiche.
Fu questione di minuti prima che riuscii a riacquisire le mie capacità. Minuti in cui non mi accorsi che qualcun altro era entrato in casa.
Mossi per prime le palpebre per riprendere una vista nitida, sciolsi le braccia, scrocchiai la schiena e feci un passo avanti.
<<scusa la porta era aperta e nessuno rispondeva>> disse la sua voce.
<<vic stai bene?>>
Damiano mi apparse difronte, aveva le gote arrossate del freddo, un cappotto elegante lungo e gli occhiali da vista che non credevo portasse. Alle mie narici arrivò in fretta il suo profumo fresco da uomo marcato Armani.
<<che... che ci fai qui?>> chiesi ancora titubante.
Andai a distendermi sul divano col respiro ansante.
<<sono passato a vedere se stavi bene, ti ho scritto... stamattina non eri a casa quando mi sono alzato>> feci il più piano possibile.
<<scusa dovevo vedermi con un amico>>
<<certo, suppongo sia quello che ho visto uscire dal palazzo poco fa, non c'è Thomas?>>
<<no non c'è>>
Si sedette al mio fianco, accarezzò il mio ventre delicatamente e restò un po' a scrutarmi.
<<che è successo bestiolina, sembra che tu abbia appena visto un fantasma>> la sua voce era dolce, come quella di un papà pronto ad ascoltare i problemi della sua bimba.
<<nulla, mi daresti un bicchiere d'acqua per favore?>>
Eseguì senza dire nulla. Bevvi qualche sorso e me ne schizzai un po' in faccia.
<<allora? Colpa di quel ragazzo? Devo spaccargli la faccia per caso?>>
<<placa gli ormoni baby, sto bene>>
Ci accoccolammo insieme sotto le coperte, stavamo leggermente stretti. La sua vicinanza mi rassicurava, eravamo faccia a faccia, io ancora un po' distrutta, col mascara colato e qualche lacrima agli occhi, mi baciò lo stesso, delicatamente. Con la mente vagai ai giorni precedenti, all'evoluzione che aveva avuto il nostro rapporto, mi piaceva di lui che ci potessi parlare, pur essendo solo sesso -come voleva definirlo- era bello sapere avremmo potuto avere un rapporto serio. Io e Damiano parlavamo bene, ci comprendevamo molto facilmente ed ogni giorno volevo sempre sapere qualcosa di più su di lui.
<<dam>> lo chiamai
<<si bestiolina>>
<<cos'è la cosa che ami di più al mondo?>>
<<è un tranello?>> scossi la testa in come diniego.
<<l'aria >> rispose.
<<in che senso?>> domandai curiosa.
<<un giorno te lo spiegherò>>
<<allora cos'è la cosa che più odi al mondo?>>
<<me stesso>>
<<io non ti odio>> replicai stizzita.
<<allora non odio niente>>
<<non mi chiedi cosa odio io?>>
<<cos'è la cosa che più odi al mondo bestiolina?>> chiese pacatamente.
<<sapere che il mio sogno non si realizzerà mai>>

ᴛʜᴇ ʟᴏɴᴇʟɪᴇsᴛ |damoria|Where stories live. Discover now