30. 𝑩𝒂𝒃𝒚 𝒔𝒂𝒊𝒅

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Victoria

Damiano è stato un fulmine inaspettato che mi ha riscossa e segnata profondamente.
Io non mi misi al riparo al suo arrivo e ne subii le conseguenze. Tornò e pensai di essere pronta, dovevo esserlo per forza.
Se ne stava disteso sul letto, senza vestiti con la schiena piena di opere d'arte in bella vista.
Amavo ognuno dei suoi tatuaggi, il mio preferito era quello che in realtà lui avrebbe voluto cancellare. "Per quel paio d'ali d'oro avremmo pagato tutto l'oro al mondo", si trovava sul bacino, nello stesso punto in cui io avevo fatto il mio nuovo scorpione. Lo solleticai proprio lì, feci poca pressione.
<<mhh>> mugugnò. <<abbiamo appena finito di fare sesso e tu già mi risvegli così?>>
Era vero, la notte passata era stata molto intensa ed il tempo per dormire fu praticamente inesistente.
<<devo dirti una cosa seria>>
<<che mi ami? Quello lo so già, possiamo continuare da dove abbiamo interrotto ora?>> domandò spavaldo.
<<non è quello, forse siamo ripartiti col turbo, tu non credi?>> mi riferii alla nostra relazione che in realtà non era precisamente definita, non ci eravamo fidanzati però di sicuro non potevamo essere solo amici. Ero arrivata diritta al punto, avrei dovuto aspettare ma il dubbio mi tenne sveglia per tutta la durata di splendore della luna.
<<vic, per favore, so già dove vuoi arrivare ma io questa notte avevo bisogno di te e tu di me, io voglio te nella mia vita ma solo se ci vuoi rimanere, non ti obbligo ok? Perciò se reputi quello che abbiamo fatto un errore, non dirmelo>> Non aveva capito nulla.
<<ma che dici! Intendo solo che dovremmo andarci piano e...>>
<<stasera c'è una festa, un mio amico mi da il bentornato e tu puoi portare chi vuoi>> disse.
<<una... festa? Ti sto parlando di ciò che provo per te e tu mi inviti ad una festa? Damiano!>> continuava a commettere lo stesso errore.
<<non ho intenzione di sentirmi dire che vuoi tempo o spazio, già lo so che vuoi arrivare lì>>
Cominciò a togliersi le coperte di dosso ed a cercare dei boxer da indossare.
<<sei sicuro di aver capito? Due secondi fa hai pensato che ti volessi lasciare>>
<<certo! Ieri sera ti ho chiaramente detto tutto ciò che ho provato per te mentre non c'eri, anzi, ho scritto un intero quaderno su di te! Tu ora mi dici che vuoi tempo? Come mi dovrei sentire? Mi hai fatto passare per lo stronzo quando in realtà ti ho allontanata per il tuo bene.>>
Il mio... cosa?
<<Per il mio... BENE?? Tu hai una vaga idea di quello che ho passato mentre non c'eri?>> era una situazione assurda, lui alzava la voce ed io cercavo di superarlo, stavamo entrambi gesticolando senza senso. Lui diceva di averlo fatto per il mio bene ma se avesse saputo di cosa mi ero ammalata avrebbe ritirato la frase detta. 
<<sei sempre tu al centro dell'attenzione?! Dici sempre "io, io, io", al mondo non ci sei solo tu e come tu ho detto ieri non sei l'unica a stare male!>> sbraitò. Prese la lampada del comodino e la scaraventò contro l'armadio dietro di me. In viso era rosso. Le vene sul collo gonfie da esplodere. I suoi occhi erano neri, solo, neri. Una lacrima solcò lo zigomo, sola ed impaurita quanto me per essergli così vicina, tanto da non resistere poiché appena lui se ne rese conto la prosciugò senza delicatezza. Il rumore della ceramica rotta, fu l'unica cosa che poi percepii prima del respiro ansante. Portai le mai ai capelli mentre cercavo di concentrarmi su qualsiasi altra cosa purché non sul litigio in corso.
La testa pulsava e prese a girare così velocemente da causarmi un conato di vomito che repressi prima di fare un disastro. Odiavo vomitare. Ero terrorizzata dal vomito. Questo accrebbe il mio panico. Per la prima volta da quando stavo con Damiano, avevo paura.
<<cazzo!>> urlò per poi uscire dopo essersi portato una sigaretta alla bocca.
Se ne stava lontano sul bancone mentre io ero nuda nel letto in crisi.
Dov'è il Damiano di cui mi sono innamorata? Quello che si preoccupa per me?
Mi alzai anche io, a tentoni andai in bagno e rimasi chiusa dentro sperando di migliorare la situazione.
<<victoria apri>> ordinò Dam da dietro la porta.
Dalla mia bocca uscì solo un lamento, a susseguirsi ci fu un pugno contro il legno che mi separava da lui.
<<vic... scusa per favore apri>> Avrei aperto se le mie gambe non fossero state immobilizzate dalla paura.
<<bimba? Tutto bene?>>
Scoppiai a piangere quando mi resi conto di avere le farfalle nello stomaco perfino in quel momento. Nonostante tutto io lo amavo tanto da sentire di non poter smettere.
Uscii all'incirca dopo quindici minuti di ansia e lo trovai seduto contro il muro che mi attendeva.
<<ehi, stai bene?>> chiese prendendomi le mani.
<<io... devo andare a casa, oggi ho u..un impegno con Thomas ma ci vediamo stasera ok?>> evitai stupidi convenevoli, non stavo bene per niente e non c'era bisogno che glielo dicessi.
Volevo andare via e pensare.

ᴛʜᴇ ʟᴏɴᴇʟɪᴇsᴛ |damoria|Where stories live. Discover now