s e v e n

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- minho's pov

felix mi raccontò dell'accaduto appena jisung cominciò a fare altro e si allontanò da noi. gli dissi di non allungare il brodo perché dopo jisung sarebbe tornato da me per andare al corso assieme.

gli spiegai riguardo al fattaccio che a mio parere changbin fosse evidentemente innamorato di lui, nonostante lo continuasse a negare.
ma per evitare che questo avrebbe potuto montargli la testa, gli feci delle raccomandazioni del tipo di non mandargli veramente un nudo come gli aveva chiesto di fare...

«e secondo te cosa dovrei fare se effettivamente gli piaccio» mi chiese consiglio.

«non lo conosco bene, però dai tuoi racconti sembra che stia solo aspettando il momento giusto per dirtelo. fagli capire però che il modo giusto non è quello di eccitarti con quelle proposte, altrimenti sembrerà che vuole usarti per il sesso. per il resto tu continua a fare quello che stavi facendo...ma- aspetta quindi a te lui piace, vero?»

«mh...» le sue schiocche si fecero rosso acceso: «diciamo un pochino, un pochino mi piace, ma per il resto non lo tollero».

«ma va', non ci credi neanche tu. sono sicuro che gli stai sotto».

«minho dobbiamo andare a lezione, vieni, o mi avvio da solo» arrivò jisung.

«madonna sei un poppante del cazzo, vai da solo, tra poco arrivo. presenzia per me se vengo nominato i primi minuti», il piccolo se ne andò offeso.

«quindi?! ti piace o no?» gli domandai ancora.

«non lo so minho, non lo so neanche io. una notte ci starei, questo sicuramente, ma dio mi sta sui coglioni» lo vidi scomporsi solo a pronunciare il suo nome, forse mi sbagliavo: changbin non gli stava tanto a genio.

«comunque devo scappare lixie, sennò farò tardi al corso, ci si vede!», aumentai il passo.

fortunatamente l'aula non era tanto lontana dal punto dove stavo chiacchierando.

«buongiorno, mi scusi il ritardo» porsi un inchino all'insegnante e jisung mi invitò da lontano a sedermi con lui.
non avrei voluto farlo, ma era l'unico posto rimasto libero, non potevo sfuggirgli.

«minho, non vorrei darti brutte notizie, ma siamo in squadra insieme per un progetto, perciò ti ho tenuto il posto».

«che diamine...ma chi l'ha deciso?» mi alterai adocchiando malissimo il resto della classe.
«l'ha sorteggiato la docente prima di spiegarci il progetto, non puoi cambiarlo, avrei voluto anch'io», alzai gli occhi al cielo.

si come no, l'avrebbe voluto cambiare? ma se gli piaccio da morire.

«imparerò a farci l'abitudine, in cosa consiste il compito?»

«dobbiamo fare i nudi l'uno dell'altro».

«CHE COSA MI STAI DICENDO» poggiai la testa sul banco, volevo darci delle forti testate dentro. quanto vorrei non l'avesse mai detto, non avrei dovuto chiederlo...
anche se ho da ammettere che se lo avessi scoperto sul momento l'avrei presa molto peggio.

«sì minnie, hai capito bene. e la scadenza è la prossima settimana quindi vediamoci presto in questi giorni».

«uno: non chiamarmi mai più "minnie". due: non posso mandarti una foto e tu mi ritrai? perché ti giuro dal vivo, credo che morirei per terra solo a togliermi i pantaloni davanti a te».

«perché? ti piaccio a tal punto che verresti per terra», gli sorrisi infastidito:
«no, ma non mi piace il mio corpo, né tanto meno l'idea di vedere il tuo».

«sbagli a pensarla così, ti rimangerai tutto. comunque sei obbligato a farlo dal vivo, il lavoro serve appositamente».
«per questi minuti restanti aveva detto infatti di pensare a come fare il lavoro».

«e cosa c'è da pensarci sopra? io mi spoglio, tu mi ritrai, io ti spoglio, e ti ritraggo».

«chi ha detto che devo esser spogliato da te?» mi guardò disgustato.

«ho solo sbagliato a dire, figurati se voglio anche solo sfiorarti».

«va bene, abbiamo tutto pronto. tu mi odi, io ti odio, ci vediamo a casa tua tra un paio di giorni okay?»

non gli risposi, ero tanto così a prenderlo a schiaffi.

«ho fame di piselli caldi» sospirò.

«...la pasta intendo» cominciò a ridere alla sua stessa battuta.

«jisung fa silenzio» gli suggerì mentre continuava a ridere dondolando sulla sedia.

alcuni ragazzi del corso si girarono verso dietro lo guardarono infastiditi mentre si contorceva sulla sedia per sghignazzare.
che imbarazzo stare seduto vicino a questo.

«no ti prego, ma come mi vengono?» si asciugò le lacrime.
stanco battei un pugno sul banco, presi lo zaino e andai via prima.

non sarei riuscito a tollerarlo ancora un secondo.

Strippers | changlixWhere stories live. Discover now