e l e v e n

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- felix's pov

non mi restava altro che starmene a fumare sugli spalti della palestra ormai vuota.

da una settimana a questa parte io e changbin non facevamo altro che ignorarci: quando andavo io in palestra, lui ci passava avanti e neanche la guardava dell'esterno programmando di entrarci, e viceversa io quando lui andava a fare allenamento.

l'ultima volta che siamo stati in palestra insieme, io ero chiuso nella stanza di danza a chiave e lui girava per il campo col pallone. quando passai per di lì per andarmene, neanche mi salutò.

non so nemmeno perché me ne importasse tanto, dopo tutti i dolori che mi aveva arrecato, perché ci davo ancora peso?!

non avevo neanche la forza di ballare: ero costantemente in ansia per la mia reputazione dopo quel post, avevo paura che mamma potesse venirlo a sapere, avevo paura che ai docenti potesse arrivare questa voce e che tutti i miei successi scolastici potessero esser influenzati da questo in futuro.

stavo pensando persino di denunciarlo, ma se le cose andassero sul serio e mi ritrovassi in tribunale?! ok forse sto esagerando, ma ormai persino l'ultima cosa in cui speravo se ne stava andando.

il fatto è che dovevo trattenere le lacrime ogni volta che ci ripensavo, e poter cacciare i fiumi solo a scuola, perché se a casa mi avessero visto piangere, sarebbe andata peggio di quanto stesse già andando tutto.

mi asciugai gli occhi appena sentì il rumore del maniglione echeggiare per la palestra.
mi girai con poca voglia, e sforzai la vista così poco che mi resi conto chi fosse solo quando si venne a sedere vicino a me.

sentì il suo buon odore di profumo da uomo, ne sentivo un po' la nostalgia...
avevo anche perso la voglia di arrabbiarmi ormai.

«come facevi a sapere che io mi trovassi qua?» gli chiesi evitando di guardarlo, infatti fissavo per terra, ed intorno a noi.

«avevo questo presentimento...», annuì rassegnato. se era l'unico pronto ad ascoltarmi, perché non approfittarne per sfogarsi?

tirai un sospiro: «mi sento così demoralizzato, e ti giuro che non è da me».

«come mai?»

«ho bisogno di qualcuno che compensi ciò che mi manca, perché io da solo non sono più in grado di raccogliere ogni scheggia che perdo, non faccio altro che farmi male poi...»

«non sembra ma sono così insoddisfatto di me stesso. ho sospeso un corso e non sono stato in grado di fare delle audizioni, ultimamente ho più ore vuote che corsi da seguire, ho capito ormai che quasi tutto l'istituto mi guarda e mi guarderà male una vita intera perché sono gay, e poi sono così solo...un mio amico si sta frequentando con un ragazzo, l'altro è un uomo così serio che sta facendo di tutto per arricchirsi e raggiungere i suoi obbiettivi. io sono solo, e mollo tutto quello che comincio».

«ho una sorella che mi detesta, figlio di una madre sola che vuole provare a farmi stare bene ma non le mostro mai gratitudine. ha decorato la casa di natale solo perché a me piace, ma si è seriamente distrutta per farlo; avrei dovuto darle una mano, invece ero troppo impegnato a preoccuparmi per me stesso. lei mi chiede sempre se le voglio raccontare qualcosa della mia giornata, ma io ho così paura di deluderla che tengo tutto per me».

«a volte mi sfogo con i miei amici ma adesso ho accumulato così tanti problemi che se cominciassi a parlare non smetterei più, vorrei solo potermi fidare di qualcuno e dirgli tutto piano piano, ma per colpa tua ho perso quel poco di fiducia che provavo per l'essere umano...quindi c'entri anche tu nei miei problemi, anzi tu sei un mio problema, tu sei un grosso problema changbin» sottolineai.

«come mai dici così? ti sto ascoltando e non ho neanche il telefono con me per registrare conversazione o cose del genere, non dirò nulla a nessuno. perché sono un problema così grande allora?» mi passò un fazzoletto.

«perché- perché-» strinsi i denti e battei i piedi a terra: «non lo so cazzo, non so cosa sei per me, perché ti giuro, ogni torto che tu mi fai, di proposito o non, per me conta il triplo di quanto potrebbe interessarmi una cattiva azione di qualsiasi altra persona. io non capisco perché mi importa così tanto di te, non ti sopporto lo giuro», ripresi respiro.

«hai finito adesso, o hai altro?» mi asciugai le lacrime: «penso di aver finito, scusa se sono andato per le lunghe» annuì.

«okay, quello che voglio dirti, è che in questi giorni ti stavo pensando ed ho stampato i fogli per le audizioni, avevo già cominciato ad appenderne alcuni. ci sono tutte le informazioni su quei fogli, prepareremo lo spazio assieme adatto per far esibire le persone e finalmente avrai una tua squadra. nel mentre ho parlato anche con la squadra di basket, e per me va bene condividere l'altra metà del campo con voi. si può dire che il tuo sogno di danza sembra sulla buona via no?», affermai la sua domanda.

«bene, cos'altro non va: la tua reputazione? secondo me tu ci dai tanto peso solo perché non hai modo di dimostrare che non ci sia nulla di male e questo forse ti fa rabbia. si collega al fatto che hai bisogno di qualcuno: in casa se ne hai bisogno prova ad aprirti di piu con tua madre. se vedi che non basta, ci posso essere io, o i tuoi amici perché no».

rimasi ad ascoltare persino il suo respiro una volta che smise di parlare, era rassicurante anche quello per me.

«perché sei così gentile con me dopo tutto quello che ti ho detto?» lo guardai.

«tu hai tutte le motivazioni del mondo per odiarmi, io non ne ho nessuna con te, quindi perché dovrei farlo»

«certo che ne hai, ti tratto sempre male e-e comunque sappi che così facendo non otterrai il mio tifo durante il torneo» cercai il marcio, aspettando una pessima risposta da parte sua, che poi parve non esserci.

«non fa nulla, più che altro stai meglio ora?» mossi la testa su e giù, senza dirglielo a parole perché l'avrebbe reso troppo orgoglioso.

posò la sua mano sulla mia gamba e la accarezzò con delicatezza, io seguivo il suo oscillare con gli occhi...
«che stai facendo» mi mostrai infastidito.

«pensavo potesse farti sentire consolato» fermò la mano.

guardai altrove turbato: «giuro quanto mi stai sul cazzo...» pronunciai con disprezzo.

il ragazzo tacque per un secondo: «...nah, tu a me neanche un po'» prese dolcemente il mio volto e lo portò sulle sue labbra in qualche istante.

ci baciammo per un paio di secondi quando ci staccammo mantenendo poco di distanza dai nostri volti per guardarci: «perché l'hai fatto-» dissi a voce bassa.
«sta' un po' zitto» riprese le mie labbra tra le sue e ci giocò ancora qualche secondo teneramente.

le sue erano così soffici, non sembrava avesse secondi fini, anche se la sua mano nel mentre continuava a toccarmi la gamba, forse con più foga.

questa volta ci dividemmo dopo molto più tempo, e quando ci allontanammo l'uno dall'altro, rimanemmo a tenerci le mani; o meglio io ne avevo una intrecciata con quella sulla mia gamba, e l'altra intrecciata con una da poco sul mio fianco.

«ne avevo bisogno, grazie» ammisi.

«mi odi ancora adesso?» sorrise.

«un po' meno, in maniera più sopportabile ahah», mi poggiai sulla sua spalla e rimasi per un po' nelle sue braccia.

«mi prometti che non dirai a nessuno di questo bacio felix?»

«tu non hai mantenuto il mio segreto, ma farò un'eccezione...te lo prometto».

«sai, non so perché l'ho fatto, però mi piace che quando baci dai dei morsetti»

mi colorai di rosso: «già ahah...è piaciuto anche a me. ma questo non vuol dire che la prossima volta che ci vedremo mi bacerai».

«non importa, non ti senti meno solo?» accarezzò tra i miei capelli, annuì rimanendo comodo.

Strippers | changlixDove le storie prendono vita. Scoprilo ora