t w e n t y o n e

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[...]

tirai un respiro profondo prima di decidere se bussare a quella porta bianca a pochi centimetri da me:

avanti changbin, ora sei arrivato fin qui sotto la pioggia, certo non hai fatto questa strada per tornare a casa a mani vuote...

presi coraggio e bussai al campanello.

«olivia aspetti qualche tua amica?» sentì delle voci da dentro.
«no, non mi sembra...» rispose la voce di una ragazza da una stanza più vicina.

e se avessi sbagliato casa?
ma porca puttana neanche il tempo di realizzarlo che sentì qualcuno girare le chiavi nella serratura.

aprì la porta una ragazza bassina, con un pigiama natalizio indosso, ed una busta di pop corn in mano.

«ciao?» mi guardò male. «non facciamo beneficenza ai culturisti qui-» stava per chiudere la porta quando misi un piede per impedirlo.

«no, uhm scusa...non sono un culturista, né tanto meno cerco soldi. volevo solo chiedere se qui vivesse lee felix» dissi sottovoce parecchio impacciato.

«oh sì purtroppo sì, è mio fratello- mh sinceramente stentavo a credere che rimorchiasse» rise: «vuoi che te lo chiami?».

annuì in risposta e la ragazza chiamò ad alta voce il fratello: «felix c'è un fusto per te alla porta!», dopo poco lo vidi scendere le scale confuso, aveva indosso lo stesso pigiama scozzese della sorella, delle ciabatte, ed un cappellino di natale.

«shh- zitta olivia! vuoi che mamma venga a sapere che-» si interruppe appena mi vide.

scostò la sorella dalla porta con rabbia e mi guardò con disapprovazione:

«dio santo, changbin...che cazzo ci fai qua?! è quasi mezzanotte, a chi vuoi rompere il cazzo» borbottò cercando di non fare casino.

«ho bisogno di parlarti...ti prego», olivia intanto comprese la situazione ed andò via. probabilmente pensava di aver fatto qualcosa per aiutare un disperato, ma qui l'ultima cosa che volevo succedesse era rimanere da solo con lui.

alzò gli occhi al cielo: «ti ascolto ma sii breve» si mise a braccia conserte per non sentire freddo e col fianco si poggiò ad un lato della porta.

«i-io ho bisogno di scusarmi per quello che ti ho fatto venerdì, n-non dovevo tocc-».

«ok, vuoi che ti chiuda la porta in faccia?» mi fermò.

«no no, ti prego! parlerò a bassa voce- scusa...». continuai a spiegare avvicinandomi di più a lui per fare in modo che mi sentisse:

«mi spiace per quello che è successo, per averti fatto sentire in imbarazzo diverse volte...ho notato che la squadra di basket ti guardava il culo, non so perché io non abbia fatto nulla per coprirti o per ammonirli, non avrei dovuto portarti negli spogliatoi; e soprattutto, mi spiace per quello che è successo dopo, non avrei dovuto "punirti" in quel modo, dovevo solo mantenere il bacio, senza secondi fini...» abbassai lo sguardo pentito.

«perché ti scusi?! i-io non mi sento ferito per questo, è-è vero che ho provato imbarazzo, ma non è colpa tua, io ho sbagliato tante volte con te e-e non devi scusarti se io non l'ho mai fatto. già te l'ho detto» strozzò la voce.

«felix, forse tu no, ma io sento molto il peso dei miei errori, soprattutto se sono sbagli che ho fatto con qualcuno a cui ci tengo...e-ed io a te ci tengo. mi sento pentito perché ti ho dimostrato cose sbagliate in quel momento. a-a me non interessa così tanto il tuo corpo, i-io non so cosa darei solo per tenerti la mano» confessai.

«hey aspetta, che intendi?» mi sorrise un po' perplesso.

«che io mi sto scusando perché volevo farti provare qualcosa- e quel qualcosa non era imbarazzo. mi è piaciuto baciarti, volevo continuare, ho sbagliato ogni dinamica però».

vedevo che stava capendo cosa volessi arrivare a dirgli, era il mio momento e non potevo tenermelo ancora per me.

«volevo solo farti provare quello che stavo provando io, e che provo ogni volta che sto con te, perché mi piaci, mi piaci tanto, i-io non so perché...» ci guardammo per un poco in silenzio, quando mi sorrise intenerito per non farlo sentire a disagio.

«davvero ti piaccio?» si morse il labbro arrossendo.

mi coprì il volto imbarazzato «oh ti prego non farmelo ripetere un'altra volta» arrossì.

«non avevi detto di non essere "un maschio a cui piacciono altri maschi" o ricordo male?!» mi diede una piccola spinta sul petto col dito.

«vuoi proprio farmi cedere vero?» chiesi, il piccolo annuì con presunzione.
«sì d'accordo, ma non l'avrai vinta del tutto. siamo pari?», presi delicatamente le braccia che aveva conserte e le sciolsi per tenergli le mani.

«è vero, mi piacciono i ragazzi, ma quelli come te mi fanno impazzire. sei così sexy qualsiasi cosa tu faccia, persino quando sei arrabbiato, anzi soprattutto quando lo sei. qualsiasi cosa faccia la tua attitudine la rende tremendamente eccitante, ed io non posso fare a meno di avere gli occhi puntati su di te anche quando non te ne rendi conto» cominciai ad accarezzare con un pollice la sua guancia, rimanemmo poi vicini, a far toccare i nostri nasi, e sentire i nostri respiri accelerare assieme.

«pensi che seducendomi l'avrai vinta anche tu?» le sue mani lasciarono le mie e salirono sul mio petto.

negai con la testa: «ti sto solo dicendo cosa provo mentre ti dimostro cosa avrei dovuto farti tempo prima. ma se questo ti fa sentire sedotto, è perché ti piaccio anch'io» dissi sotto voce.

«mh come darti torto infondo...vorrei riuscire a non pensare a te, ma mi crei dipendenza e mi ecciti ogni volta, e per quanto possa provare ad odiarti, vincerai sempre tu. vorrà dire che dovrò rassegnarmi, cedere, e dirti quanto mi piaci».

avvicinò lentamente il suo sorriso alle mie labbra, e cominciò ad accarezzarle dolcemente con le sue estremità; lasciò poi che io potessi ricambiare e prendermi cura delle sue a mia volta.

gli accarezzai la guancia, «potevi dirmelo in modo un po' più romantico eh?» scherzai sottovoce.
«allora brevemente ho tanto bisogno del tuo amore...», riprese a baciarmi.

non era affannato, ma voleva evidentemente compiacermi, quindi emise un leggero mugolio nella mia bocca vedendo comparire sulle mie labbra un sorrisetto malizioso.

«ora capisco perché quando stiamo insieme finiamo sempre per baciarci», ripescai le sue labbra in modo rapido, e le massaggiai più intensamente.

«hey- mh- aspett-mh» provò a pronunciare mentre occupavo la sua bocca arrossata con dei morsi; quando l'affanno si fece pesante, gli diedi tregua e lo lasciai parlare.

riprese il respiro: «i-io ora devo chiudere la porta- ma mi chiedevo se ti andasse di dormire a casa mia, così magari possiamo passare una serata assieme solo io e te, nudi, sotto le coperte...» propose allettandomi, nel frattempo mi fece entrare in casa e chiuse la porta dietro di me.

«nella tua testa ho già detto di sì vedo...» aggiunsi: «certo che non aspettavi altro eh?» lo bloccai di nuovo al muro riprendendo a baciarlo, preso dal momento, il ragazzo lasciò il mazzo di chiavi cadere per rumorosamente per terra.

«hey- questa volta, se vuoi, puoi toccarmi, non ti preoccupare» mi rassicurò tra un bacio e l'altro.

non volevo rovinare l'atmosfera romantica, quindi mi limitai a infilare le mani nei suoi pantaloni, e palpargli il sedere con entrambe le mani.

al minore piacque così tanto che gettò la testa indietro poggiandola al muro, lasciò che io potessi baciare il suo collo nel mentre: «mhh, forse è meglio che andiamo in camera tua...»

«felix se n'è andato il tuo amico?» la voce della madre chiamò dopo un po' dal piano superiore. immediatamente tolsi le mani da lì preoccupato.

mi guardò teso, ed inventò qualcosa sul momento: «uhm- no, anzi- si chiedeva se potesse dormire qui perché ha litigato con i suoi».

«va bene, basta che non fate casino», ci scambiammo uno sguardo d'intesa trattenendo le risate. appena sentimmo il rumore della porta della sua stanza che veniva chiusa, salimmo al piano di sopra.

olivia stava entrando anche lei in camera sua, e ne approfittò per squadrare male suo fratello: «bella scusa lixie, sei svelto a pensare» rise.

«shh! non sono fatti tuoi» arrossì il piccolo.

Strippers | changlixWhere stories live. Discover now