12.

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14/12, Venerdì.

«Ti prego, dimmi che hai portato il libro di storia.»

Dallo sguardo stanco e piuttosto arrabbiato della professoressa, Christian aveva capito subito che quella non sarebbe stata proprio giornata.

Christian odiava queste situazioni. Odiava quando le professoresse si arrabbiavano nelle altre classi e puntualmente sfogavano la loro frustrazione nella sua. Perché sì, era sempre la sua la classe fortunata, ovviamente.

«Sì, ce l'ho» sospirò Alessandro recuperando il libro dallo zaino, riconoscendo subito che quella sarebbe stata un'ora molto lunga.

Christian spostò la sedia verso di lui per avvicinarsi e nascondersi meglio dagli occhi della donna che, per fortuna, si stava occupando del registro elettronico.

«Ah, ti devo far vedere una cosa...» sussurrò Alessandro aprendo la prima pagina del libro.

Prese un foglio piegato dietro la copertina, e lo aprì per mostrarlo all'amico al suo fianco.

«È un teschio con una... canna in bocca?»

«E un cappello con le corna» rise, delineandone i contorni con il polpastrello. «Ti piace? L'ho fatto ieri pomeriggio.»

Christian rimase per un po' a guardarlo analizzandone i dettagli, riconoscendo la precisione e le sfumature, e annuì con un piccolo sorriso sulle labbra.

«È bello» confessò senza alzare lo sguardo, perdendosi in un altro dei tanti disegni che Alessandro gli aveva mostrato con orgoglio.

Christian doveva ancora capire perché diamine l'amico non avesse proseguito i suoi studi in un istituto artistico. Secondo lui, Alessandro non solo era troppo bravo a disegnare, ma era a dir poco sprecato in una scuola come la loro.

«Lo hai copiato da qualche parte?»

«No, l'ho fatto io. Okay, diciamo che l'idea alla base era quella di fare un semplice teschio, poi non so cosa sia successo» sospirò con un sorriso soddisfatto. «Però mi piace proprio tanto e... sai cosa stavo pensando?»

Christian scosse la testa, «cosa?»

Alessandro prese un grosso respiro, preparandosi già alla risposta dell'amico.

Valeva la pena tentare, comunque. Ormai l'aveva fatto, tanto valeva proporglielo.

«Che... potremmo tatuarcelo insieme» gli disse tutto d'un fiato, ricominciando a parlare subito dopo per non dargli il tempo di replicare. «Sai, sarebbe bellissimo se ti tatuassi una cosa disegnata da me.»

«Se dovessi tatuarmi ogni cosa che hai disegnato non conoscerei più il colore della mia pelle» gli rispose Christian senza guardarlo.

Non c'era ironia nella sua voce, né sarcasmo.

C'era rabbia. C'era rabbia non solo per la solita domanda di Alessandro, ma perché non aveva più alcuna intenzione di fare un tatuaggio con lui ormai, non dopo le cose che stavano succedendo.

Oltre alla sua fobia degli aghi, quella situazione stava peggiorando le cose ancora di più.

«Lo so, però a questo ci tengo...» sospirò Alessandro accarezzandolo appena.

Christian non poté fare a meno di pensare quale fosse la cosa a cui lui teneva di più, e fu inevitabile per lui ricordare che a Alessandro, a ogni modo, non importava affatto. Anzi, ne era anche contrario.

Non poteva andare così ogni volta.

Non era giusto che Alessandro usasse quel tono gentile con Christian per farlo sentire in colpa ogni volta che non lo accontentava, mentre quello che importava a lui non valeva mai niente.                                                                                              
«E perché ci terresti così tanto?» domandò con tono freddo, allontanandosi da lui.

Red as the blood{versione zenzonelli}Where stories live. Discover now