Capitolo 3 - "Sei proprio una bambina"

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Strinsi gli occhi e coprii la faccia con le mani. I raggi del sole che entravano dalla finestra, si insinuarono nella stanza illuminandola. Mi ero dimenticata di tirare le tende prima di andare a dormire, solitamente lo facevo sempre per evitare di svegliarmi quando sorgesse il sole. Soprattutto durante il weekend, cioè la parte della settimana in cui puoi dormire quanto vuoi senza pensieri e senza impegni. Spostai il lenzuolo e mi decisi ad alzarmi. Scivolai fino in bagno per lavare il viso.

Questo era l'unico modo per svegliarmi completamente, ed evitare di fare le scale rotolando con gli occhi socchiusi. Osservai il mio riflesso allo specchio e notai che i miei capelli erano la rappresentazione perfetta di un cespuglio, ma non gli diedi troppa importanza. Tanto non devo fare colpo su nessuno, pensai. Ad un certo punto sentii lo stomaco gorgogliare e andai in cucina con l'intento di prepararmi una bella colazione. Ma non appena feci l'ultimo scalino, inciampai e la caviglia si girò facendomi capitolare a terra.

«A quanto pare non sono l'unico ad aver bevuto ieri sera». Alzai lo sguardo verso l'alto e mi accorsi di non essere sola in casa. Se ne stava in piedi davanti a me, con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni a guardarmi dall'alto. Aveva i capelli spettinati, con qualche ciuffo color nocciola che gli ricadeva sulla fronte.

«Mi ero dimenticata di te», mormorai con voce dolorante, alzandomi da terra e ritrovandomi di fronte a lui.

«Ho un paio di domande da farti».

«Ovvero?» chiesi, spostandomi in cucina.

«Devi spiegarmi come sono finito a casa tua». Mi seguii, prendendo posto su uno sgabello libero.

«Posso farlo tra un paio di minuti? Ho una fame da lupi e il mio cervello non è in grado di mettere insieme più di tre vocali», ammisi.

Aprii il frigo, tirai fuori due uova e del bacon. «Vuoi favorire?».

«Non credo di avere molta possibilità di scelta», rivelò. Adagiò i gomiti sul bancone in marmo e con le mani sorresse la testa. Non aveva una bella cera, dopo tutto quello che aveva bevuto la sera prima.

«Stai bene?» gli chiesi.

«No, ho un forte mal di testa».

«Comprensibile, ieri sera hai prosciugato l'intero locale», mi lasciai sfuggire ironica. Poi riempii un bicchiere d'acqua e glielo piazzai sotto il naso.

Udii una piccola risata fuoriuscire dalle sua labbra che si incurvarono in un sorriso. «Hai ragione, ma non credo che mi chiameranno ai danni, considerando che ho alzato il loro fatturato di un bel po'».

Stavolta quella a ridere fui io. «Adesso non esagerare». Gli diedi le spalle e mi concentrai sui fornelli della cucina, facendo attenzione a non bruciare la colazione.

«Sembra carina casa tua», affermò guardandosi attorno.

«Ti correggo: è carina. Ho scelto tutti i mobili e il resto dell'arredamento in modo che fosse in tinta con le pareti e con i miei abiti», spiegai con tono saccente.

Scosse la testa incredulo. «Esistono veramente persone così?».

«Quanta cattiveria!»

«Si chiama sincerità», fece schioccare la lingua sul palato.

«Scusa ma non ti faceva male alla testa?» gli ricordai, infastidita.

Le sue labbra si incurvarono in un sorriso. «In effetti si, grazie per avermelo ricordato».

«Non c'è di che».

«Ora spiegami nel dettaglio cosa è accaduto ieri sera».

Versai le uova prima in un piatto e poi in un altro e glielo misi sotto al naso. Presi posto sullo sgabello di fronte e inspirai il delizioso profumo del bacon. Ne addentai un pezzo caldo, che si sciolse non appena andò in contatto con la mia lingua. Chiusi gli occhi assaporandolo meglio.

Un bacio tra le nuvole • |COMPLETA|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora