Capitolo 13 - "Vieni con me"

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«Buongiorno», una voce mi costrinse a svegliarmi.

Aprii gli occhi lentamente, per abituarli alla luce e incontrai quelli di Dylan. Era seduto sul bordo del letto, alla mia sinistra le sue labbra erano dolcemente schiuse.

<Buongiorno anche a te>, biascicai e subito dopo feci uno sbadiglio.

Scostai il lenzuolo, mi tirai su e appoggiai la schiena alla testiera del letto. Stropicciai con gli occhi con le mani e provai a ricordare come ero finita nel suo letto.

Come se mi avesse letto nel pensiero, risolse i miei dubbi.

<Ieri sera ti sei addormentata sul divano, così ti ho portato in camera.>

Annuii in risposta.

Abbassai lo sguardo sulle mie gambe e mi resi conto che non indossavo il mio abito rosso, ma solo una maglietta bianca. Questo voleva dire che mi aveva spogliata e aveva visto l'intimo che indossavo. Il pensiero che mi avesse vista quasi nuda, mi fece riflettere su quanto il nostro rapporto stesse diventando sempre più intimo e una parte di me era terribilmente spaventata da questo.

Mi sentivo strana, non ero abituata a dormire in un letto che non fosse il mio.

<Non volevo farti dormire senza nulla addosso> si sentì in dovere di spiegare.

«Certo», dissi.

Non ricordavo di aver preso sonno sul divano, anche se ad un certo punto mi era parso di sentire le braccia di Dylan sollevarmi.

Mi fermai ad osservarlo. Il sole che filtrava dalla finestra gli illuminava il viso. Aveva i capelli spettinati, come se qualcuno ci avesse infilato la mano in mezzo. Non avevo mai incontrato qualcuno bello come lui, il che era bizzarro, perché ne avevo visti di bei ragazzi nella mia vita. Eppure Dylan aveva qualcosa di speciale, che lo rendeva estremamente affascinante ai miei occhi.

Inoltre il fatto che mi trovassi nella sua stanza, più precisamente nel suo letto, mi metteva in una posizione un po' particolare e rendeva il tutto molto strano. Sembrava quasi surreale trovarmi nel letto di un altro, ma era piacevole.

Le sue labbra si incurvarono in un sorriso. <Chloe. Mi stai fissando>

Arrossii. <Non è vero.>

<Si invece>. Si fece avanti con il busto.

<Stai bene?>, mi chiese, mettendo una mano sul mio ginocchio nudo e provai con tutta me stessa a ignorare le sensazioni che mi provocarono quel tocco.

<Sì, sto bene. Ho solo bisogno di un caffè.>

<Che ore sono?> domandai.

<Le nove e mezzo>, rispose senza staccare gli occhi dai miei.

<Non mi sono mai svegliata così presto durante il fine settimana>, ammisi.

Rise. <Che persona poco produttiva>

<Ehi!> Afferrai il cuscino alla mia destra e lo colpì in pieno volto.

In quel frangente i suoi capelli erano più spettinati di prima e quella visione mi fece ridere di gusto. Non riuscii a trattenermi, sembrava avesse messo la testa nell'asciugatrice.

In un gesto fugace, Dylan racchiuse il mio polso nella sua mano e mi trascinò davanti a lui. I nostri volti erano a soli cinque centimetri di distanza.

Mi zittii all'istante e tornai seria, non capendo che intenzioni avesse.

<Chiedimi scusa> disse con tono calmo.

Un bacio tra le nuvole • |COMPLETA|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora