Capitolo 23- "A cosa pensi?"

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Ci fermammo in una stazione di servizio nei pressi di New Haven, eravamo entrati da poco nello stato del Connecticut.

Aveva cominciato a piovere e Dylan ne aveva approfittato per fare una pausa. Il traffico si era intensificato strada facendo, perciò sperava che durante la nostra pausa potesse diventare più scorrevole. Io, invece, avevo un disperato bisogno di stiracchiare le gambe e fare due passi.

Entrammo nel bar e Dylan si perse tra gli scaffali alla ricerca di qualche snack da comprare, mentre io mi precipitai in bagno. Avevo bevuto troppa acqua e non ero più in grado di contenere la pipì. Non appena uscii dai servizi, lo vidi. Era appoggiato allo stipite della porta e aspettava che io finissi di lavarmi le mani.

Adoravo il suo essere premuroso nei miei confronti e quei piccoli gesti per me avevano un valore immenso.

«Volevo assicurarmi che non ci fosse nessuno a disturbarti», spiegò.

«Certo, non si sa mai.» Gli sorrisi dolcemente.

Abbassai lo sguardo e notai che nella mano destra stringeva un sacchetto di plastica. Capii che aveva già pagato e quindi non c'era motivo di trattenersi ancora in quel posto.

Lo seguii fuori dal negozio, fuori pioveva a diritto. Ci lanciammo un'occhiata d'intesa e poi cominciammo a correre verso la macchina per evitare di bagnarci.

Qualche goccia di pioggia mi bagnò i capelli, ma ero ancora completamente asciutta. Dylan, invece, aveva i capelli totalmente bagnati e sembrava assurdo, considerando che i miei non lo erano.

Aveva alcuni ciuffi appiccicati sulla fronte e delle goccioline d'acqua che gli rigavano il volto.

Era semplicemente stupendo.

«Ho preso un po' di M&M's, patatine e un pacco di rotelle a liquirizia». Dylan iniziò a tirare fuori tutto quello che aveva comprato.

«Io direi di partire dalle patatine», affermai affamata.

«Sì, ho preso quelle alla paprika. Sono buonissime» , disse per poi porgermi il sacchetto.

Presi due patatine e le misi in bocca. Sentii leggermente la lingua pizzicare per via dle spezie, anche se il gusto era indiscutibile.

Rimasimo in silenzio, mentre si sentiva solo il rumore del nostro sgranocchiare unito al suono della pioggia che batteva contro i vetri.

Non avevo mai vissuto un momento idilliaco come quello.

Ad un certo punto mi accorsi di avere tutte le dita sporche di briciole e di non avere nemmeno un fazzoletto a portata di mano.

Senza pensarci troppo, iniziai a leccare ogni dito, togliendo i rimasugli del sale delle patatine. Mi sentii osservata, così mi voltai verso di lui e mi accorsi che mi stava imitando.

«Sei proprio un ricopione», lo presi in giro.

«No, prendo solo ispirazione», mi corresse, voltandosi nella mia direzione.

«Uhm», mugolai, «Dipende dai punti di vista.» Poi spostai lo sguardo davanti a me, sul parabrezza.

Mi resi conto che mancavano solo un paio d'ore per arrivare a New York e la cosa iniziava a turbarmi. Ero emozionata e curiosa di vedere il posto in cui era cresciuto Dylan. Volevo sapere di più su di lui, volevo fare un tuffo nel suo passato e scoprirlo come se fosse un libro appena comprato.

«A cosa pensi?».

Fu la sua voce a interrompere il mio flusso di pensieri.

«Come fai a capire che sto pensando a qualcosa?», domandai.

Un bacio tra le nuvole • |COMPLETA|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora