Capitolo 11- "Voglio solo proteggerti"

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Dopo aver impacchettato accuratamente il regalo di Dylan, iniziai a prepararmi per la serata.
Feci una doccia rilassante e dopo aver asciugato i capelli, li sistemai in una treccia laterale, lasciando ricadere due ciuffi ai lati del viso.

Passai uno strato di rossetto rosso sulle labbra e misi la matita nera sul contorno occhi, facendo attenzione a non farmi male.

Non ero abituata a truccarmi.

Uno: non ero molto brava a farlo.

Due: odiavo perdere tempo davanti allo specchio.

Conclusi tutto con una lieve spruzzata di profumo dietro le orecchie. Diedi una rapida occhiata alla mia immagine e rimasi soddisfatta del mio operato.

Questo tratto di me lo avevo ereditato da mia madre. Non era solita comprare cosmetici e di conseguenza ero cresciuta con questo regime.

Dopodiché andai a passo spedito nella mia camera per scegliere cosa indossare.

Influenzata dallo shopping con la mia migliore amica, quella sera ebbi il desiderio di mettere un vestito; anche se fuori il tempo non era poi così favorevole.

Trascorsi una buona mezz'ora davanti all'armadio, travolta dall'indecisione ed in quella circostanza pensai che l'aiuto di Jennifer mi sarebbe tornato utile.

Alla fine, optai per un tubino invernale di color rosso vermiglio. Era perfetto per la stagione corrente dato che possedeva le maniche lunghe. Inoltre, era dotato di una profonda scollatura a V.

Lo infilai con facilità ma poi mi trovai a litigare con la zip posteriore, saltellando di qua e di là per la stanza, con l'intento di tirarla su.

Decisi, infine, di indossare un paio di décolleté nere con un tacco di lunghezza dieci centimetri. Finalmente, mi sarei avvicinata, seppur di poco, all'altezza di Dylan.

Afferrai la borsa e trotterellai verso il salotto, pronta ad uscire.

Fui costretta a fermarmi e l'entusiasmo si spense in una frazione di secondo.

«Dove vai vestita così?».

La sua voce non era carica di astio, come l'ultima volta che avevamo parlato. Era semplicemente curioso.

Mi fermai al centro della stanza, senza voltarmi. Non sapevo se rispondere dicendogli la verità oppure mentire.

Ero combattuta e non volevo che Peter mi facesse un'altra ramanzina o mi rovinasse la serata. Eppure, non riuscivo a dirgli una bugia. Mi sarei sentita tremendamente in colpa e odiavo mentire.

«Sto andando da Dylan», decisi di dire la verità, temendo la sua reazione.

Avevo paura mi dicesse che non potevo uscire con lui, anche se però non gli avrei mai permesso di vietarmi una cosa simile.

Gli stavo dando le spalle e Peter era seduto sul divano. Ma teneva la testa girata nella mia direzione.

Ebbi la tentazione di tirare dritto e uscire di casa senza proferire nessun'altra parola, ma poi rimossi questa possibilità dalla mia mente.

<Ti va di parlare?> mi chiese.

Abbassai lo sguardo sull'orologio al mio polso e vidi che ero in largo anticipo. E dopo un breve momento di esitazione, decisi di andarmi a sedere accanto a lui.

Mi misi in posizione parallela al televisore. Dovevo ancora guardarlo in faccia.

<Cosa devi dirmi?>. Il mio tono era calmo e disponibile.

Al contrario, mio fratello sembrava agitato e percepivo la sua insicurezza nel non sapere da dove iniziare.

<Voglio scusarmi per come mi sono comportato. Sono stato davvero uno stronzo>, rivelò.

Un bacio tra le nuvole • |COMPLETA|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora