Capitolo 14 - "mi sposo!"

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Stavo letteralmente dando di matto.

Non riuscivo a trovare le chiavi della macchina. Per non parlare del fatto che Jennifer continuava a chiamarmi insistentemente perché ero in ritardo e dovevo essere a lavoro già da più di mezz'ora.

Le cercai dappertutto: sotto il letto, sotto il divano, sotto il tavolo e addirittura nel cassetto delle mutande!

Provai a chiamare mio fratello, che era uscito un'ora prima per andare a lavoro. Sperai avesse visto le mie chiavi da qualche parte, eppure la risposta che mi diede fu un secco no.
Riattaccai la chiamata. Alzai gli occhi verso l'alto e feci appello al cielo, nella speranza che Dio materializzasse le chiavi sotto ai miei occhi.

Così non fu.

Mi arresi e considerai l'idea di prendere un taxi.

Afferrai la borsa e uscii dal mio appartamento, e dopo aver serrato la porta sentii un rumore metallico.

Abbassai lo sguardo sui miei piedi e vidi un mazzo di chiavi che giaceva sul parquet.

Le chiavi della mia auto!

Feci un sospiro di sollievo e mi abbassai a raccoglierle.
Ricontrollai l'ora. Erano le nove e mezzo e dovevo assolutamente sbrigarmi!

Andai in panico, convinta che non appena sarei arrivata a lavoro, il signor Philip mi avrebbe dato un ultimatum e mi avrebbe licenziata in un batter d'occhio.

Per non parlare del fatto che questo era il secondo ritardo nel giro di un mese!

Evitai di prendere l'ascensore e feci le scale correndo, rischiando di inciampare e rompermi una gamba.

Guidai ad una velocità che non avevo mai sperimentato, ma allo stesso tempo era stata molto attenta a non violare i limiti di velocità, rallentando non appena vedevo un segnale stradale.

In dieci minuti arrivai allo stabilimento di Boston properties.

Attraversai i tornelli e premetti con forza il pulsante dell'ascensore.

Quando si aprirono le porte, entrai nell'abitacolo e solo in quel momento mi accorsi che avevo il fiatone.
Osservai il mio riflesso allo specchio della parete e le mie labbra si incurvarono in una smorfia di disgusto.

Avevo i capelli arruffati e ciocche ribelli si erano staccate dallo chignon che avevo fatto prima di uscire di casa.

Sciolsi i capelli e feci un treccia laterale, fermandola con un elastico che avevo trovato in borsa.

Inspirai ed espirai lentamente, mentre con le mani provavo a rimuovere alcune pieghe che si erano formate sulla camicetta di cotone che indossavo.

Questo mi fece ricordare che era da moltissimo tempo che non stiravo la biancheria.

Quando l'ascensore si fermò al quarto piano, la prima cosa che feci fu passare nell'ufficio del signor Philiph.

Dovevo agire prima che fosse lui a farmi trovare sulla scrivania una lettera di richiamo.

Battei le nocche contro la porta, in attesa di sentire la sua voce. Dall'altro lato udii un rapido Avanti e feci il mio ingresso nel suo studio.

Non appena i suoi occhi incontrarono i miei, feci un sorriso tirato e nervosamente avanzai nella sua direzione.

Mi fermai quando udii una voce provenire dagli altoparlanti.
Non riuscii a capire una parola di quello che sentivo, mi sembrava tedesco dalla pronuncia marcata e severa.

In quel momento il signor Philip era impegnato in una videoconferenza.

<Cosa c'è?>, mi chiese con tono annoiato, con l'atteggiamento di chi avesse poco tempo per ascoltare.

Un bacio tra le nuvole • |COMPLETA|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora