CAPITOLO 33

3.1K 144 52
                                    

VICTORIA

Primo natale ufficialmente lontano dalla mia famiglia. Come già immaginavo, non ricevetti nessun messaggio di augurio da parte loro. Esatto, non ero per niente sorpresa di questa cosa. Forse si aspettavano che andassi da loro e che decidessi di passare questo giorno insieme a mia madre e mio padre fingendo che tutto andasse bene.

Ma tra me e loro non andava niente bene. Oramai i nostri mondi si erano separati, ci eravamo distrutti a vicenda e spezzati ogni tipo di legame. Nel mio cuore non c'era più spazio per loro.

Mentre scacciavo dalla mente tutti i pensieri che riguardavano i miei genitori, cercavo di finire gli ultimi piatti. Io e Richard avevamo deciso di cenare da me. Probabilmente, dopo quello che era successo tra di noi a Central Park, la tensione sarebbe stata papabile ma era comunque pur sempre natale. Qualche giorno fa ci eravamo detti di passare queste vacanze insieme e così sarebbe stato.

Il campanello di casa suonò, facendomi lasciare in tutta fretta il guanto da forno su ripiano. Lo vidi, rimanendo incantata da quanto fosse bello. Indossava un maglioncino nero a collo alto che gli fasciava seducentemente il busto, un pantalone sempre scuro e un cappotto elegante. «Buon natale, Fiamma.»

Sorrisi, forse arrossendo anche fin troppo, e lo feci entrare notando reggere in mano una busta abbastanza grande di colore rosso. «Anche a te, Richard.»

«Ho trovato questa davanti la porta di casa tua» me la porse, permettendomi di afferrarla. Successivamente inserì il palmo nella tasca, estraendo una scatola vellutata di colore bianco. «Questa è da parte mia, invece.»

«Avevamo detto niente regali» dissi. Ora sì che mi stavo vergognando tantissimo. Rigirai la scatola tra le mani, avendo brividi in tutto il corpo. «Io non ti ho...»

Mi interruppe, facendo un passo in avanti. «Aprila.»

Scartai la carta e lentamente sollevai la copertura, rimanendo meravigliata dal suo contenuto. Era un coordinato di bracciale e collana che possedevano lo stesso ciondolo a forma di fiamma. Una piccola pietra di colore rosso si collocava proprio al centro del pendente. Li accarezzai entrambi con le dita e sollevai per prima la collana di fronte ai miei occhi. Presi anche il bracciale e, sotto il suo sguardo fiducioso, lo girai intorno al polso per poterlo indossare.

«Io non so cosa dire» i miei occhi si illuminarono mentre si univano ai suoi «Sono bellissimi. Grazie, li adoro tantissimo.»

Mi abbassai poggiando la scatola sul tavolinetto del soggiorno e provai ad aprire il gancetto della collana. La chiusura era davvero piccola e mi risultò un po' complicato a causa delle unghie lunghe. «Ci penso io» me la tolse dolcemente dalle mani, facendomi segno di girarmi.

Il suo petto premeva quasi contro la mia schiena. Raccolse i miei capelli in una presa e li spostò, portandomeli in avanti. Osservai la collana piazzarsi dinanzi ai miei occhi e adagiarsi delicatamente sulla mia pelle intiepidita. Oscillai non appena le sue dita rasentarono il retro del mio collo. Era arrivato da meno di dieci minuti e già mi sentivo morire, non avrei resistito tutto il resto della serata.

Non si allontanò da me ma rimase lì, immobile contro di me. Si sporse verso la mia spalla ancora scoperta dai capelli e percepii una lieve risata fuoriuscire dalla sua bocca. «Non credevo usassi il grembiule da cucina» disse, sostando alcuni secondi ancora molto vicino. Si rimise dritto, facendomi tornare a respirare regolarmente.

«Ho fatto una torta e non volevo sporcarmi i vestiti» mi giustificai, asciugandomi le mani che stavano iniziando a sudare. Dovevo abbassare subito abbassare i riscaldamenti altrimenti a breve mi sarei sentita male. Faceva caldo, troppo caldo.

Anima di GhiaccioWhere stories live. Discover now