CAPITOLO 49

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VICTORIA

Una mano mi accarezzava il viso. Il suo tocco era lento e dolce, mi diede sollievo permettendomi di aprire gli occhi e guardarmi intorno. Mi trovavo in una stanza simile a quella di Richard solo che lui non era qui. Sbattei le palpebre ripetutamente e focalizzai la figura di mia madre seduta proprio sopra il letto in cui ero stesa.

Mi accolse con un sorriso.

Cercai di alzarmi ma un dolore dietro il capo mi obbligò a ristendermi sul cuscino morbido. «Sono svenuta?» mi massaggiai la testa. Dovevo aver preso una bella caduta. «Che dolore» mi lamentai sottovoce.

Si protese verso il comodino e mi porse un bicchiere pieno di acqua. «Sì, tesoro» annuì «Hai perso i sensi per circa venti minuti. Diana mi ha chiamata e mi sono precipitata immediatamente qui da te. Victoria, figlia mia, mi sono preoccupata tanto.»

Bevvi un sorso. «Richard sta bene?» domandai.

«Lui sì ma tu devi riprenderti, Victoria» adagiò una mano sulla mia gamba «Ora che Richard è fuori pericolo devi dedicarti a te stessa e alla tua salute. Sarebbe meglio se ti facessi visitare da qualche medico.»

«No, non è necessario» scossi il capo ancora indolenzito.

«Smettila di essere così ostinata.»

«Mamma» mi misi seduta, guardandola «Basta.»

«Sto solo cercando di prendermi cura di te» provò a dissuadermi, continuando a insistere «Sono pur sempre tua madre nonostante tutto quello che è successo tra di noi.»

«Allora perché non ti sei presa cura di me anche molti anni fa?» gli chiesi acidamente non volendo sapere veramente la sua risposta. Proprio in questo momento, litigare con lei era l'ultima cosa che volevo. Ero troppo debole per affrontare gli stessi discorsi di sempre, avevo già messo un punto a questa situazione. «Anzi, lasciamo stare.»

I problemi con i miei genitori sarebbero rimasti gli stessi a prescindere da tutto. Ora, il mio unico pensiero era Richard che non si ricordava di me e di tutto quello che era successo tra noi.

«Sono sicura che a Richard tornerà la memoria. Riuscirà di nuovo a ricordare della vostra relazione» disse d'un tratto come se mi avesse appena letto la mente «Quando in mezzo a ogni cosa c'è l'amore, tutto si risolve. Fidati di me, Victoria, questo sentimento è la miglior medicina che si potrà mai somministrare a una persona.»

Per la prima volta, speravo che mia madre avesse ragione.

Qualcuno bussò. «Come ti senti?» Terence apparì oltre la porta con un sorriso. Entrò dentro la stanza e mi diede una carezza osservando la mia espressione piegarsi in una smorfia di dolore «Oh, scusa» ritrasse subito la mano.

«Tranquillo, comunque molto meglio» mi alzai piano dal letto «Richard, invece?»

«Sta facendo un'altra visita» mi avvisò «Ancora non ci hanno detto quando potrà lasciare l'ospedale ma vorrebbero tenerlo ancora sotto osservazione per accertarsi che sia tutto apposto. Spero gli facciano anche altre analisi così siamo sicuri che sta bene.»

«E per quanto riguarda la memoria, invece?»

Abbassò lo sguardo abbattuto verso le sue mani unite. «Abbiamo un po' parlato con lui facendogli vedere anche qualche foto ma purtroppo ancora niente. Riesce a riconoscere solamente Peter» una lacrima gli segnò la guancia «Il mio errore è imperdonabile, Victoria, lui non si ricorderà mai più di me e di quanto gli voglio bene. Avevo paura di parlargli dell'adozione perché non volevo che si allontanasse da me ma, rimanendo completamente zitto, sono riuscito a perderlo lo stesso.»

Anima di GhiaccioWhere stories live. Discover now