EPILOGO

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VICTORIA

Il termine cambiare era tanto bello quanto spaventoso. Il cambiamento era una situazione complicata da affrontare, molte volte disastrosa, ma non sempre poteva essere considerato effettivamente un male. Modificare un qualcosa della nostra vita che non ci faceva stare bene, era il vero inizio di tutto.

Ero solita a vivere nelle mie abitudini e in quella routine che aveva caratterizzato i parecchi anni della mia vita. Ma da quando mi ero decisa a lasciare New York, tutto stava iniziando ad andare nel verso giusto.

Il tempo, che sia rapido o lento, curava veramente ogni ferita. Non sapevo esattamente quanto tempo fosse passato ma io e Richard avevamo deciso di rimanere a vivere nella nostra città. Già, a Londra vivevamo insieme e felice come non mai.

New York passato.

Londra presente e futuro.

Anche se a distanza, avevo deciso di continuare il mio percorso con il dottor Lopez. Londra era pieno di psicoterapeuti molto competenti ma desideravo finire tutte le mie sedute con lui. I miei attacchi di panico erano quasi inesistenti ma, quando minacciavano di tornare, Richard mi rimaneva accanto supportandomi e dandomi tutta quella forza di cui avevo bisogno.

Il suo sorriso, una sua frase o parola, riusciva a farmi dimenticare ogni cosa.

«Cosa scrivi?» mi domandò Richard mettendosi dietro di me e cercando di sbirciare il mio quaderno. Ogni volta che scrivevo, lui era sempre pronto a curiosare.

Chiusi con rapidità la copertina e portai il quaderno al petto. Mi imbarazzava parlare di tutto quello che scrivevo anche se l'argomento era lui. Ormai riportare su carta i miei pensieri era diventata un'abitudine. Mi faceva stare bene e riusciva ad alleggerire la mia mente da ogni pressione.

«Niente di che, solo alcuni pensieri.»

«E se tu mi stessi nascondendo qualcosa?» mi girò intorno, inginocchiandosi e stringendomi le gambe con fervore. Mi lasciò dei baci umidi sulle ginocchia mentre si compiaceva del fatto che il mio corpo tremava a causa sua. «Non è che sei diventata una scrittrice e non vuoi dirmelo?»

«Chissà, può darsi» cercai di farlo sollevare alla mia altezza in modo da poterlo baciare sulle labbra. Tolsi il quaderno da dosso e divaricai leggermente le gambe per farlo avvicinare di più a me. Ci sfiorammo i nasi, ci respirammo addosso, ma con il suono del campanello di casa nostra non riuscimmo a far scontrare le nostre bocche.

Era strano dire casa nostra.

Gemetti, seccata. «Chi può essere a questo orario?»

«Purtroppo credo di saperlo» mi diede un bacio veloce al centro delle labbra e si avvicinò alla porta, sbuffando sonoramente.

«Sorpresa!» gridarono Terence e Carly ancora sul pianerottolo di casa. Okay, tutto questo era strano, cosa ci facevano quei due a Londra? Richard non aveva recuperato i ricordi solo con me ma anche con Terence e i suoi genitori. Tra lui e il fratello il rapporto si era di nuovo consolidato mentre con i genitori la situazione era ancora complicata.

«Dovevate arrivare domani mattina» affermò Richard, non sorridendo e rimanendo a braccia congiunte «E in più, vi avevo detto di non passare a casa nostra ma di andare direttamente nella vostra» abbassò la voce, riuscendo comunque a sentirlo.

Terence si sporse oltre suo fratello e mi guardò. «Il tuo fidanzato è ancora più acido.»

«In che senso, casa vostra?» chiesi.

Richard mandò un'occhiataccia a Terence. «Abbiamo dei vuoi vicini» trasalì nell'udire le urla di felicità di suo fratello e Carly «Calmate tutta questa euforia, mi avete appena rovinato la sorpresa di domani mattina...» si bloccò, sbattendosi una mano sulla fronte.

Anima di GhiaccioTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang