CAPITOLO 38

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VICTORIA

«Forse sono riuscita a trovarlo» Eloise si lanciò sul letto, facendomi traballare anche da seduta. «Potrebbe essere questo Aaron Clark.»

Mi girai, poggiando la schiena sul materasso, e aprii le braccia iniziando a fissare il soffitto. Eloise, avvicinandosi a me, iniziò a scuotermi tutta contenta. Era riuscita a trovare il ragazzo che lavorava nello studio del dottor Lopez. Ma lei sapeva che lo avessi incontrato in palestra. La mia migliore amica ancora non sapeva che avessi iniziato delle sedute dallo psicoterapeuta ma molto presto gliene avrei parlato. Era sbagliato pensare di essere un peso per le persone che ci volevano bene, ma non riuscivo a fare diversamente.

«È lui?» mi porse il telefono, facendomi vedere il suo profilo «Sai che è proprio carino. Penso che sarebbe perfetto per far ingelosire un po' Richard lo stronzo Cooper.»

«Sì, è proprio lui» mossi il capo in segno di assenso e le ridiedi il telefono «Ma non voglio sapere a cosa stai pensando. La maggior parte delle volte le tue idee sono molto pericolose» risi.

Si unì alla mia risata, stendendosi sul materasso a pancia in giù e adagiando i gomiti sul letto. Si prese il viso tra le mani. Rimase in silenzio e pensò a come esporre la sua magnifica idea che mi avrebbe portata sicuramente solo guai. Il suo silenzio mi preoccupava, chissà cosa stava elaborando dentro quella testa.

«Tu, mia cara» mi puntò l'indice contro, ridacchiando «Stasera andrai alla mostra insieme a questo Aaron Clark. Lo inviterai, vi farete un bel giretto tra quelle sculture architettoniche strane e incomprensibili, e ti farai vedere dallo stronzo che certamente morirà di gelosia. Immagina già da adesso la sua faccia. Diventerà rosso di rabbia.»

Mentre rimaneva immobile a immaginare le scene che aveva appena descritto, le schioccai le dita davanti agli occhi. «Tu sei pazza, non farò mai una cosa del genere» mi alzai dal letto, infilandomi le ciabatte ai piedi «Non andrò a quella mostra sapendo che ci sono Richard e Catherine insieme e non uscirò con Aaron. Non sappiamo niente di lui, e se fosse fidanzato? Pensa che figura orribile farei. E poi, non voglio usarlo per far ingelosire qualcun altro. Non lo immischierò in questa storia.»

«Ma questo potrebbe essere il piano perfetto» si sollevò, reggendosi con le braccia «Richard si merita una bella lezione, Victoria.»

«Tieni in considerazione che non abbiamo la certezza che Richard possa ingelosirsi nel vedermi con un altro. Non sappiamo come sono andate le cose tra lui e Catherine e se è stato veramente Richard a chiederle di andare alla mostra insieme.»

«Non crederai veramente alle parole di quella vipera?» assottigliò lo sguardo con rimprovero «Sei sempre stata troppo ingenua. Ti voglio bene ma dovresti iniziare a guardare il mondo con occhi diversi. La gente è cattiva e maligna, e farebbe di tutto per raggiungere i propri scopi.»

«Sinceramente non so più a cosa credere» sollevai le spalle, trasmettendo quanto fossi esausta. Ero innamorata di lui, in fin dei conti mi fidavo, però non riuscivo a smettere di pensare alle parole di Catherine. Era vero, Catherine non mi stava simpatica, ma anche lei era innamorata. E avrebbe fatto di tutto per lui.

La suoneria del mio telefono interruppe la nostra conversazione. Non appena mi avvicinai al comodino, lessi il nome di Robert. Sì, lo stesso ragazzo che avevo conosciuto a Londra. Sorrisi e risposi.

«Sono contento di risentirti, come stai?» mi domandò usando sempre quel tono di voce allegro. Robert trasmetteva felicità da tutti i pori.

«Bene, grazie» sorrisi nonostante non potesse vedermi «Tu?»

«Tutto apposto. Ti chiamo perché io e il mio ragazzo siamo appena atterrati a New York, e mi chiedevo se ti andasse di vederci per fare un giro. Sai, è da tanto che non parliamo e mi farebbe piacere anche rivederti.»

Anima di GhiaccioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora