028

126 17 1
                                    

Wooyoung era seduto sul divano e guardava la tranquillamente la TV. Erano le otto di sera, e Seonghwa non era ancora rincasato. Aveva fame, ma non sapeva cucinare. Yeosang era tornato attorno le sei, e da allora stava seduto accanto al moro, ma senza dire nulla. Era perso nei suoi pensieri, e Wooyoung stava bene così. Sembrava che l'appuntamento gli fosse andato bene.
La porta si aprì. Sia Wooyoung sia Yeosang si voltarono. Sorrisero entrambi quando videro il dolce viso di Seonghwa. Sembrava stanco. Entrambi sorrisero più ampiamente non appena videro altri tre visi: il ragazzo di Seonghwa e i genitori di Seonghwa. I grandi e potenti signori Park. Il moro si alzò immediatamente in piedi, vedendo quei volti a lui conosciuti. Volti che non avrebbe mai immaginato di rivedere.
«Wooyoung? Sei tu, tesoro?»
La signora Park non si tolse nemmeno le scarpe, andando ad abbracciare subito quello che ricordava essere solo un ragazzino di 14 anni.
Wooyoung ricambiò l'abbraccio immediatamente. Si sentì a casa. Si sentì proprio come si sentiva ogni volta che stava tra le braccia di sua madre.
«Tesoro, come sei cresciuto.»
Wooyoung rise, cercando di snodare il groppo che gli si era formato in gola.
La donna lo allontanò dolcemente, ammirandolo ed accarezzandogli i capelli neri.
«E come sei cresciuto bene! Guardati, sei bellissimo. Scommetto quello che vuoi che hai avuto un sacco di ragazzi in questi anni.»
«Solo uno in realtà.»
La donna sorrise, accarezzando il viso cresciuto del ragazzo. Lei era stata la prima a capire. A capire ciò che c'era davvero tra San e Wooyoung. La prima a cui quest'ultimo si confidò quando prese coscienza di sè stesso. Arrivare ad una tale coscienza a 14 anni era stato complicato, ma con l'aiuto di quella dolce donna tutto si era fatto un po' meno frustrante e confuso. Arrivarono i convenevoli anche con il padre di Seonghwa, che abbracciò anche lui il ragazzo scomparso cinque anni addietro. Il maggiore degli inquilini andò in cucina coi genitori, facendo segno a Wooyoung di andare a chiamare San. Wooyoung subito corse al piano superiore. Bussó alla porta dietro la quale proveniva la solita musica.
«San!»
Il moro urlò per farsi sentire dall'altra parte della porta. Questa non si aprì. Wooyoung bussò di nuovo. Nulla. Decise di entrare comunque. Quello che vide lo sorprese, ma solo fino ad un certo punto. San stava seduto ai piedi del suo letto. C'erano mozziconi di sigaretta ovunque. Il posacenere era troppo pieno.
«San.»
Il biondo si voltò. Aveva un'aria persa.
«Dimmi.»
«È tornato Seonghwa.»
Il biondo annuì solamente. Wooyoung chiuse la porta dietro di sé e si sedette accanto al coetaneo. Gli prese la sigaretta dalla mano e se la portò alla bocca, sotto lo sguardo vigile del suo vecchio amore.
«Ci sono anche i suoi genitori e Hongjoong.»
«Merda.»
Sussurrò San, passandosi una mano sul viso stanco. Per quanto fosse affezionato ai signori Park e per quanto fosse grato a loro per avergli dato un tetto sulla testa, odiava quando lo vedevano in quello stato. Gli chiedevano sempre se stesse davvero bene, se ci fosse qualcosa che non andava o se voleva farsi vedere da uno psicologo. Odiava quando arrivavano quel genere di domande. Le detestava.
«Forza, vieni giù così mangiamo.»
San sospirò e si alzò, seguendo il più basso fuori dalla stanza e giù dalle scale fino al salotto. Hongjoong stava stravaccato sul divano affianco a Yeosang. Questo sembrava essersi di nuovo perso nei propri pensieri.
«È un piacere vedere che non sei morto, San.»
Disse il ragazzo coi capelli metà bianchi e metà neri.
«Per me non lo è.»
Nessuno rispose, ma tutti pensarono alla tristezza presente in quelle parole. Chissà se San avrebbe mai smesso di pensare quel genere di cose.

Il mio regalo di Natale per voi. Nulla il stile natalizio, ma forse arriverà qualcosa del genere più tardi o tra qualche giorno.

𝐂𝐢𝐠𝐚𝐫𝐞𝐭𝐭𝐞𝐬 𝐚𝐧𝐝 𝐥𝐨𝐯𝐞 •𝐖𝐨𝐨𝐒𝐚𝐧•Where stories live. Discover now