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San era di ritorno verso casa che il sole aveva già cominciato a tramontare. Il cielo era arancione e rosa. Era meraviglioso. Avrebbe voluto fumare un'altra sigaretta, ma si trattenne. Quando raggiunse la villetta prese le chiavi dalla tasca del giubbotto di pelle ed aprì la porta. Yeosang era tornato dalla biblioteca e ora stava stravaccato sul divano a leggere un libro. San non riuscì a vederne il titolo, ma gli rimase impressa nella mente la copertina arancione quasi fosforescente.
Il ragazzo angelo si voltò verso il nicotina dipendente.
«Ciao. Tutto a posto? Hai gli occhi rossi.»
Yeosang si sistemò sul divano, per vedere meglio l'amico. Questo scosse il capo, come a scacciare la domanda.
«Tutto a posto, tranquillo.»
San fece lunghe falcate verso le scale e cominciò a salire facendo due gradini alla volta. Chiunque avrebbe capito che aveva qualcosa in mente, che qualcosa in realtà era successo, ma Yeosang sapeva che non sarebbe mai riuscito a far cedere il biondo e fargli sputare il rospo, perciò si mise di nuovo comodo e riprese con la lettura.
San raggiunse il corridoio su cui si affacciavano tutte e quattro le camere da letto. Andò a destra e tirò dritto quando incontrò la sua porta. Tirò dritto verso quello che un tempo era il ripostiglio. Bussò delicatamente alla porta bianca. Da dentro non proveniva alcun rumore, ma poi vi risuonò un suono di passi e infine qualcuno aprì la porta.
«Oh, sei tornato. È andato bene l'incontro col tuo amico?»
Wooyoung aveva i capelli leggermente scompigliati, ma San non poteva fare a meno di pensare quanto fosse carino, con quell'acconciatura.
«Posso entrare? Devo dirti delle cose.»
Il leggero sorriso che per qualche secondo aveva dipinto le labbra del moro si spense. Cominciava a preoccuparsi. San era visibilmente teso, nervoso. Wooyoung si fece da parte, lasciando che l'amore delle sua vita entrasse nella sua stanza.
Ora che ci pensava, San non era mai entrato in quella stanza da quando era stata ribattezzata camera da letto. Non aveva mai trovato un buona scusa o il coraggio per farlo.
Il nicotina dipendente si guardò attorno, cercando un posto dove sedersi. Optò per il letto, ancora disfatto e che ospitava un grande sacchetto di patatine e il laptop del moro. San fece cenno al coetaneo di sedersi accanto a lui. Wooyoung non disse nulla, facendo come indicato e incrociando le gambe.
«Che succede?»
Chiese il moro, sempre più spaventato dal comportamento del biondo.
«È difficile da spiegare, ma cercherò di fare del mio meglio.»
San sospirò, non sapendo nemmeno come cominciare il discorso vero e proprio.
«I-io... Ho paura, Wooyoung.»
I due si guardarono negli occhi, mente San continuava a parlare.
«Ho paura di rovinare tutto, di mandare tutto a puttane, di fare un casino. Ho paura. Non so che fare, come comportarmi e come rapportarmi con te, soprattutto in pubblico. Quelli come noi... Non sono ben accetti in questa società, e io non voglio che ti accada nulla di male. Tu hai molta più esperienza di me, Woo, quindi devo dirti che mi affido a te. Che ti seguirò e mi fiderò di te ciecamente. Ho bisogno della tua guida, perchè io non so davvero un cazzo di amore e altre emozioni.»
San prese un respiro profondo dopo aver parlato per così tanto. Si sentì un po' più leggero, come se si fosse tolto un peso dallo stomaco.
Wooyoung continuò a guardare il biondo per diversi secondi, senza dire nulla. San cominciò a sentirsi imbarazzato, come se avesse appena fatto un discorso mastodontico e nessuno fosse lì ad ascoltarlo. Ma poi Wooyoung parlò, prendendo il viso del suo ragazzo tra le proprie mani.
«Anche io ho paura, San. Ho paura anche io di rovinare tutto. Ma per una volta dobbiamo vedere il bicchiere mezzo pieno. Io voglio passare tutta la mia vita con te, San. Voglio renderti felice, voglio farti sorridere. Ed è quello che farò. Facciamo un passo alla volta, ok? Intanto impariamo a comportarci discretamente in pubblico e poi penseremo a tutti gli altri problemi. Io so che questa faccenda dei contatti fisici in pubblico potrebbe confonderti, ma in un Paese come questo, non possiamo permetterci certe cose. Se fossimo a Chicago sarebbe tutto diverso, ma dobbiamo adattarci, ok?»
San aveva gli occhi liquidi, ma cercava ancora di trattenere le lacrime. Wooyoung gli sorrise tristemente, per poi baciarlo.
«Un giorno. Noi due ce ne andremo da qui. E magari ci porteremo dietro anche Yeo e Hwa. E andremo a vivere in un posto dove potremo essere chi siamo davvero anche in pubblico. Te lo prometto.»
Wooyoung accarezzò il viso del suo amore, che ancora lo ascoltava con gli occhi lucidi.
«Spero tanto che quel giorno arrivi presto.»
Disse San, per poi abbracciare il moro. Due lacrime gli solcarono il viso stanco. Davvero tante emozioni per un giorno solo.

𝐂𝐢𝐠𝐚𝐫𝐞𝐭𝐭𝐞𝐬 𝐚𝐧𝐝 𝐥𝐨𝐯𝐞 •𝐖𝐨𝐨𝐒𝐚𝐧•Where stories live. Discover now