Capitolo 15

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Sentiva la gola bruciare dal senso di colpa e dalla vergogna

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Sentiva la gola bruciare dal senso di colpa e dalla vergogna. Ogni secondo che passava la faceva sentire sporca, sbagliata, una vergogna, esattamente come era stata definita per tutta la sua vita.

Seduta contro il tronco di un albero, nascose la testa fra le mani. Ragionò su quanto sarebbe stato liberatorio poter fingere almeno per un po' di essere una ragazza come le altre. Era una sensazione che non aveva mai provato. Quando ancora non sapeva quale fosse il suo destino, era già classificata diversa, poiché tutte le ragazze della sua età non vedevano l'ora di sposarsi e facevano di tutto per conquistarsi il maggior numero di pretendenti, mentre lei aveva sempre respinto qualsiasi fanciullo che l'avvicinasse e mai aveva cambiato il proprio aspetto per qualcuno. Si era sempre mantenuta com'era, Alyssa Deverton, una ragazza forte che amava combattere.

Fin da bambina, era sempre stata diversa. Le bambine, poi ragazze, puntavano il dito contro di lei, ridendo, senza neppure curarsi di nasconderlo. Una volta conquistata la libertà e una nuova vita, una rivelazione scioccante l'aveva portata a una situazione analoga, quella volta per una ragione reale.

Sospirò, asciugandosi le guance bagnate di lacrime. Aveva pianto così tanto che non riusciva più a farlo, e a sostituire quella manifestazione di tristezza arrivò presto una nausea soffocante che sapeva di disperazione.

Avrebbe tanto voluto rifugiarsi tra le braccia di Zacharias e ricevere deboli sorrisi da Isaac, Freddie, Marcus, Jenna e Monique, così da sentirsi accettata da qualcuno, così da lenire le proprie ferite con l'amore che troppo spesso non aveva ricevuto, ma non si sentiva all'altezza di tale affetto e preoccupazione. Le ustioni causate dai ragni cominciavano a farle nuovamente male, e sentiva di meritarlo. Aveva proprio quella sensazione, che il dolore fisico ed emotivo che stava provando fosse giusto. La punizione adatta per ogni volta in cui aveva fatto vergognare qualcuno di lei, per essere Discendente anche di Morte, per aver utilizzato i poteri della sorella cattiva, per aver abbandonato Serena e averla fatta soffrire, perché era uno sbaglio, perché era diventata come i propri educatori.

Con le gambe che tremavano un po', si alzò. Non aveva la minima idea di dove si trovasse e di come tornare all'accampamento, e questo non faceva che aumentare il suo sconforto. Sospirò, pensando che forse i suoi poteri potevano aiutarla. Quando le era capitato di usarli, d'altronde, le era sembrato di poter percepire la vita. Chissà se concentrandosi poteva riuscire a trovare la strada per raggiungere i suoi compagni? Chiuse gli occhi e prese un respiro profondo. Impegnò i suoi pensieri verso il suo sangue bianco, verso la forza vitale che sentiva dentro di sé.

Cominciò a percepire qualcosa, come una brezza fresca che solo lei poteva percepire, nel momento in cui si dedicava a un singolo elemento da analizzare. Quando invece lasciava i suoi ragionamenti più liberi, sentiva tanti deboli ronzii attorno a sé, ognuno associabile da lei senza difficoltà a un diverso essere vivente.

Ormai ben incentrata su quelle sensazioni nuove, ma che sembravano così facili da percepire e sostenere, spostò i propri pensieri sui compagni e sull'accampamento. Per un attimo udì solo silenzio, ogni ronzio si era fermato, e si preoccupò di aver sbagliato qualcosa, ma scoprì presto di doversi solo concentrare maggiormente.

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