Capitolo 19

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Quel ragazzo che indossava una divisa impeccabile, senza la minima piega, con una postura dritta ed elegante, con un'espressione sicura, era troppo diverso dal fratello che conosceva. Aveva sempre odiato Xavier perché lui aveva tutto ciò che avrebbe desiderato, e l'aveva detestato a lungo quando rideva mentre veniva insultata e definita inutile. Per lungo tempo si era chiesta perché lui non l'avesse mai protetta dalle punizioni corporali, senza mai chiedersi quanto lui sapesse di ciò che le veniva fatto. I suoi genitori cercavano di tenere la cosa il più nascosta possibile e, in effetti, non era così irrealistico che lui non ne sapesse niente.

Non aveva idea di che cosa pensare di lui e di quella situazione, delle parole che le aveva appena rivolto e di tutto ciò che le aveva fatto negli anni. In quel momento, non riusciva a fare né dire nulla.

«Quindi è lei!» esultò il generale, stringendo la presa su di lei. «Soldato Deverton, prenda sua sorella e la leghi. Lei e i suoi sfortunati compagni di viaggio sono richiesti dagli Imperatori».

«Sì, Generale» Xavier la prese per i polsi e la strattonò con poca gentilezza.

Alyssa cercò di ribellarsi al suo tocco, provando ribrezzo ad avere così vicino una persona del genere. Aveva appena condannato lei e i suoi amici nel momento meno opportuno. Ebbe l'impulso di utilizzare i propri poteri, ma temeva che questo potesse rivelare a Morte la propria posizione, rivelare a persone che ancora non sapevano chi fosse la sua pericolosità, e condannare tutti a morte non appena li avrebbero presi. Preferì assestare una gomitata nello stomaco a Xavier e, non appena fu distratto, torcergli il braccio.

Il ragazzo mollò la presa su di lei, che maledisse immediatamente chiunque le avesse preso la propria spada. Con uno scatto, però, riuscì a liberare il pugnale che teneva legato dietro alla coscia destra. Lo puntò davanti a sé. «Che nessuno si avvicini».

«Che dolce» commentò sarcastico il generale. «Hai voglia di combattere? Soldato Deverton, prendete vostra sorella».

«Sì, Generale» Xavier si fece avanti, schivò il pugnale che Alyssa aveva diretto verso di lui, scivolò di lato e arrivò dietro di lei. Prima che potesse reagire, Xavier la prese, bloccandola per i fianchi.

«Lasciami!» gli impose Alyssa, pronta a utilizzare qualsiasi mezzo per liberarsi.

Xavier, con la scusa di tenerla ferma, avvicinò la bocca al suo orecchio. «Sto cercando di aiutarti. Fidati di me».

Alyssa si gelò. Che cosa doveva fare? Affidarsi a Xavier le sembrava una pessima idea, ma in quella situazione non c'era comunque molto che potesse fare. Allentò la presa e si abbandonò alla sua presa, scegliendo di dare a suo fratello il beneficio del dubbio.

Le legò i polsi, avvicinandola al resto del gruppo che la guardava senza capire quali fossero le sue intenzioni. Alyssa non ricambiò nessuno di quegli sguardi e si limitò a rimanere ferma fino a che non fu ordinato loro con un urlo di cominciare a camminare. Sentì dire ad alcuni soldati che ci sarebbero voluti due giorni di viaggio per condurli dagli Imperatori, e già dentro di sé sentiva l'ansia del conto alla rovescia che pendeva sulla sua testa. C'era poco tempo, troppo poco, e ne stavano perdendo. Cominciò a maledirsi per essersi fidata di Xavier, ma sentiva dentro di sé qualcosa che non avrebbe saputo definire, come un istinto che le suggeriva di aver fatto la cosa giusta e di aspettare.

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Life and DeathWhere stories live. Discover now