Capitolo 17

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Doveva farsi forza. Non aveva altra scelta. Mentre preparavano l'accampamento per la notte, Alyssa riusciva a pensare solo a questo.

Erano giunti presso il luogo in cui si sarebbe tenuta la prova successiva. Toccava a lei non permettere alle questioni personali di offuscare il suo giudizio, la sua abilità in battaglia e i suoi poteri, sia quelli derivanti da Vita che quelli derivanti da Morte.

Temeva di non riuscire ad accantonare tutto quello che stava succedendo, e dentro di lei un tumulto di emozioni e sensazioni tutte opposte l'una all'altra la scuoteva. Emise un respiro che risultò spezzato a metà a causa dell'agitazione. Strinse i pugni, costringendosi a non voltare il capo così da poter vedere il resto del gruppo: sentiva i loro occhi addosso, ma era decisa a ignorarli e a non dar loro peso.

Ripulì Freedom con scrupolosità e poi salutò velocemente Marcus, Freddie, Jenna e Monique. Senza guardare nessun altro, si incamminò dove il suo istinto – forse, ragionò, derivante da Vita – le diceva. Si lasciò presto alle spalle la pianura dove si erano accampati e, alla sola luce della luna e delle stelle, percorse un sentiero dritto e infinito. Solo quando le gambe cominciarono a dolerle, intravide a pochi metri da sé qualcosa. Affrettò il passo per poter vedere più da vicino.

Era un edificio immenso, di spessa pietra ricoperta interamente da edera. Era alto più di cinque metri e la sua estensione in lunghezza era impossibile da individuare. Le piante fremevano appena, notò, nonostante l'assenza di vento. Sentendosi non poco inquietata, cercò di aprire l'ampio portone, anch'esso dello stesso materiale della struttura. Poiché quello non si mosse, fece l'unica cosa che le venne in mente: bussò. Il suo tocco rimbombò, facendo quasi tremare la terra, e comparve l'entrata. Stringendo con tutte le sue forze l'elsa della spada, e preparandosi a utilizzare i suoi poteri – sia quelli di Vita che, suo malgrado, quelli di Morte – fece uno, due, tre passi in avanti. Quando ebbe varcato la soglia, il portone si richiuse.

Sussultò appena, già impegnata a osservare l'ambiente attorno a sé, illuminato da flebili candele che sembravano fluttuare per mezzo della magia. Si trovava in quella che pareva un'anticamera spoglia, priva di qualsiasi mobile o oggetto. Fece un altro passo, che rimbombò con chiarezza sul pavimento di marmo. Mosse una mano verso una candela, ed essa sembrò risponderle, fremendo appena. Alyssa la diresse con un gesto della mano lungo le mura di quello spazio, fino a che trovò una porta.

Continuando a sfruttare la strana magia di quel lume, lo condusse con sé attraverso lo stretto corridoio che si celava dietro la porta. Lo percorse in fretta, arrivando in una sala più ampia. Lì erano presenti alcuni mobili, semplici e piuttosto anonimi. Ciò che catturò l'attenzione di Alyssa fu una poltrona in velluto rosso, di cui dalla posizione in cui era poteva vedere solo lo schienale. Avanzò con attenzione, tenendo una mano sull'elsa della spada e l'altra stretta a pugno, pronta a evocare l'essenza di una delle due sorelle.

«Non c'è bisogno che tu sia tanto tesa, cara» parlò una voce melodiosa.

La poltrona, che si rivelò essere munita di ruote, venne girata. Si rivelò una donna seduta su di essa. Era bellissima, con capelli bianchi raccolti in un'alta e complicata acconciatura; il trucco leggero esaltava il suo viso ben proporzionato, il rossetto di un rosso acceso decorava le labbra leggermente arcuate verso l'alto.

«Quando mi è stato detto che la Discendente stava per giungere da me, non volevo crederci» affermò la donna, roteando il bicchiere che teneva in mano, contenente probabilmente whisky. Sorrise, mostrando i denti bianchissimi. «Non credevo fosse già giunto il momento».

«Lei è una Seguace?» domandò Alyssa in un sussurro, senza allentare la presa sull'arma.

«Ma che vai dicendo, ragazzina?» la donna la scrutò attentamente. «Ti sembro un Demone? Un Divoratore? Una Discordia?»

Life and DeathWhere stories live. Discover now