Capitolo 20

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Loki non rispose a nessuna delle sue domande durante il tragitto verso le prigioni. Non cedette ad alcuna insistenza e fu alla fine Marcus di pregarla di smettere, affermando drammaticamente che se avesse posto un'altra domanda le sue orecchie avrebbero cominciato a sanguinare.

La prigione era un luogo umido e buio, illuminato solo dalle piccole finestre posizionate molto in alto nelle celle, così tanto che permettevano a malapena alla luce di entrare. Sotto i loro piedi scricchiolavano legnetti, sassolini e terriccio e, benché fossero entrati lì da ormai qualche minuto, nessuno dei soldati sembrava intenzionato a fermarsi. Avanzarono fino a raggiungere una parte della prigione in cui le finestre erano assenti e, se non fosse stato per le flebili e rare fiaccole appese fuori dalle celle, tutto sarebbe stato buio. Faceva freddo, Alyssa si strinse nella leggera tunica che indossava. Purtroppo il soprabito era rimasto nella borsa, confiscata subito dai soldati.

Giunsero all'ultima cella. Era uno spazio piuttosto grande, buio e umido come tutto in quel luogo; il pavimento era ricoperto da insetti, sangue rappreso e alcuni frammenti bianchi che assomigliavano terribilmente a ossa umane. Vennero spinti all'interno senza il minimo riguardo. La porta della cella venne sbattuta con violenza prima che il soldato più anziano tra i presenti lo chiudesse facendo numerosi giri con la chiave. Cinque soldati, tra cui Xavier e Loki, rimasero di guardia. Si posizionarono ad appena qualche metro di distanza da loro e si misero a parlottare, facendosi scappare qualche risata rumorosa.

Ogni tanto, Xavier voltava appena la testa e la guardava; non riusciva a capire cosa cercasse di dirle con quelle occhiate, ma – nonostante avesse provato in ogni modo a resistere – dentro di lei stava nascendo un poco di speranza.

Sentì un braccio che la cingeva. Si abbandonò al tocco di Zacharias, poggiando la testa sulla sua spalla e intrecciando le loro mani. Non dissero nulla; nessuno disse nulla. Lo sconforto era più forte di qualsiasi cosa, e rimasero quindi in silenzio.

Una quantità indeterminata di minuti dopo, trascorsi senza muoversi e provocare il minimo rumore, sentirono qualcuno urlare.

«Attacco! Siamo sotto attacco!»

Comparve un uomo alla loro vista; era un soldato, doveva essere alle prime esperienze vista l'età. Continuava a ripetere la stessa frase mentre raggiungeva i soldati che facevano loro da guardia.

«Che succede?» domandò Loki, serio.

«I ribelli! Stanno attaccando il castello!» spiegò velocemente il ragazzo.

«Arriviamo» decretò l'uomo che aveva chiuso la cella.

«Qualcuno deve rimanere a controllare i prigionieri» fece notare un altro.

«Il novellino» propose l'unico che, fino ad allora, non aveva parlato.

«Sei pazzo? Gli Imperatori non vogliono che rimanga da solo con loro. C'è sua sorella!» ribattè un altro.

«Se ha anche solo un briciolo di ragione in quella zucca vuota, non commetterà sciocchezze» ribattè Loki. «E poi, è il meno esperto nel combattimento».

C'era qualcosa che non andava.

Alyssa ricordava bene Loki; sapeva che non avrebbe mai sminuito Xavier, nè gli avrebbe parlato trattandolo come un completo idiota. Loki voleva che Xavier rimanesse lì... E, visto che suo fratello non rispose, dedusse che lui era d'accordo. Osservò tutto molto attentamente, mentre i soldati andavano via di corsa e Xavier attendeva. Appena fu sicuro che se ne fossero andati, cominciò a camminare velocemente verso di loro. Non corse, ma era evidente che avesse fretta.

«A che gioco stai giocando?» gli domandò seria, afferrando le sbarre con forza e provando a sbatterle, anche se esse non si mossero per niente.

«Vi farò uscire» disse.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 22 ⏰

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