La Fine

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Ogni settimana ci capitava di partecipare a delle sedute con altri nuovi pazienti in quell'ospedale e tutti noi dovevamo adempiere a questo sacrificio pur di poter ottenere la fiducia di tutti i medici presenti, con o senza voglia.

La stanza era spesso una di quelle non ancora ristrutturate, con le finestre rotte e le tapparelle abbassate per metà, i muri scorticati e antichi e delle sedie miste sicuramente scomode.
Tutti in cerchio, quindi, prendevamo posto aspettando di poter avere un segnale per parlare o almeno guardare l'orologio e capire quanto tempo ancora mancasse alla fine di quell'agonia che interessava a pochi, sé non a nessuno.

Quel giorno decisero di far parlare me e in un certo senso me lo aspettavo perché la sorte in quella stanza non guardava in faccia a nessuno, all'esterno eravamo tutti bravi a scapparne via ma una volta chiuso in gabbia ti avrebbe preso, mangiandoti vivo.
Rimasi fermo per un po', prima di alzarmi all'impedi restando a testa bassa per tutto il tempo affinché potessi evitare quegli sguardi ancora troppo pesanti da sopportare per il mio fragile spirito.

"Mi chiamo Jimin, ho quattordici anni e sono entrato in questo ospedale da due mesi" sussurrai stringendo le mani fra loro

"Ciao Jimin" esclamarono gli altri ragazzi del gruppo, annoiatamente

"Jimin, raccontaci di te, cosa ti piace fare e come ti trovi qui" la dottoressa, seduta davanti a me, mi guardava sorridendo mentre fra le dita agitava la sua penna rigorosamente lucida e nera

"La mia casa non dista molto dà qui, ho frequentato una scuola pubblica per un breve periodo e...mi piace molto scrivere" sussurrai annuendo lentamente

"Ti piace scrivere? E cosa scrivi di solito?"

"Ho scritto quel che vedevo" alzai lentamente lo sguardo verso di lei, sentendola sussultare non appena i miei occhi si posarono sui suoi

"O-oh...molto bene Jimin, siediti pure" annuì grattandosi la nuca, passando velocemente a quei soliti esercizi che ci assegnava ogni volta e che puntualmente nessuno mai faceva.

Parlare con più persone possibili.
Cercare l'equilibrio giusto fra la fantasia e la realtà.
Prendere tutte le medicine con regolarità.
Vedere nei medici delle persone sù cui riporre fidicia.

Non appena la seduta si scioglieva, il tutto ritornava come prima e prendevamo strade diverse raggiungendo ognuno la propria stanza.
Ero solito sedermi sul letto, guardando la porta, contando secondi, minuti, ore affinché tutto quello potesse avere una fine, giorni, settimane, mesi lasciando accesa ancora un minimo di speranza, rendendomi conto solo alla fine che erano diventati anni.

-

Fù una strana sensazione quella di tirare via dall'armadio della mia stanza quella valigia che non avevo più guardato né toccato da sei anni a quella parte.
Le mie emozioni erano contrastanti ed era meraviglioso sentirle tutte, di nuovo, seppur una sopra l'altra; un brivido mi aveva percorso lungo tutta la schiena e mi aveva ridato la speranza di poter trovare un mondo migliore lì fuori.

All'interno cercai di piegarci per bene tutti i vestiti che avevo, oggetti personali e i miei quaderni, cercando di nasconderli bene fra i pantaloni, richiudendola subito dopo.
Mi sedetti sul letto di fianco ad essa, poggiandoci sù la mano assicurandomi che tutto quello era reale e separando che da lì a poco avrei potuto toccare e sentire il vento fresco della libertà diventando anche io, finalmente, un ragazzo normale.

"Jimin, che succede?"

Il dottore irruppe nella mia stanza, tenendo lo sguardo cauto sù di me che aveva ripreso, in tempo reale, a voltarsi verso il vuoto cosmico, fissandolo sorridendo.
Mi alzai risvegliandomi da quel sogno ad occhi aperti solo quando sentii una pesantezza occuparmi tutto il lato destro del mio corpo, rendendomi conto che fosse proprio lui, mettendomici difronte.

"Va tutto bene, dottore, mi scusi" annuii lentamente

"Né sei sicuro? Ti turba qualcosa?" Avvicinò la mano al mio viso, accarezzandomi la guancia

Scossi la testa mordendomi le labbra
"No, sono solo molto...felice"

Il dottore mi sorrise, abbracciandomi delicatamente, prima di allontanarsi tenendomi comunque stretto fra le sue braccia
"Andrà tutto bene. Se hai finito andiamo mh?"

"Si, si ho finito" annuii leggermente guardandolo uscire per primo, soffermandomi a guardare ancora la mia stanza.

Lentamente ogni tipo di ricordo legato a quelle quattro mura stavano girando nella mia testa, come la pellicola di un film dal quale ero spettatore e che, finalmente, aveva raggiunto una fine.
Appoggiai un foglio sul letto perfettamente rifatto, afferrando la mia valigia, trascinandola fuori di lì, asciugandomi una piccola lacrima caduta veloce sulla guancia, chiudendomi la porta alle spalle.

Camminando in quel corridoio, iniziarono a passarmi davanti agli occhi tutti i momenti che avevo passato lì e tornai a vedere il me da ragazzino, quello spaventato e pieno di paura nel restare solo ma, nonostate tutto, pieno di speranza in un lieto fine; tornai a vedere tutti i momenti di pianto isterico assieme ai dottori che venivano a consolarmi notte e giorno; tornai a vedere tutte quelle persone che avevano accompagnato il mio percorso, i vari compagni di stanza che avevo avuto, coloro che avevo incontrato e che avevano avuto la fortuna di uscire prima di me o la sfortuna di non avercela fatta e che magari, adesso, mi avrebbero sorriso dall'alto notando la vetta in cui finalmente ero arrivato.

Posizionandomi davanti alla porta d'ingresso dell'ospedale, con affianco il dottore, rividi in quelle porte scorrevoli specchiate il riflesso del ragazzino che ero, accompagnato dal suo papà, distrutto e affranto da una vita che non voleva vivere in quelle condizioni e, quando i nostri occhi si incontrarono, un piccolo sorriso spuntò sul suo dolce e innocente viso che lentamente inziò a sbiadirsi lasciando spazio a me, al mio attuale me.

Abbassai la testa, lasciandomi scappare dei singhiozzi singoli e leggeri, ringraziando mentalmente quel Jimin che non aveva mai mollato la presa, che non aveva mai smesso di lottare e che, infondo, non aveva mai perso la speranza.
Afferrai d'istinto la mano del dottore, che meccanicamente, strinse alla sua guardandomi dolcemente

"Sei pronto, Jimin?"

"Si, sono pronto dottore" sorrisi annuendo leggermente, voltandomi ancora una volta indietro.

Quelle immagini che avevo visto lungo il corridoio non erano mai andate via, e tutte quelle persone fatte di spettri mi stavano ringraziando, stavano riscattando la vittoria che avevo portato a casa anche per loro perché capii che non avevo vinto solo io.
Alzai una mano, sorridendo leggermente a tutti gli infermieri e i dottori che mi avevano accolto, curato, trattato come un figlio, fatto capire il giusto e lo sbaglio.

Mi rivoltai di nuovo davanti, stavolta convinto di non voltarmi mai più indietro, facendo un passo dopo all'altro verso l'uscita e, appena quelle porte si aprirono, respirai.

Il vento caldo, che avevo sempre immaginato accarezzare il mio viso, stavolta lo stava facendo davvero, il sole sembrava aspettare solo me e quel mondo visto da una finestra sbarrata sembrava essere più grande di quanto me lo aspettassi.

"Non tremare, Jimin, va tutto bene" sussurrò il dottore, guardandomi portandomi verso la sua auto.

-

L'infermiera che si occupava della mia stanza, si recò all'interno pronta a cambiare tutto il bucato poiché quella stanza sarebbe servita ad un'altro paziente dopo di me. Nonostante ci fosse del caos intorno all'ospedale, nonostante ci fossero ancora dottori e medici che stavano commentando con furore e felicità il loro ottimo lavoro svolto su di me, quella donna trovò il mio foglio appoggiato sul letto ed iniziò a leggerlo interessata.

A tutti i fiori nati senza petali,
A tutte le rose cresciute senza spine,
A tutti i prati aridi e secchi,
A tutti i girasoli dallo stelo storto.
Acqua e sole stanno aspettando solo voi, il tempo curerà le vostre ferite, il tempo vi accompagnerà lungo il vostro cammino, non lasciate mai che la speranza abbandoni il vostro corpo.
Ascoltate attentamente il ticchettio dell'orgoglio, affinché possiate tenere a bada la vostra speranza, senza mai farla andare via.
Per me è giunta la fine di questo capitolo e l'inizio di uno nuovo.

Face// YoonminWhere stories live. Discover now