La Fiducia

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"La vita prende e toglie quello che non sai tenere, ma in ogni caso...nessun rimorso."

Non avevo mai avuto realmente qualcosa di mio, non potevo giudicarmi come una di quelle persone che sá prendersi quel che vuole e, perché no, anche tenersele.
Cercavo in tutti i modi di aggrapparmi a qualcosa che potesse darmi una mano a risollevare tutti i miei problemi, ma alla fine non facevo altro che farmi del male, rasando al suolo tutto quello che avevo attorno.

E allora capii che l'unica cosa che letteralmente dovevo tenermi stretta in obbligatorio era la mia vita, la mia umile e inutile vita al quale dovevo fare affidamento, sul quale avrei potuto contare poiché era l'unica che riusciva a starmi al passo e che riuscivo a girare e rigirare come più volevo.
Avevo talmente così tanti volti vuoti intorno che giocavo con me stesso, mi divertivo a prendermi in giro affinché potessi dare una spiegazione a tutti i miei pensieri suicida.

Nonostate tenessi in un modo malsano e tossico alla vita che mi era stata data con tanta fatica e, inizialmente, con amore, non avevo mai preso sul serio tutto quello che mi dicevano le innumerevoli voci che sentivo, miste alle informazioni che giravano sull'internet e che raccontavano di quanto tutte le cose dovessero essere coltivate, curate, annaffiate prima di essere raccolte.

Quando mai avevo pensato di dover coltivare quello che avevo, quello che sentivo, e quindi come avrei dovuto impararlo a fare sé nessuno mi aveva mai guidato verso la giusta via?
Le domande erano tante e le risposte sempre più poche ed arrivò il momento in cui il destino non riuscì a non perseguitarmi e quindi di prese quella vita e me la tolse per sempre.

Il vuoto che sentivo in quelle mura di quell'ospedale mi laceravano dall'interno, giorno dopo giorno, ora dopo ora, finché non mi accorsi che non aveva senso tutto questo e che quello che mi era stato fregato non era ciò a cui tenevo realmente, per cui c'erano zero rimorsi.

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Il rapporto fra me e Namjoon continuava a crescere sempre di più, la nostra amicizia era leale, sincera, vera ed era l'unica cosa che tenevo oltre alla piccola famiglia che mi ero scelto improvvisamente.
Woojin si prendeva cura di me, di noi, come se fossimo suoi figli e cercava di non farci mancare nulla soprattutto se si trattava di affetto, amore e comprensione.

Con me sembrava avesse iniziato da zero, ed in effetti era proprio questo di cui avevo bisogno.
Il mio punto di partenza aveva azzerato tutti i momenti che avevo passato precedentemente, facendoli rimanere nella mia testa come incubi, traumi, lontani ricordi ed ero ripartito dal momento in cui il dottore aveva richiesto di prendermi sotto sua personale cura, medica e non.

Lentamente ripresi ad imparare tutto quello che avevo sempre ignorato o mai imparato e, con le lezioni di Namjoon, riuscii a diventare ogni giorno un po' più bravo in qualche materia, soprattutto se si parlava della letteratura.
Dopo solo alcune lezioni, decisi di rileggere il libro che mi aveva prestato non appena fui entrato per la prima volta nella sua stanza, Alcyone, e di guardalo sotto un'altro aspetto, sotto un'ottica contorta, meno umana e più spirituale.

Se me n'ero già innamorato una volta, non avrei potuto non farlo per la seconda.
Sapevo di essere pronto a riprendere tutto ciò che era mio e lentamente iniziai a provarci, frequentando all'inizio solo poche ore di scuola, poi mezza giornata e poi una giornata intera, fino a farmi anche qualche amico fra i banchi e diverse persone da salutare tra un lato della strada all'altro.

Il tutto stava andando per il meglio, finché non vidi un'altro ragazzo provenire dal mio stesso mondo, un ragazzo dagli occhi stanchi, dalla pelle solcata e ricostruita alla meglio, un ragazzo dal volto sempre rivolto verso il basso, dall'umore scuro, un ragazzo che aveva bisogno di essere salvato come ne avevo avuto bisogno io.

Face// YoonminWhere stories live. Discover now