Il Pensiero

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"Una stella, prima di morire, mostra a tutti il suo massimo splendore."

Il pensiero di poter morire sembrava essere il motivo principale per il quale continuavo a stare all'impiedi ogni giorno sentendomi sollevato, quasi appagato.
Sembravo atteggiarmi come un fantasma, come un disadattato, un diverso, sia dentro casa mia che all'esterno e la sensazione di sparire per alleviare la vita a tutti mi faceva ritornare in quell'ammasso di carne ed ossa comunemente chiamato corpo.

Jungkook era sempre stato un bambino non molto fortunato nella sua vita e di delusioni né aveva vissute talmente tante che forse avrebbe potuto vincere il Guinnes World Record.
I suoi genitori biologici avevano perso la vita in un terribile incidente stradale e gli unici due sopravvissuti sembrarono essere proprio lui e suo fratello maggiore.

Lui, a differenza dell'altro Jeon, aveva avuto sfortuna nel trovarsi una sistemazione poiché i suoi zii e i suoi parenti avrebbero potuto permettersi di crescere un solo ragazzino, viste le condizioni economiche nel quale navigava tutta la sua stirpe, così fù costretto a vagare di casa in casa, tra una famiglia e l'altra, tra un abuso fisico e mentale all'altro ma soprattutto fra un dolore e l'altro.
Decise di scappare, decise che la sua unica via di fuga sarebbe stata quella di provare a sopravvivere in strada, sperando di essere compiatuto da qualche persona che gli avrebbe lasciato uno spiccio o magari una maglia nuova o un cappotto per l'inverno.

Qualcuno lo trovava, gente di buon cuore che gli riusciva a far recapitare un pasto caldo o delle coperte esistevano, ma aveva anche conosciuto una famiglia che forse avrebbe potuto donargli quella felicità che lui tanto ricercava.
E fù proprio così che mia madre e mio padre decisero di portare, nelle nostre pareti di casa, il piccolo ed indifeso Jungkook ancora spaventato e insicuro sul fidarsi o meno.

Non feci storie quando lo vidi per la prima volta, dopotutto avevo sempre richiesto un fratello o una compagnia con il quale condividere i miei giochi, le mie passioni, i miei hobby e finalmente Jungkook sembrava essere la persona perfetta per questo ruolo.
Lentamente mi presi la sua fiducia, come tutti noi, ed iniziai a trattarlo come sé fosse davvero la parte più importante delle mie intere giornate; lo aiutavo con il lavarsi, gli asciugavo i capelli, gli leggevo storie per farlo dormire e mi accoccolavo a lui ogni qualvolta né avesse avuto bisogno.

Finché entrambi non arrivammo ad un'età più matura, quella dove lasci che quei giochi prendano polvere, piuttosto che usarli, e ti avvicini all'elettronica, alle uscite la sera, alle nuove conoscenze.
Jungkook aveva trovato parecchi amici a scuola, a differenza mia che restavo sempre sulle mie e preferivo non avere gente sempre intorno; i suoi amici venivano volentieri a casa e molte volte parlavano o discutevano anche con me, ma sentivo in lui un comportamento diverso, una sensazione strana e sicuramente aveva cambiato il suo carattere.

Piano piano iniziò ad allontanarsi sempre da me, trovando scuse sempre più impensabili ogni volta che volevo passare del tempo con lui e, lentamente, sembrò quasi provare astio nei miei confronti.
Si inventava, di sana pianta, momenti nel quale l'avrei trattato male o addirittura picchiato, convinceva i miei genitori del fatto che fossi strano, distruggessi cose e parlassi da solo e, cosa più grave, si preoccupò di sottolineare che dentro ai miei vestiti, lungo i miei polsi, si nascondevano segni di evidenti tentativi di suicidio, per questo gli consigliò di contattare una struttura.

Non aveva tutti i torti perché aveva creato lui in me quel sentimento di vuoto che avrei dovuto colmare, e quale migliore modo sé non il sangue?
Jungkook mi aveva messo dà parte e aveva come...dimenticato tutto quello che gli avevo fatto, tutte le nostre promesse, come sé fossero stati palloncini scappati via col vento.

Mi sentivo solo, triste, giudicato da parte del mio stesso fratello, del mio stesso amico, della stessa persona per il qualche provavo qualcosa fin da quando avevo accarezzato per la prima volta il suo dolce e paffuto viso.

I miei genitori, però, gli credettero senza battere ciglio e non ci volle molto prima che scoprissero tutta la verità, seguendo alla lettera le sue parole, lasciandomi veramente maricire in un luogo come l'ospedale riabilitativo della mia città.

Io, Kim Taehyung, ero finito.

-

Il giorno dopo, finalmente, la mia salute mi permise di tornare a scuola e, pur non vedendo da nessuna parte Namjoon, decidi che gli avrei parlato non appena né avessi avuto la necessità prendendo come primo obbiettivo da spuntare il parlare con Taehyung.

Quel ragazzo era entrato nel mio cuore ormai e sicuramente eravamo delle calamite fatte apposta l'uno per l'altro visto che, non appena incrociò i miei occhi, corse velocemente verso di me abbracciandomi.

"Oh Tae, ciao! Che succede?" Sussurrai accarezzandogli i capelli

"Jiminie, scusami se ti ho salutato in questo modo oggi, mi eri solo mancato" sorrise leggermente, guardandomi

"Anche tu mi sei mancato e...ti ho pensato per tutto il giorno ieri" annuii mordendomi le labbra "ho delle novità riguardo a quello che ti avevo promesso"

"Oh? Davvero ti sei messo in moto per me?" Sussurrò sospirando "non posso crederci Jimin, te ne sono cosi grato per quello che hai fatto"

"Tae, non ti ho ancora detto nulla di quello che ho fatto" sorrisi scuotendo la testa "ecco, ho trovato il modo per salvarti dalla tua situazione e portarti in un luogo più sicuro. Non andremo a vivere assieme come il mio piano prevedeva ma...forse potresti venire a vivere nel luogo in cui mi trovo io adesso, che ne pensi?"

"Oh? E dove ti trovi tu adesso?"

"A casa del mio ex dottore, ha deciso di prendersi cura di me appena ho compiuto la maggiore età ed è stato proprio lui a propormi questa idea"

"Mh, continua"

"Beh ecco, non c'è molto da dire. Verresti con noi e nel frattempo potresti liberarti dal tuo peso, lui si prenderebbe cura di noi e nel caso dovessimo trovarci ancora in difficoltà potremmo rivolgerci a lui, che dici?"

"Penso... penso che potrebbe essere un'ottima idea Jiminie" sorrise sbattendo leggermente le mani "va davvero bene a tutti che io sia lì?"

"Certo che sì, Tae, perché non dovrebbe? Sappi che è l'unica persona in grado di capirci, di calmarci e di tenerci a bada" sussurrai annuendo "potrebbe essere una figura importante non solo per me"

"Ti avevo già detto che mi sarei fidato di te, Jiminie, per questo sarò felice di accettare questa proposta" si morse le labbra annuendo, abbracciandomi ancora più forte

"Oh Tae!" Sorrisi ricambiando il suo abbraccio "sono così felice di averti con me"

"Ed io sono felice di averti incontrato."

Face// YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora