Il Panico

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"Mi sono sentito impotente solo davanti ai tuoi occhi, che hanno avuto la forza di mettermi in ginocchio"

Tornai immediatamente da Taehyung, gli raccontai quello che Namjoon mi aveva detto e mi sedetti a tavola, inziando a mangiare i noodles in salsa di fagioli neri che avevamo preparato.

"E adesso cosa vuoi fare, Jimin?" Sospirò, sedendosi accanto a me

"Voglio andare con Namjoon al firmacopie di quell'autore" annuii sospirando, facendo un sorso di acqua

"E come ci vai? Non credo lui sia felice di portarti con sé"

"Ne sono consapevole, per questo ho già pensato ad una soluzione e tu, Taehyung, mi dovrai dare una mano"

"Io? Cosa c'entro adesso?" Sospirò prendendo un boccone di gambero fritto

"Non è difficile, voglio solo che tu venga con me. Ho intenzione di chiamare un taxi e di dirgli di seguire la macchina di Namjoon affinché ci porti nel luogo del firmacopie"

Taehyung mi rivolse uno sguardo alquanto shoccato, smettendo addirittura di masticare.

"Cosa c'è? Perché mi guardi cosi?" Corrugai la fronte alzando le spalle

"Mh-" ingoiò velocemente, pulendosi le labbra con il tovagliolo posto accanto al suo piatto, guardandomi "sembri una spia russa, Park, e questo è il metodo più '007 style' che io abbia mai sentito" ridacchiò scuotendo la testa, mettendo una mano sulla mia gamba

"Avresti un'idea migliore, Taehyung?" Ruotai gli occhi, guardando quel piatto davanti a me ancora pieno e del quale mi ero abbastanza scocciato

"Certo che si, potresti semplicemente cercare su internet il suo nome, la data del firmacopie di oggi e conoscere il luogo, così da evitare un'inseguimento" ridacchiò scuotendo la testa

"Oh" lo guardai fisso per qualche secondo, annuendo leggermente, prima di mordermi le labbra "hai ragione, non ci avevo pensato" sussurrai

"L'ho notato, Jiminie, e visto che la mia idea è perfetta, lo farò stesso adesso in questo momento" sorrise afferrando il cellulare dalla tasca, prima di tirare la sedia sul quale ero più verso di sé "vieni qui, dimmi...come si chiama quel libro?"

"Alcyone, si chiama Alcyone" annuii guardando lo schermo del suo cellulare, mentre digitava veloce le lettere che componevano quella parola

"Perfetto, quindi l'autore del libro Alcyone si chiama Min Yoongi" Taehyung guardò attentamente tutte le notizie inerenti, scorrendo sempre più in basso fino ad arrivare alla voce 'eventi e firmacopie' "eccolo qui, ci siamo Jiminie"

Annuii lentamente guardando ancora quello schermo, mordendomi le labbra capendone davvero poco di quello che esattamente stava succedendo
"Cosa vuol dire, quindi? Lo hai trovato?"

"Si" annuii sorridendo "per la data di oggi c'è un firmacopie in un locale abbastanza noto qui in città e deve essere proprio il tuo giorno fortunato"

"Oh, perché dovrebbe? Apparte perché potrò incontrarlo"

"Beh perché io conosco bene quel locale e non ci vorrà molto arrivarci" sorrise scuotendo la testa

"Dici sul serio? Quindi siamo apposto? Possiamo davvero andare li?" Mi alzai lentamente, stringendo le labbra fra loro, emozionato

"Si, certo che possiamo, non preoccuparti" sorrise guardandomi

"Oh Taehyung" mi buttai fra le sue braccia, stringendolo a me più forte che potevo "grazie, sei davvero speciale"

"Non ringraziarmi Jimin, ti devo ancora tanto e... questo non è assolutamente nulla" sussurrò accarezzandomi i capelli "vederti felice mi rende felice"

"Ti ringrazio davvero molto Taehyung" scossi la testa guardandolo, lasciandogli un piccolo bacio sulla guancia che lo fece arrossire dolcemente, prima di staccarmi e guardarlo "a che ora ci sarà? C'è scritto?"

"Si, dovrebbe essere intorno alle nove e mezza" guardò lo schermo per esserne più sicuro, annuendo in conferma

"Allora che ne dici di mettere tutto in ordine, così da avere tempo di cambiarci e arrivare in tempo"

"Penso sia una splendida idea" sorrise Taehyung, alzandosi anche lui, mettendosi all'opera per aiutarmi.

Mi resi conto che probabilmente sé non avessi avuto lui al mio fianco, chissà cosa ne sarebbe uscito fuori, eppure non avevo mai avuto un compagno di pazzie così tanto aperto prima d'ora...

Tranne V.

-

Tutti coloro che giravano attorno alla mia orbita, raramente restavano al mio fianco e la maggior parte delle volte dovevo sempre cercare di cavermela da solo.
Riuscivano a manipolarmi così bene dà farmi cadere nelle loro trappole e infine farsi aiutare in ciò di cui più avevano bisogno, lasciandomi indietro non appena il mio lavoro era finito.

Definire la mia infanzia, come l'adolescenza, dei periodi difficili ma belli era qualcosa che solo un masochista avrebbe potuto dire, che solo una persona falsa e ipocrita avrebbe potuto far credere e la mia persona, oltre tutti i difetti che la formavano, proprio questi tratti non li conteneva.

Parlavo spesso con un ragazzo, dalla stanza d'ospedale accanto alla mia, e piano piano la nostra amicizia aveva iniziato a crescere sempre di più perché, dopo tutta la gente che c'era in quel posto, lui si trovava bene solo con me ed io solo con lui.
Mi trattava come sé fossi un suo fratello minore, come sé fossi la cosa più importante, mi faceva ridere e scherzare più del dovuto e mi lasciava sempre il suo dolce post-pranzo, poiché sapeva che la torta al cioccolato era la mia preferita.

Era finito in ospedale perché aveva rischiato di ammazzarsi in un modo così tanto brutale, che non vi sto a raccontare, ma lasciatevi trasportare dall'immaginazione in una piccola stanza di un bagno malandato, con il pavimento pieno di sangue, pasticche cadute atterra e un corpo inerme; sembrerebbe proprio una delle scene raccontate da Elisa True Crime, è così?

Avevo preso a cuore la sua dannata storia, avevo accolto, tra i miei problemi e le mie difficoltà, tutti i suoi racconti, le sue paranoie e avevo ascoltato con cura ogni singola parola uscire da quella bocca pulita, sincera, e dalla lingua, apparentemente, per nulla tagliata.

Eppure...

Ogni giono che cercavo di portarlo sottobraccio, lui lo utilizzava come un modo per poter risalire in superficie e quando raggiungeva un obbiettivo dettato dai psicologi e medici, si allontanava sempre di più da me; smetteva di ascoltarmi, di starmi vicino e, addirittura agli ultimi sgoccioli dei suoi giorni in struttura, smise anche di guardarmi in faccia ignorando completamente tutto ciò che c'era stato e tutti i progetti futuri.

Alla fine, lui andò via per la sua strada, uscì da quelle mura prima di me, riuscì a farsi una vita, a trovare una ragazza, ad essere felice e a venirci a trovare ogni qualvolta che poteva, poiché per lui era stato tutto un trauma, all'inizio, ma poi aveva preso coscienza che quel posto l'aveva aiutato e risollevato.

Già... quel posto.

Ed io, ancora una volta, avevo aiutato qualcuno a brillare, splendere alto nel cielo come una delle stelle migliori di quell'ospedale, lasciando da parte la mia luce, che lentamente si spense definitamente.

-

Namjoon, a quel punto, aveva preso la sua giacca e i suoi averi, soffermandosi a guardare dentro la cucina, notando me e Taehyung mettere in ordine il tutto così goffamente da essere, probabilmente, uno spettacolo da guardare.

"Sto andando, non tornerò prima di mezzanotte" si schiarii la voce, richiamando la nostra attenzione

"Oh" mi voltai mordendomi le labbra "d'accordo, ciao Namjoon hyung" sussurrai

"Divertiti" alzò la mano Taehyung, osservando prima me e poi Namjoon

"Grazie" annuì solamente, afferrando la maniglia della porta, aprendola frettolosamente uscendo nel medesimo modo.

Solo nel momento in cui sentii la porta chiudersi, lanciai un veloce sguardo a Taehyung, sentendo dentro di me una strana sensazione salire sempre di più verso lo stomaco, attaccandolo come un forte mal di pancia.

Una sola parola poteva descrivermi: Panico.

Face// YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora