Le Sensazioni

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La sensazione che provavo quando qualcuno dallo sguardo sincero mi rivolgeva affetto, sembrava essere nettamente proporzionale a ciò che si prova ad un funerale.

Non mi piaceva essere efferato nelle parole o nei gesti, ma non avevo neanche la decenza di definirmi un bugiardo quando pensavo queste cose perché di lutti nella mia vita ne avevo vissuti, uno più brutto dell'altro.
Nemmeno più le lacrime riuscivano a bagnare quell'arido terreno del quale era fatto il mio cuore, nonostate la vastità di semi che conteneva e che non riusciva mai a far germogliare correttamente.

Capii, con il passare del tempo, che tutto quello che avevo vissuto mi aveva dato una lezione importare oltre ad aver segnato la mia intera esistenza per sempre e non sarei riuscito facilmente a risollevarmi nonostante i miei disperati tentativi di riprovarci.
Si, bastava sentirsi solo ripetere sempre questa parola per lavarsene le mani e aspettare la sorte ma non doveva essere questo il caso visto che avevo imparato a rendermi conto di quanto brevi potessero essere le giornate, o i mesi o gli anni.

Il ragazzo che riusciva a farmi capire la differenza fra la realtà e la fantasia, veniva nella mia stessa scuola e aveva il potere di riportarmi con i piedi per terra ogni volta che mi risolgeva un sorriso.
Non sapevo ancora cosa significasse amare, quali effetti avrebbe avuto sù di me il "battito di cuore in più", come avrei potuto prendermi cura del mio stomaco e di quelle piccole farfalle che svolazzavano leggere e indipendenti.

Jun, così si chiamava, ogni volta che passava lasciava una scia di polvere di stelle, portava con sé quel giusto concime che serviva al mio terreno per ritornare vivo e verde come un tempo, rendeva le mie giornate meno pesanti e piu attive facendole brillare come nessuno aveva mai fatto.
Solo che lui non aveva mai avuto modo di tenermi presente, non aveva mai avuto l'occasione di conoscermi e non sapeva nemmeno chi fosse quello strano ragazzino dal viso pallido e scavato, perché cercavo di nascondermi lasciandomi dondolare fra i suoi passi esternando la sua eterea bellezza.

Avevo scritto pagine intere sù di lui, descrivendone ogni dettaglio e lasciando che la penna potesse colorare indelebilmente ogni piccolo sgaurdo fuggitivo che riuscivo a strappargli pur di dare vita ai miei sentimenti per lui.
Non potei dire con esattezza sé quello fosse stato o meno il primo approccio che ebbi con l'amore, ma sicuramente era stato il primo a lasciare la mia mente dopo la riabilitazione.

-

Dopo essere svenuto avevo ripensato a quei momenti, ancora e ancora, come sé fossero stati l'unica pellicola del film che conoscevo e, dopotutto, non era sbagliato.
Pian piano iniziai a sentire le calde mani di Woojin accarezzare delicatamente il mio viso, mentre con l'altra disponibile cercava di bagnare, quanto più possibile, un piccolo panno rettangolare che mi poggiava insistentemente sulla fronte.

Ricordavo tutto, non potevo mentire a me stesso.
Sentivo ancora nelle orecchie la voce spaventata di Namjoon che continuava a sussurrare delle scuse indefinite, impaurite, mentre suo fratello cercava in tutti i modi di tranquillizzarlo poiché non poteva nettamente sapere cosa mi aveva causato.

In realtà nemmeno io sapevo darmi una reale spiegazione a tutti quei miei comportamenti strani e contorti, soprattutto sé le mie intenzioni non alludevano a questa fine.
Perché piangevo spesso? Perché mi sentivo pesante? Perché il mio stomaco continuava a contorcersi lasciandomi salire quella brutta sensazione fino alla gola?
Era impossibile darsi delle spiegazioni ma di tutto questo sapevo che la colpa non fosse stata di Namjoon.

Avrei voluto tenere gli occhi chiusi per altro tempo ancora, forse per sempre, ma non potevo lasciare andare tutto a rotoli di nuovo, quindi mi svegliai.
Il soffitto non era più quello del mio ospedale, la camera non sembrava più essere quella in cui avevo vissuto per anni, il dottor Kim non sembrava indossare il suo solito camice candido, la mia testa aveva vagato per così tanto a lungo da riportarmi per un momento a quel profumo di pulito chimico, lasciandomi ricredere in quella realtà nel quale non avrei mai più voluto ricadere.

"Jimin? Piccolo, ti sei svegliato" sussurrò Woojin, tenendomi ancora la mano sul viso

"Mh..." Sospirai corrugando la fronte "dottor Kim, mi dispiace per quello che è successo"

"Jimin, non è successo nulla e non hai ucciso nessuno. Dovresti pensare solo al tuo riposo adesso"

"Credo di averlo fatto, invece, Woojin hyung"

"Uh? Che intendi con questo, Jimin?" Si sistemò sulla sedia, cambiando ancora la benda sulla fronte, rifrescandola con dell'altra acqua

"Namjoon" sussurrai "lui mi aveva solo confessato i suoi sentimenti ed io...io l'ho fatto sentire in colpa" abbassai la testa mordendomi le labbra

"Jimin" Woojin mi costrinse a guardarlo poggiando la mano sotto al mio mento "tutto quello di cui mi parli, per te, è normale sè non addirittura giusto per quello che hai attraversato e per quello che la tua mente ancora elabora. Credi di non essere più in quella situazione ma non la lascerai andare così facilmente, perché non è un processo così veloce come sembra"

"Woojin hyung" lo guardai sbattendo leggermente le palpebre "perché mi parli così?"

"Non ti sto accusando di non poter essere salvato mai più, Jiminie" mi accarezzò lentamente i capelli "semplicemente ho studiato il tuo cervello più a fondo di quanto tu possa immaginare, ti conosco bene e sono convinto di quello che dico"

"Come posso risolvere i miei problemi sé mi comporto così?"

"Sò che volevi andare via e vivere con un tuo amico e comunque essere certo di poter dare il giusto sostegno a lui ma...non credo possa essere una buona idea, non puoi mettere addosso altro peso Jimin" sussurrò scuotendo la testa "ma posso aiutarti anche in questo"

"Come facevi a saperlo, hyung?"

"Namjoon mi ha detto tutto, mi ha raccontato il motivo del perché si è comportato in questo modo"

"Pensi che sia irriconoscente e insensibile verso tutti voi, vero?" mi morsi le labbra poggiandomi una mano sul viso "sono un fallimento" sussurrai lentamente

"Non dirlo nemmeno per scherzo" Woojin mi accarezzò il viso avvicinandosi "non penso, non pensiamo, a nulla del genere. Sò che ci tieni ad aiutare chi si trova nella tua stessa situazione e voglio aiutarti nel trovare una sistemazione anche per il tuo amico, proprio qui a casa mia"

Alzai la testa di scatto guardandolo, corrugando la fronte interdetto
"Come? Anche Taehyung qui? Perché?"

"Vedi Jimin" sospirò "sò di te più di quanto tu stesso sappia e non posso permettermi di farti ricadere in quel tunnel senza almeno averci provato con tutte le mie forze. Penso anche io, come te, che il tuo amico potrebbe darti un grande supporto e che tu potresti essere un pilastro per lui, ma anche lui per te, e quindi accetterò di tenere anche lui qui con me, a patto che sia maggiorenne e consensiente".

Guardai Woojin con la stessa espressione ancora meravigliata, pensando a quanto fossi stato affrettato e immaturo nel pensare tutto di testa mia, senza ragionarci, invece di parlarne con chi m'avrebbe consigliato a mestiere.
Sorrisi leggermente pensando a quanto Taehyung potesse essere felice di poter lasciare velocemente la sua orribile situazione in casa ed iniziare un nuovo capitolo assieme a me, assieme a noi.

"Hyung, io ti chiedo scusa per aver agito senza pensare, avrei dovuto parlarne prima con te" sussurrai abbassando la testa, prima di sorridere e annuire leggermente "ma sono felice di poter chiedere a Taehyung di venire a vivere con noi, credo ne sarà entusiasta"

"Non scusarti Jimin, non hai sbagliato, ma la prossima volta che ti trovi in difficoltà parlane con me o con Namjoon prima, entrambi ti vogliamo un gran bene e lo avrai capito, vero?" Sussurrò accarezzandomi i capelli

"Si hyung, l'ho capito" sussurrai sorridendo.

Face// YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora