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16 settembre 1891

Caro diario,

Ho ancora delle riflessioni da fare riguardo a ieri notte, cose che non posso dire a nessun altro, e non ho altra scelta se non confidarmi su queste pagine. Quello che Sebastian fece in quella catacomba - ormai quasi un anno fa - è un segreto che custodiremo a vita io, lui, Anne e Infaustus, condividendo i nostri tormenti e colpe.

Feldcroft

Ieri sera, a un pelo dell' inizio del coprifuoco e dalla chiusura della Metropolvere, sono riuscita a raggiungere Feldcroft nella speranza di trovare Sebastian.

Mi aggiravo incerta nel viale che mi avrebbe condotta al piccolo borgo, le cui strade le ho trovate avvolte dal silenzio, illuminate da fiaccole sparse qua e là, che creavano un'illuminazione fioca e crepuscolare. Il silenzio notturno era rotto solo dal suono dei miei passi che echeggiano tra le strade deserte e il bubolare di qualche gufo solitario. Non si sentiva alcun rumore proveniente dalle abitazioni, poiché la maggior parte degli abitanti era già a letto, immersa nel sonno.

E se non fosse qui? Mi sono fidata dell'istinto di Anne, ma se non fosse qui che faccio? Ma perchè ci penso solo ora?!

Nella penombra, a malapena riuscivo a distinguere l'ombra nera di una persona nel giardino dei Sallow, e alla vista di quella figura incerta il cuore mi saltò un battito. Ci ho messo un po' a rendermi conto che si trattava effettivamente di Sebastian e non di un losco figuro, così ho accelerato i passi per raggiungerlo il più velocemente possibile.

Nella nostra realtà erano passate poco più di 4 ore da quando ci siamo scambiati la buonanotte, ignari di quello che sarebbe accaduto dopo. La percezione, però, era che fosse passato un anno intero dall'ultima volta che siamo stati insieme.

«Maeby, sei tu! Che ci fai qui?» si è rivolto a me Sebastian, girandosi di scatto, quasi a impugnare la bacchetta per difendersi, per poi abbassare la guardia, ma continuando a guardarmi attonito.

«Potrei farti la stessa domanda» ho risposto, continuando ad avvicinarmi a lui.  Il suo sguardo era tornato a rivolgersi nella medesima direzione in cui guardava prima che arrivassi: «Sebastian...», ho poggiato una mano sulla sua spalla, notando l'oggetto di tanta attenzione da parte sua: la tomba dello zio.

«Ho avuto un altro di quegli incubi, solo che questa volta è stato più violento. Di solito mi sveglio subito, ma questo è sembrato interminabile e la cosa peggiore è stata che mi ha mostrato una versione in cui tu non c'eri, non c'era nessuno che potesse aiutarmi e rimanevo più solo di quando non fossi all'inizio! Riconducendomi sempre in quella maledetta catacomba. Ritorno sempre lì. Una parte di me è destinata a morire lì». La sua voce era afflitta e i pugni stretti mostrando le nocche bianche.

Poggiai il viso sulla sua schiena, provando a tranquillizzarlo con voce rassicurante: «Non sapevo che facessi spesso di questi sogni, perché non me ne hai parlato? Comunque quello che hai fatto non era un sogno, ma magari posso spiegartelo con calma. Entriamo dentro.»

«In che senso "non era un sogno"?» mi scostò dolcemente dalle spalle per guardarmi in viso: «Comunque, non te ne ho parlato perché... quando sto con te mi sento bene e non ci penso. Posso tornare ad essere il Sebastian che fa ridere, che è sicuro di sé. Ultimamente andava meglio, avevo smesso di svegliarmi in preda ai sudori freddi, con l'ultima immagine che ho delle mie mani che fanno cadere la bacchetta sul pavimento della catacomba. So che è qualcosa con cui dovrò fare i conti per tutta la vita, ma pensavo di fare progressi...»

Finalmente entrammo in casa, Sebastian accese una lampada, la quale bastò per illuminare la piccola abitazione, donando una sensazione di intimità calda e soffusa.

Hogwarts Legacy | Diario del 6° anno 1891 - 1892 IN REVISIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora