Hogwarts Legacy | Diario del 6° anno 1891 - 1892 IN REVISIONE

°Lettera da Anne

24 novembre 1891

Cara Maeby,

Spero che questa lettera ti troverà bene e che non venga intercettata da terze persone, ma che finisca direttamente nelle tue mani.

Ad ogni modo, mi sono fatta insegnare da Sebastian l'incantesimo per far sì che uno scritto possa essere accessibile solo e unicamente ad una data persona, come ha fatto lui con il tuo diario. Se quel Demiguise[1] di mio fratello mi ha insegnato bene non dovremmo correre rischi!

Qualche giorno fa mi sono diretta a Villa Yearwood accompagnata da Infaustus. I genitori del povero Anthony sapevano che io e il figlio ci scambiavamo un'amichevole corrispondenza di lettere - quello che non possono sapere è che in realtà facevo da tramite tra lui e Amit - inoltre, ero già stata da loro quest'estate, quindi non sono stati sospettosi nel vedermi per dargli personalmente le mie condoglianze... realmente sentite.

Il farmi accompagnare da un Gaunt, poi, è stata una precauzione in più! Dovresti vedere la reazione che queste antiche famiglie magiche hanno quando sono davanti ad un Gaunt: vanno in un brodo di giuggiole! Infaustus non è nemmeno in buoni rapporti con la sua famiglia o appoggia le loro scelte, eppure la reazione è comunque quella di disperata richiesta di approvazione.

«Signorina Sallow, che piacere rivederla!» Disse la madre di Anthony quando entrò nel salotto in cui l'elfo domestico della famiglia ci aveva fatto accomodare. La signora Yearwood vestiva totalmente in nero, in segno di lutto, ovviamente. I suoi occhi color nocciola erano arrossati e cerchiati da profonde occhiaie, e non vi era traccia del suo colorito rosa pesca sulle sue guance che apparivano, invece, bianche come un lenzuolo.

Io e Infaustus ci alzammo dal divano per salutarla, ed indicando il mio accompagnatore feci le presentazioni: «Signora Yearwood, buongiorno! Questo è Infaustus Gaunt, è stato così gentile dall'accompagnarmi e premurarsi di darle le sue condoglianze personalmente.»

«Mi spiace infinitamente per la vostra perdita, signora Yearwood. Siamo terribilmente dispiaciuti per la scomparsa di Anthony.» Si apprestò a sincerarsi Infaustus, accennando un inchino con un braccio dietro la schiena.

«Ma che sorpresa, Infaustus Gaunt! Tu devi essere il più piccolo dei tuoi fratelli, se non erro! Non ci siamo mai incontrati prima d'ora, ma ho tanto sentito parlare di te... io e il signor Yearwood siamo molto amici dei tuoi genitori».

La presenza di Infaustus sembrò aver fatto dimenticare, per un attimo, alla signora Yearwood il perché della nostra visita, accennando addirittura ad un sorriso.

Dopo un iniziale impaccio, cominciammo a parlare del più e del meno, ma per lo più di Anthony e dei nostri primi anni ad Hogwarts trascorsi insieme. L'elfo domestico Honny tornò da noi con un vassoio di scones appena farciti e del tè fumante e, come puoi aver già immaginato, è stata la mia scusa per allontanarmi dal salotto e dirigermi verso la camera di Anthony.

Appena il tè sembrò non essere più così bollente, me ne rovesciai addosso un po': «Oh, no! La solita maldestra!»

«Honny, mostra alla signorina Sallow la strada per darsi una rinfrescata. Non vi hanno ancora insegnato come trasfigurare i vestiti nella vostra scuola? Se avessi la mia bacchetta qui con me... ma l'ho lasciata in camera.» La signora di casa fece un cenno all'elfo domestico che, con una smorfia e una sorta di grugnito, mi guardò e aprendo la porta del salotto mi invitò a seguirlo.
«Non sono affatto pentita di aver fatto ritirare Anthony da Hogwarts, devo dire la verità...»

Stava dicendo la signora Yearwood mentre mi apprestavo ad uscire dal salotto per fingere di togliere la macchia dalla mia uniforme Serpeverde.

L'elfo Honny camminava a passo svelto davanti a me, in silenzio. Sembrava che la nostra visita lo innervosisse e che ci stesse riverendo solo per seguire gli ordini della sua padrona. Attraversammo un lungo corridoio buio a causa dell'assenza di finestre, illuminato solo da piccoli lumi da muro, poi l'elfo si arrestò e si voltò verso di me, fermandosi davanti la porta situata alla fine del corridoio.