Capitolo 16

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Pov ~Ashley~
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Guardai esterrefatta Liam sul divano.

Non ricordavo nulla della notte precendente e avevo un mal di testa atroce.

Era casa sua questa?

Lui si alzò dal divano e mi venne incontro.

«Buongiorno ricciolina» disse ed io aggrottai la fronte.

«Che ci faccio qui?» chiesi
«Ieri eri ubriaca, appena siamo arrivati fuori la porta di casa tua, non sapevo come prendere le chiavi. Quindi ti ho portata qui. Mangia ed esci cortesemente» CHE?

«Oh guarda, me ne vado volentieri immediatamente» dissi mettendomi i tacchi.

Lo sentii sbuffare
«Potevi anche lasciarmi fuori la porta di casa mia, non sarebbe cambiato un cazzo» lui non mi rispose.

Anzi, si sedette al tavolo e iniziò a mangiare tranquillo, mentre mi osservava.

«Potresti rispondermi per favore?!» dissi appena mi alzai dal divano.

«Secondo te, avrei dovuto lasciarti da sola, ubriaca e morta di sonno? Bene, prenderò nota» disse ed io mi morsi il labbro per l'imbarazzo e per le stronzate che avevo detto.

Ma ero nervosa per il fatto che avesse detto "mangia ed esci", se gli davo così fastidio e se non fossi stata così tanto ubriaca la sera prima, me la sarei filata.

Sospirai e presi la borsa
«Allora te ne vai» disse
«A quanto pare do fastidio qui» dissi e feci per aprire la porta per uscire.

«Mica ho detto questo. Certo ho detto "mangia ed esci" ma era per dire ricciolina» disse ed io mi voltai verso di lui.

Non sapevo se avessi appena fatto una figuraccia o la parte di quella che non aveva capito un cazzo.

Nel dubbio, entrambe.

«Puoi stare quanto ti pare, ma ricordati che hai lo stage» disse e mi si accese la lampadina.

«Mi ero dimenticata» dissi alzando la testa.

«I doveri non si dimenticano, dovresti saperlo» disse.

Mi sentivo comunque di troppo, forse non sarei dovuta restare.

«Allora io vado» dissi
«Senza mangiare nulla?» disse ed io scossi la testa.

«Scommetto che neanche ieri sera hai mangiato. Dovresti mettere qualcosa nello stomaco» sospirai.

«Non preoccuparti, vado a casa» dissi e aprii la porta.

Lui si alzò e venne verso di me.

Chiuse la porta e mi inchiodò contro la sua superficie.

Alzai la testa per incrociare e i suoi occhi e pareva nervoso.

Sarei morta da un momento all'altro.

«Quante volte ti devo dire che per me non sei un peso, non so le persone cosa ti abbiano fatto in passato per farti avere questo forte dubbio, ma smettila di pensare di essere un peso o un fastidio per tutti. Io le cose te le dico in faccia, se mi stai sul cazzo, te lo dico, se sembri una bambina, te lo dico. Già che ci siamo, si, sembri una bambina, d'accordo? Ma sei tutto tranne che un peso, quindi basta e adesso mangia» strabuzzai gli occhi.

Certo... Con le parole faceva pena però avevo afferrato il concetto.

«Credi che per me sia facile?! Non mi conosci Liam! Smettila di fare il sapientone cazzo. Non ci conosciamo neanche e già pretendi che io faccia un grande passo, per chi poi? Per te?» risi dal nervoso
«Sai quanto cazzo m'interessa anche di te!» non stavo ragionando più.

Lo spintonai via e mi staccai dalla porta per prendere un po' d'aria.

Ero venuta qui a Los Angeles per dimenticarmi completamente il passato, ma qui ognuno mi faceva raffiorare quegli stupidi ricordi, cazzo.

«Ashley, vieni qui» posai il pallone e corsi verso il mio gruppo di amici.

Mi sedetti affianco a Dasy, sulla panchina, come sempre del resto.

«Aia, ma che cazzo ti viene» disse lei massaggiandosi il braccio.

Io guardai Jack che gli aveva dato una gomitata, ma non capivo per che cosa.

«Stavamo dicendo...»
«Cosa?» domandai ma nessuno mi rispose.

Che avevano tutti? Prima li vedevo parlare e anche tanto.

Era da un po' che in mia presenza si ammutolivano tutti e questa cosa mi parve strana.

Iniziai a sentirmi a disagio.

Jack prese il cellulare per mandare un messaggio a non so chi e alcuni telefoni squillarono.

«Ma sei stupido?» disse Dasy e lui rise.

Continuavo a non capire.

«Vieni Ashley» disse lei prendendomi per mano.

Mi portò lontano da tutti e appena scoppiarono a ridere, io mi voltai.

«Ma cosa è successo?» chiesi, Dasy sospirò.

«Senti...» si morse il labbro, doveva dirmi qualcosa, e avrebbe fatto male.

«Ashley... Io non so come dirtelo, ma ecco...» gli poggiai le mani sulle spalle.

«Cosa succede Dasy?»
«È che già sei triste perché tua madre non riesce a portare avanti la casa, non vorrei metterti anche queste cose sulle spalle» disse alzando il capo ed io aggrottai la fronte.

«Ma io sto bene, non preoccuparti»
«Ashley mi hanno chiesto di farti uscire dal gruppo» come?

Gli tolsi le mani dalle spalle.

«Perchè?» domandai
«Non riescono a parlare quando ci sei tu... Non ho capito neanche il motivo, ti hanno preso in antipatia» ma cosa gli avevo fatto? Non riuscivo a capire, non stavo capendo un cazzo.

Per avere 13 anni, avevo una mentalità di merda.

«Ma se non gli ho fatto nulla...» dissi
«Lo so, infatti per questo non ho capito» io annuii.

«Va bene, allora vado a casa» dissi
«Ashley aspetta. Guarda che tra noi due non cambierà mai nulla» nell'ultimo periodo stava cambiando anche lei.

«Lo so» mentii.

«Guarda che se vuoi c'è ne andiamo insieme... Non so» disse
«Non vuoi giocare a pallone? Rimani con loro, non preoccuparti. Ci Vediamo domani» dissi e poi la salutai.

Non sarei proprio dovuta uscire con loro, avevo perso gli unici amici che avevo per non so quale motivo, gli stavo sul cazzo così, almeno che avessero le palle di dirmelo in faccia.

Appena arrivai a casa, notai mia madre seduta vicino alla tavola, si era addormentata.

Andai vicino a lei e notai dei documenti sul tavolo.

Se non ci fossi stata io, con le spese c'è l'avrebbe fatta, se non ci fossi stata io, i miei amici non si sarebbero stati in silenzio in mia presenza.

Ero un peso per chiunque mi stava attorno.

«Scusa» disse e poi si portò una mano tra i capelli.

«Non so neanche perché sto cercando di aiutarti, dato che non vuoi essere aiutata» disse e poi tornò a sedersi.

Io fissai ogni suo movimento.

«Ci conosciamo da a malapena una settimana, come potrei confidarmi con te?» dissi
Lui si voltò
«Lo so, infatti. Non capisco neanche perché ti abbia dato così tanta confidenza» appunto.

«Ci vediamo oggi, Miller» disse ed io con le lacrime che minacciavano di uscire, me ne andai.

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𝔻𝐨𝐧'𝐭 𝐲𝐨𝐮 𝐥𝐨𝐯𝐞 𝐝𝐚𝐧𝐠𝐞𝐫? 𝐈 𝐲𝐚𝐬.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora