Capitolo 55

868 16 0
                                    

• • • •
Pov ~Axel~
• • • •

Quella mattina, mi svegliai con un mal di testa allucinante, forse la notte scorsa avevo esagerato a bere così tanto.

Mi ritrovai 10 chiamate perse da Michelle alle quali non sapevo perché non avevo risposto.

La chiamai subito ma poi staccai appena mi ricordai che era andata a dormire da Ashley.

Mi alzai e andai a fare colazione.

Elijah mi stava chiamando, così risposi
«Pronto»
«Come va, ti sei calmato?» aggrottai la fronte
«Calmato? Per cosa?»
«Ma come, non ti ricordi? Ieri hai fatto a pugni con Kim» CHE?

Mi alzai immediatamente da tavola e corsi in stanza per prendere i vestiti.

«No, non mi ricordo niente»
«Beh, forse lui si. Parlaci» disse e poi staccammo.

Che diamine avevo combinato ieri.

Mi feci una doccia veloce, mi preparai e poi uscii di casa.

Andai direttamente a casa di Kim.

Ecco spiegati i tagli che avevo sul viso allora, io e Kim da quando ci conoscevamo, non ci eravamo mai alzati le mani addosso per nessuna ragione.

E averlo fatto stanotte per una stupida sbronza, mi sembra un'idiozia, che cazzo ci era saltato per la mente.

Appena arrivai da lui, bussai al citofono e lui mi aprì assonnato
«Che ci fai qui?» lui era conciato allo stesso modo, aveva anche lui delle ferite sul viso.

«Ti ricordi qualcosa di quello che abbiamo fatto stanotte?» gli chiesi e nel frattempo mi fece entrare
«In realtà no, perché, che è successo?» disse versandosi un bicchiere di latte, poi mi chiese se ne volessi un po' ma rifiutai.

«Perchè Elijah mi ha chiamato, ha detto che abbiamo fatto a pugni» dissi e lui stabuzzò gli occhi
«Per questo abbiamo i tagli sul viso?» annuii.

«E per quale stronzata l'avremmo fatto» scrollai le spalle.

«Per qualsiasi cosa sia successa, ti chiedo comunque scusa» dissi e lui si avvicinò a me
«Ti chiedo scusa anch'io» disse e ci stringemmo la mano come avevamo sempre fatto.

«Comunque oggi ho intenzione di chiedere a Michelle la risposta definitiva» dissi.

«Oh davvero, bhe speriamo che si sia decisa» già, lo speravo anch'io, anche se non ero molto convinto.

Forse avrei dovuto aspettare e dargli più tempo, invece dopo un'ora passata da Kim, andai dritto da lei.

Bussai al campanello e mi aprì
«Ma sei matto, perché stasera non mi hai risposto, mi hai fatta preoccupare razza di demente, si può sapere cosa è successo?» iniziò a tempestarmi di domande ed io sorrisi.

Afferrai il suo viso tra le mani e poi la baciai, fu un bacio casto e dolce.

Lei mi guardò negli occhi senza sapere che dire
«Risponderò a tutte le tue domande, ma tu dovrai rispondere alla mia»
«Non c'è bisogno neanche che la formuli» rispose ed io mi poggiai allo stipite della porta.

Chissà se era uscita, era vestita e sistemata, sembrava che si fosse svegliata due ore fa.

Oh giusto, stanotte era andata a dormire da Ashley.

«Allora?» chiesi
«...»
«Michelle-»
«Si, si voglio stare con te Axel va bene? Non sapevo come dirtelo» si mise una mano sul viso e poi abbassò il capo
«Cazzo sembriamo due adolescenti idioti» bisbigliò ed io risi.

Gli alzai il capo mettendole la mano sotto il mento e la baciai di nuovo
«Ora però devi rispondere alle mie domande» disse e alzai gli occhi al cielo
«Non ricordo cosa è successo ieri, ho bevuto un goccettino di troppo»
«Goccettino?» disse alzando un sopracciglio
«Esattamente e non ti ho risposto perché non volevo farmi sentire così, tra l'altro ero a casa e subito dopo mi sono addormentato» dissi e lei sospirò.

«Gesù devi smetterla di bere porco due» disse e mi afferrò il polso portandomi dentro.

«I tuoi non sono a casa?» chiesi
«No, sono a lavoro» disse aprendo il mobile dei medicinali.

«Che stai facendo?» chiesi e mi lanciò una bustina.

«È per il mal di testa» disse e poi si sedette sulla penisola aspettando che la prendessi.

«Non ho mal di testa» non era vero
«Ah no?» disse ed io sbuffai
«Come si prende?» chiesi leggendo quello che c'era scritto.

Lei scese soddisfatta di aver avuto ragione e poi prese un bicchiere, ci versò dentro l'acqua e poi la bustina.

«Gira e bevi» disse porgendomi il bicchiere
«Grazie cenerentola» dissi e lei mi guardò storto
«E tu cosa sei, la fata turchina?» scoppiai a ridere per la sua serietà
«Nah, io sono il principe, lo sai» dissi con fare teatrale e lei sventolò una mano in aria
«Si come no» disse e poi si sedette sul divano.

«Comunque appena ti passa il mal di testa, fammelo sapere che usciamo» disse ed io aggrottai la fronte
«Usciamo?» chiesi
«Yas» e te pareva.

«D'accordo, ma decido io dove andare» dissi e poi ingoiai la medicina.

«Fai come vuoi, ma io in casa non ci voglio stare, se non fossi uscita con te, sarei uscita da sola»
«Sisi, con quelli in giro? Te lo saresti sognata» risposi sedendomi vicino a lei
«Pensi che io abbia così paura?»
«Dovresti averne, non hai i pugni di ferro e loro potrebbero farti del male, lo sai» dissi e lei sospirò
«Quindi mi stai dicendo di non uscire finché non avrò pagato quella somma, non è così?» domandò
«No, ma non devi uscire da sola, puoi uscire con chi vuoi, ma per favore non farlo da sola» la supplicai e lei alzò gli occhi al cielo.

«D'accordo, finché non avrò sistemato la situazione, non uscirò da sola» disse scocciata e poi gli posai un bacio sulla guancia.

«Cosa avete fatto stanotte da Ashley?» chiesi e lei si voltò iniziando a raccontarmi tutto come un fulmine.

«Oh quindi sai anche cucinare eh cenerentola?» lei afferrò un cuscino e me lo schiantò in faccia
«Ovvio che so cucinare, ho 23 anni idiota» disse ed io risi

Tornò a sedersi e poi poggiò la testa sulla mia spalla
«Tutto bene?» notai che si abbattè immediatamente
«Si, sono solo stanca, stanotte abbiamo dormito poco» disse e gli afferrai la mano iniziando ad accarezzagli il dorso.

«Sai, non ti facevo così» disse all'improvviso e aggrottai la fronte
«Così come?» chiesi
«Pensavo che tu fossi uno di quegli stronzi stupefacenti, invece sei dolce» alzai un sopracciglio
«Non sono così con tutti» dissi e lei alzò il capo
«Con me si» disse
«Mh, sta zitta adesso cenerentola»
«Smettila di chiamarmi cenerentola e comunque non sto zitta» sospirai divertito.

«Non eri stanca?» dissi sbeffeggiandola
«Sai, ora che ci penso, non più» disse e allora decisi di afferrargli la mano e farla alzare.

«Allora andiamo» dissi
«E il tuo mal di testa?» chiese
«Passato» risposi scorllando le spalle.

Appena uscimmo di casa, gli feci indossare il casco e poi salii sulla moto.

Lei si mantenne a me, così partimmo.

Non sapeva però, che quella giornata gli avrebbe rivoluzionato la vita.

~~~~~~~~

𝔻𝐨𝐧'𝐭 𝐲𝐨𝐮 𝐥𝐨𝐯𝐞 𝐝𝐚𝐧𝐠𝐞𝐫? 𝐈 𝐲𝐚𝐬.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora