Capitolo 22

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Appena la mattina seguente tornai a casa, mi dedicai alle pulizie.

«Minchia non ho fatto niente e già sono stanca morta» dissi appena finii di passare l'aspirapolvere.

Notai che mi arrivarono dei messaggi
«No Ashley, devi pulire» dissi constringendomi a prendere il telefono dopo.

Poi iniziò a squillare.

«Ma vaffanculo» staccai l'aspirapolvere e poi risposi.

«Ehy mamma» dissi rispondendo.

«Tesoro, come va lì?»
«Bene, da te?»
«Non mi lamento, comunque ho già preso i biglietti per arrivare da te»
«E quando dovresti arrivare?»
«Oh, per sabato mattina» VENERDÌ?

Cazzo, mi ero completamente dimenticata.

Vabbè c'è l'avrei fatta comunque con la gara, tutto apposto.

«D'accordo mamma, i tuoi dipendenti sono ancora vivi?» chiesi e la sentii ridere.

Mia madre sul lavoro sembrava un mostro, neanche la mia professoressa era così severa.

«Ancora per poco» sorrisi
«Non vorrei essere al loro posto»
«Tesoro, da quando sei lì, hai pulito casa, vero?» mi morsi il labbro
«Ahm, in realtà lo stavo facendo adesso...» dissi
«Oh, va bene, sono contenta che ti stia dedicando allo studio, miraccomando non fare guai e pensa solo a quello» mi ribadì severa
«Si mamma, non preoccuparti» dissi e passammo altri dieci minuti a parlare finché non staccammo.

Continuai a pulire e poi iniziai a prepararmi per lo stage.

Il sabato lo avevo sempre di pomeriggio.

Appena arrivai vicino alla moto, non potei far altro che notare quei graffi.

Porca puttana.

Lungo la strada, salutai Gabriel che stava andando a lavoro e lui mi sorrise.

Arrivai da Liam con 10 minuti di anticipo e ne approfittai per entrare.

Appena piombai davanti al suo ufficio lo sentii alzare la voce.

«Ma che cazzo significa che non sta venendo bene? Mi stai dicendo che ho fatto tutto questo per farmelo distruggere da te?! CAMERON!» minchia, quando era nervoso faceva paura.

«No! Senti, ci vediamo stasera e non rompermi i coglioni, io ho i miei cazzo di tempi e non velocizzerò il piano per via tua, ci siamo chiariti? Ciao» disse e poi aprii la porta ritrovandomi di faccia.

Di che piano stava parlando? Vabbè, qualsiasi cosa fosse, non mi riguardava.

«Che ci fai già qui, di solito fai tardi» disse abbassando lo sguardo per guardarmi.

«Oh giusto, mi hai etichettata come la ritardataria» dissi incrociando le braccia al petto.

Era tutto sudato.

«Mancano ancora 5 minuti, quindi puoi aspettare in sala d'attesa grazie ciao» disse e poi mi superò.

Ma che diamine aveva?

Sospirai e mi avviai alla sala d'attesa.

Appena entrai, non trovai nessuno, meglio così.

«Ancora qui» oh, avrei saputo riconoscere quella voce anche tra migliaia di ragazzi.

Mi voltai ed era proprio lui
«Cosa vuoi» dissi e Blake rise.

«Il registratore» disse.

Ah, ancora quello, giusto non sapeva che non lo avevo più.

𝔻𝐨𝐧'𝐭 𝐲𝐨𝐮 𝐥𝐨𝐯𝐞 𝐝𝐚𝐧𝐠𝐞𝐫? 𝐈 𝐲𝐚𝐬.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora