Chiamalo fato, destino o tacchino

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Tra le innumerevoli liste compilate da Alex ce n'era una che elencava i risvegli più brutti della sua vita. Il primo era stato anche il più doloroso, e il secondo gli faceva venire la nausea al solo pensiero. In quel momento stava vivendo il terzo, e se qualcuno gli avesse chiesto che emozione provava avrebbe risposto disgusto. Amava le fiabe in cui i protagonisti, vittime di un sonno incantato, venivano salvati dal bacio del loro vero amore giunto a cavallo di un drago. Da bambino aveva persino fantasticato di vivere un'esperienza del genere in prima persona, ma aprire gli occhi e scoprire di essere stato baciato (o meglio slinguazzato su tutta la faccia) da un beagle, era un altro paio di maniche, nonostante i cani gli piacessero. Per fortuna non c'erano testimoni a documentare l'avvenimento, così, se e quando avesse deciso di raccontare la storia ai suoi futuri nipotini, avrebbe potuto tranquillamente sorvolare su quella parte e preservare la reputazione. Nessuno avrebbe mai dovuto saperlo.

<<Blah, che schifo>> mormorò, cercando di portarsi istintivamente le mani alla faccia.

Ma non ci riuscì, perché qualcosa lo teneva bloccato, provocandogli fitte atroci alle braccia e alle gambe. Abbassò lo sguardo, e soltanto allora capì la gravità della situazione.

Che diavolo...?

Era seduto su una sedia, al centro di una stanza immersa nell'oscurità (fatta eccezione per la sua area, illuminata da un raggio di sole che penetrava da una finestrella rotonda in alto), e aveva i polsi e i piedi legati, ma non da corde o catene. Sgranò gli occhi.

<<Sono... capelli?>>

E lo erano, lo erano davvero: dei magnifici capelli dorati che, oltre alla sedia, ricoprivano una parte del pavimento, sfioravano un mobile e il balconcino del piano rialzato e raggiungevano una trave poco più in basso del tetto. Dovevano essere lunghi almeno dieci metri, se non di più, e lo legavano bello stretto, impedendogli quasi ogni libertà di movimento, come constatò in un attimo. In che razza di pasticcio si era invischiato?

<<Divincolarsi è del tutto inutile>> disse una voce maschile all'improvviso, quasi gli avesse letto nel pensiero. Proveniva dalla trave.

Alex, sempre più sbalordito e confuso, cercò invano di mettere a fuoco colui a cui apparteneva. Percepì solo dei movimenti, e presto capì che quella persona, chiunque fosse, era venuta giù, e ora si trovavava a pochi passi da lui.

<<Io so perché sei qui, e sappi che non ho affatto paura di te >> aggiunse la voce, senza tradire alcun timore.

Alex strabuzzò gli occhi. 

<<Aspetta, che?>>

Lentamente, la figura misteriosa venne sotto la luce, e Alex trattenne il fiato per lo stupore, sentendo che, in quel preciso istante, il mondo aveva arrestato la propria corsa. Davanti a sé c'era il proprietario dei capelli dorati, un ragazzo all'incirca della sua stessa età che pareva uscito da un quadro. Era alto e armonioso, con un viso candido come la neve che accoglieva due grandi occhi azzurri, zigomi alti e labbra morbide e invitanti, e aveva mani piccole e delicate che esprimevano grazia anche mentre stringevano il manico di una padella. Era il ragazzo più bello che Alex avesse mai visto, e trasmetteva una serena sicurezza capace di suscitare in lui il desiderio di poterla imitare. 

Per un breve, folle momento, desiderò diventare suo amico e assomigliargli, finché non ne udì le successive parole.

<<Chi sei tu, e come hai fatto a trovarmi?>> chiese infatti il ragazzo con freddezza e distacco.

Alex non riuscì a dire nemmeno una parola, e sentì insinuarsi nell'animo una cocente delusione, accompagnata da un fastidio pungente e inquietante che gli fece sudare le mani. Quel tipo lo stava guardando come se avesse i pidocchi, ed era sicuro che, se avesse avuto un maggiordomo, si sarebbe voltato per chiedergli: <<Portami via di qui>> o, peggio ancora: <<Puoi sbarazzarti di lui?>>. Tipico, tipico, tipico!

Il mio nuovo sogno ||Red, White & Royal Blue AU||Where stories live. Discover now