È impossibile

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Henry era appoggiato alla barca, col volto disteso in un sorriso e la mente che continuava a rivivere il momento più bello della sua vita. Ancora non riusciva a credere a quanto era accaduto: sotto le luci delle lanterne aveva baciato Alex, e Alex aveva baciato lui, ed era stato come volare fino al Paradiso. Se non avesse trattenuto la dolce sensazione di quei baci sulle labbra, avrebbe creduto di aver soltanto vissuto un sogno meraviglioso destinato a svanire all'alba, invece era vero. Era reale, e questo cambiava tutto. 

Da quando aveva capito qual era la sua natura, a causa di Padre Jeffrey, aveva sempre considerato se stesso come un problema che doveva essere celato. Si era accontentato di guardare il mondo da una finestra, lasciando che le cose restassero uguali, e non aveva mai pensato di meritarsi di essere felice così com'era, con un amore vero accanto. Eppure, nei giorni trascorsi insieme e soprattutto in quella magica sera che mai avrebbe scordato, Alex lo aveva trattato come se lo meritasse. E  forse anche lui stava cominciando ad esserne convinto. Per la prima volta si stava permettendo di pensare che poteva davvero costruirsi un futuro libero e felice insieme al ragazzo che gli faceva battere forte il cuore. Era terrorizzato, e la sua vita era una totale follia, ma cercare di tenersi a distanza di sicurezza nel timore di un tragico epilogo non era servito a niente. E quando Alex aveva esaudito il suo sogno, e soprattutto quando lo aveva baciato e gli aveva riscaldato l'anima attraverso quelle parole splendide e sincere... aveva avuto la conferma definitiva che ormai non poteva più tornare indietro. Amava Alex, moltissimo, e voleva restare con lui.

Sì, aveva deciso: non avrebbe fatto ritorno nella torre, nell'esistenza triste e solitaria del prigioniero che si rendeva conto di essere stato. Sarebbe diventato uno scrittore, inseguendo la passione rivelata ad Alex davanti al falò la sera prima, avrebbe vissuto tante nuove avventure insieme a lui, e gli avrebbe donato tutto l'amore che meritava, e che lui, iniziava ad esserne certo, avrebbe restituito in egual misura. 

Mi dispiace, padre, ma è questa la mia vita adesso, e anche se hai dei pregiudizi e non approvi, spero che un giorno tu possa perdonarmi e magari essere felice per me.

Dopo aver dedicato quel pensiero al genitore, tornò a concentrarsi su Alex, al quale non vedeva l'ora di raccontare cos'aveva deciso in merito al futuro. Doveva solo aspettare che tornasse, e così aspettò.

Passarono cinque minuti.

Poi dieci.

Poi quindici.

Ma niente Alex.

Henry sentì la preoccupazione crescere di minuto in minuto. C'era qualcosa che non andava. Perché ci stava mettendo tanto? Aveva promesso che sarebbe tornato presto, giusto il tempo di chiudere una certa faccenda. Si era forse perduto? Gli era capitato qualcosa di brutto? Se fosse stato così non se lo sarebbe mai perdonato. Voleva che stesse bene, al sicuro, magari proprio tra le sue braccia.

<<Va tutto bene, David>> disse al fidato compagno, che sembrava preoccupato quanto lui. <<Fra poco arriverà>> aggiunse, rivolgendosi soprattutto a se stesso nel tentativo di tranquillizzarsi, e di ricordare che era inutile fasciarsi la testa prima del tempo.

Pregò che non fosse accaduto nulla di grave, e che Alex si fosse semplicemente attardato a riportare dalla mamma un uccellino caduto dal nido, o a salvare una famigliola di topolini dalle grinfie di una donnola. Già si immaginava la scena: lui che arrivava di corsa con un sorriso radioso e quelle adorabili bestiole tra le mani, dicendogli "Piccolo, guarda cosa ho trovato. Possiamo tenerli?". Sarebbe stato davvero adorabile.

Fai presto, Alex...

All'improvviso, dopo quasi venti minuti di attesa, una figura comparve tra la nebbia, ed Henry sospirò di sollievo, sentendosi come se gli avessero tolto un grosso peso dal petto.

Il mio nuovo sogno ||Red, White & Royal Blue AU||Where stories live. Discover now