Se ti amassi

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Prima che la vita dei Claremont-Diaz venisse annientata, ogni sera,  quando arrivava il momento di salpare alla volta del mare dei sogni, il piccolo Alex si arrampicava sul letto di sua sorella June, si infilava sotto le coperte e, accoccolato a lei, ascoltava con occhi sognanti e luminosi la mamma che leggeva loro le fiabe della buonanotte, appassionanti storie di magia in cui il bene trionfava sempre sul male e l'amore era più forte di qualsiasi incantesimo e della morte stessa. Quell'amore da fiaba lo faceva sognare, ed era certo che prima o poi sarebbe arrivato anche per lui, a cavallo di un drago. Crescendo, invece, aveva scoperto le opere di Shakespeare, che gli avevano mostrato qualcosa di diverso: un sentimento complesso, strano e imprevedibile, capace di costringere a fare delle scelte difficili e, talvolta, di finire in tragedia, malgrado i protagonisti desiderassero ardentemente poterlo salvare. Non aveva mai immaginato che entrambe le cose fossero vere, prima di conoscere Henry. Ora lo sapeva.

Mentre, sconfitto, scendeva lungo la scalinata, con gli occhi di vetro e sale e il cuore spezzato, sentì per la prima volta di comprendere davvero Romeo, straziato al pensiero di essere esiliato da Verona, il suo luogo dell'anima, perché Giulietta era lì. Ogni passo più lontano da Henry era un passo più lontano dal mondo, e allontanarsi dal mondo era una lenta e dolorosa agonia. Ma nonostante tutto, quel dolore era più che benvenuto, perché la sua presenza significava che era vivo, e che amava una persona, un uomo, un principe. Non avrebbe mai permesso che lui svanisse dalla mente e dall'anima, anche se non lo avrebbe più rivisto, anche se aveva accettato di averlo perso, anche se faceva male da morire. Perché se lo avesse fatto, la sua vita sarebbe tornata come una volta, quando lui non ci aveva ancora camminato in mezzo: vuota e priva di significato.

Anche se per te diventerò solo un lontano ricordo, il mio cuore sarà lì con te, Henry. Per sempre, pensò, stringendo la chiave che non avrebbe mai più avuto occasione di donargli.

Cacciò indietro le lacrime e uscì dal palazzo, ma dopo pochi passi sentì qualcuno abbaiare come un forsennato alle proprie spalle: era David, che sembrava volerlo rimproverare per aver osato andarsene senza neppure avergli detto addio.

Con un sospiro addolorato, Alex si inginocchiò per fargli le coccole, e in quegli occhietti vide una richiesta ben precisa: non lasciarci, ti prego, resta con noi.

<<Ciao, cachorrito>> sussurrò sforzandosi di sorridere, mentre lo accarezzava sulla testolina e dietro le orecchie. <<Non posso rimanere, lo capisci, vero? Henry non mi vuole quanto lo voglio io, e in questo momento ha bisogno della sua famiglia e di te, non di me. Prenditi cura di lui.>>

Tirò su col naso, si alzò a fatica e se ne andò, sentendo David guaire per la disperazione. Non si voltò mai a guardare il palazzo, e così non scoprì che, dall'alto di una delle torri, le principesse lo stavano osservando.

Lasciò la capitale e vagò per la foresta come un'anima in pena, rivivendo mentalmente tutti i bei momenti che aveva trascorso con Henry, finché non arrivò al Bell'Anatroccolo. Li vide appena varcò l'ingresso. Nora, con gli occhi cerchiati di rosso e le mani che sfarfallavano per la tensione. Liam, col polso bendato stretto e la faccia sconvolta. Zahra, con la mandibola contratta. Rafael, con un'aria esausta e preoccupata. Amy, che stringeva con forza un giornale fresco di stampa fino ad  accartocciarlo. 

Percependo la sua presenza si voltarono tutti a guardarlo, e Alex venne travolto da qualcosa di più grande di lui: aveva di nuovo sette anni, e se ne stava impalato sulla spiaggia, con i piedi risucchiati dalla marea,  a implorarare al mare agitato di restituirgli la sua famiglia. Si lasciò sfuggire un gemito, e Nora gli si avvicinò per prima, seguita a ruota dagli altri. Braccia e mani lo tirarono, gli toccarono il viso e lo mossero, e a un tratto lui si ritrovò per terra a fissare una crepa del pavimento, col rumore delle onde che gli rimbombava nelle orecchie, e capì di essere nel bel mezzo di un attacco di panico. Non riusciva a respirare: stava fissando una crepa, aveva perso la famiglia e l'uomo che amava e aveva un attacco di panico. Ma nemmeno la consapevolezza permise ai polmoni di riprendere a funzionare.

Il mio nuovo sogno ||Red, White & Royal Blue AU||Where stories live. Discover now