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Mentre al piano di sotto fervevano i preparativi per il ballo, Henry accarezzava i tasti del pianoforte, dando vita a una melodia struggente. Indossava già gli abiti scelti per l'occasione, che consistevano in una camicia di lino bianca con scollo a v, una giacca di velluto blu reale lasciata aperta, pantaloni aderenti neri e stivali marroni, ma non aveva affatto l'umore da festa, anzi: era profondamente infelice, e avrebbe solo voluto urlare. Malgrado amasse il palazzo e la famiglia (soprattutto la mamma e Bea, con le quali era molto unito), la mente e il cuore continuavano a tornare nell'unico luogo che desideravano davvero. Nulla infatti era cambiato: Alex gli mancava, ogni giorno di più, e il rumore della sua assenza era insopportabile.

Continuava a incontrarlo in sogno, a scrivergli delle lettere che purtroppo mai sarebbero state spedite e, quando si trovava nascosto sotto le coperte, a stringersi al petto lo stendardo ricevuto per il compleanno facendo finta di abbracciare lui. Spesso immaginava di vederlo arrivare, di corrergli incontro e, una volta giunto al centro esatto di una scalinata, di buttargli le braccia al collo mentre la sua voce calda gli sussurrava all'orecchio: <<Sono qui, tranquillo.>> Tuttavia, quella voce e quella figura appartenevano alla sfera della memoria e della fantasia, di conseguenza impallidivano in confronto a quelle originali: se nei ricordi e nei sogni Alex era bello, di persona era una sinfonia piena di vita, un concentrato di emozioni intense e di energia, un tesoro tanto all'interno quanto all'esterno, capace di suscitare quell'amore puro, grande e sincero che gli scettici credevano esistesse soltanto tra le pagine dei libri e, in generale, in qualsiasi opera d'arte.  E Henry avrebbe tanto voluto rivederlo di persona, avrebbe tanto voluto poter essere libero di sceglierlo e amarlo, invece di dover essere costretto a rinunciare a lui.

<<Lo so, lo so>> sussurrò a David quando questi, con un'aria mogia mogia dovuta non soltanto al brano triste appena concluso, gli  si avvicinò per prendersi delle coccole. <<Anche a me manca tanto. Oh, se solo ci fosse un modo...>>

Mi manchi da morire, Alex. Vorrei poter riportare indietro il tempo per fermare trecentomila baci sulla tua pelle e dirti ad alta voce quanto ti amo. Sono come la luna, che danza nella notte senza poter brillare davvero perché ha bisogno della luce del sole, e il mio sole sei tu.

D'improvviso qualcuno bussò alla porta.

<<Avanti>> esclamò Henry con un tono neutro, senza lasciar tradire la sua improvvisa agitazione.

Chi poteva essere? Era Philip, pronto a offrire consigli e a esporre le qualità di tutte le invitate al ballo e in particolare dell'amica d'infanzia, la duchessa Martha Fitzroy? Era il capitano Shaan, venuto ad avvertirlo che finalmente il suo rapitore era stato catturato? Erano la mamma e Bea? Oppure, speranza remota ma capace di far perdere un colpo al cuore, Alex?

La risposta si presentò dopo pochi istanti, con un sorriso affettuoso e una cappelliera in mano, dicendo: <<Ciao, tesoro.>>

<<Mamma>> sorrise lui andandole incontro, mentre lei si chiudeva la porta alle spalle.

La avvolse in un abbraccio e si lasciò baciare sulla guancia, ben lieto di accogliere il vero amore genitoriale che gli veniva offerto.

<<Fatti vedere>> disse Catherine, indietreggiando per osservarlo meglio. <<Santo cielo, Henry, sei bellissimo.>>

Henry la ringraziò, arrossendo un pochino.

<<È già ora di andare?>> chiese poi.

Sperò con tutto se stesso che la madre rispondesse di no, perché non si sentiva affatto pronto ad affrontare quel ballo, al termine del quale  il principe Henry si sarebbe ritrovato promesso a una perfetta sconosciuta e Henry Fox sarebbe stato rinchiuso in un cassetto con un lucchetto a doppia mandata.

Il mio nuovo sogno ||Red, White & Royal Blue AU||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora