3. Bucato (Gojo)

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*** ATTENZIONE questo capitolo contiene scene smut ***

«Stai gocciolando sul libro di fisica» Sugu sistema meglio l'asciugamano che ho in testa e mi strofina i capelli energicamente. Adoro ricevere attenzioni, anche se vorrei che fosse meno brusco.

«Ne hai ancora per molto?» fuori è ormai buio, siamo seduti sul pavimento a fare i compiti da troppo tempo.

«Non siamo tutti geni come te che in dieci minuti finisci gli esercizi» risponde sbuffando e sistemando meglio la coda. I capelli sono cresciuti ancora e ormai gli toccano le spalle, sono neri come l'inchiostro, fluenti e morbidi. Non smetterei mai di giocarci.

«Però non hai risposto alla domanda» incrocio le gambe e appoggio la nuca al materasso.

«Questo è l'ultimo» morde la matita concentrato. Vorrei toccarlo ma se lo facessi ora mi beccherei un pugno nello stomaco.

«Andiamo a fare il bucato dopo cena?» il giorno del bucato è il mio preferito, la lavanderia è distante dalle camere, nessuno ci può sentire, siamo soli e Geto abbassa le difese.

Annuisce distrattamente.

Mi farà impazzire. In camera non posso toccarlo perché altrimenti ci sentono, dormo con lui tutte le notti e il mio desiderio non fa che aumentare, la lavanderia è l'unico luogo dove mi concede qualcosa di più e vedere che non mostra la mia stessa eccitazione mi distrugge.

Mi alzo di scatto e Sugu mi fissa sconcertato.

«Esco a fare due passi intanto che aspetto» muovo rumorosamente il piede sul parquet, so di essere fastidioso ma non riesco a contenermi.

«Va bene» mi fissa piegando la testa, ha intuito che qualcosa non va ma preferisce fingere il contrario. Questo mi fa ribollire ancora di più.

«Dopo faccio la doccia. Ci vediamo a cena?» chiede appoggiando la matita sulle labbra.

Lo voglio baciare.

«Si» rispondo a denti stretti uscendo di corsa. Ho bisogno di aria per raffreddarmi.

«Nanami è andata bene oggi?» Geto appoggia le bacchette sulla ciotola del riso ormai vuota e beve un sorso d'acqua.

«Si, era una Maledizione semplice.» Nanami sistema il ciuffo ribelle e continua a raccontare, le mie orecchie si chiudono automaticamente. Vorrei che tutti avessero già finito di cenare così da poterci ritirare.

Haibara fissa estasiato entrambi e non si perde una sola parola del discorso. Quando il suo sguardo si posa su Sugu il sorriso si addolcisce ulteriormente. Mi muovo a disagio sul cuscino.

«Andiamo a fare un giro in città con Shoko stasera, siete dei nostri?» Nanami cerca il mio sguardo. Improvvisamente la lingua si è cementata al palato, guardo Sugu temendo che possa accettare. Solo io attendo con ansia il giorno del bucato? A lui non interessa? Non prova il mio stesso desiderio struggente?

«No, oggi non possiamo» sorride dolcemente a Nanami «mi dispiace perché è la prima uscita di Haibara»

«Oh non preoccuparti» risponde prontamente il ragazzino.

Allora anche lui attende questo giorno con impazienza? 


«Come fai ad avere la cesta così piena?» Sugu fissa i panni che fuoriescono dal contenitore.

«I vestiti hanno la capacità di macchiarsi da soli» sorrido così tanto che sento i muscoli facciali tesi. Non me ne frega niente di queste stoffe puzzolenti voglio solo raggiungere al più presto il nostro angolo.

Sugu meticolosamente suddivide i panni per colore, mischiando i miei e i suoi in un unico lavaggio.

Mi siedo sulla poltrona sgangherata del locale e lo osservo cercando di trattenere la voglia che ho di mordergli l'orecchio. Ha i capelli sciolti che scivolano sulle spalle ad ogni movimento. 

La lavatrice emette un rumoroso beep e inizia il ciclo di lavaggio.

Sugu si volta verso di me, i pantaloni della tuta sono scivolati un po' lungo i fianchi e posso vedere le ossa delle anche far capolino. Allungo la mano per sfiorare la pelle, non si ritrae. Dentro di me un lupo ulula. Gli stringo i fianchi con entrambe la mani e lo tiro verso di me. Non oppone resistenza, anzi allarga le gambe passando sopra le mie e infine ci si siede sopra, un rantolo felice fugge dalla mia gola. Si muove leggermente per sistemarsi e involontariamente  strofina contro il mio membro. Socchiudo gli occhi avvolto dal piacere.

Lo bacio passando le dita tra i capelli setosi, le nostre lingue si incontrano e si legano. Infilo la mano sotto la maglietta accarezzandogli il fianco. Sugu emette un gemito e inizia a muoversi sulle mie gambe, strofiniamo uno contro l'altro. Risalgo con le dita fino al petto e stringo un capezzolo. Sugu si stacca dalle mie labbra e per una frazione di secondo vedo il viso che brucia d'estasi ma non riesco a tenere le labbra lontano, le rivoglio subito sulle mie.

Gli sollevo la maglietta togliendola del tutto, faccio scorrere lo sguardo sulla pelle rischiarata dalla lampadina al neon che sfarfalla. La sua erezione preme contro i pantaloni e sfrega contro la mia. Muovo leggermente il bacino e chiude gli occhi. Mi piego su di lui e gli bacio la pelle, lecco la zona scura intorno al capezzolo e infine lo chiudo tra i denti senza stringere. Emette un gemito e riprende a muoversi, seguo il suo ritmo col bacino mentre con la mano libera apro la tuta quanto basta per entrare nei suoi boxer. Lo avvolgo nella mano e passo il pollice sul glande. Sugu emette un suono strozzato e nasconde il volto sulla spalla. Non fermo il movimento.

Dopo qualche minuto sento la sua mano fresca insinuarsi nei miei pantaloni, trattengo il fiato quando stringe e inizia a muoversi seguendo il mio stesso ritmo. Chiudo gli occhi e mi lascio trasportare finché nel locale riecheggiano le nostre voci rauche che ripetono incessantemente "Sugu Sugu Sugu" "Sato Sato Sato".

La lavatrice termina il ciclo con un sonoro beep proprio come ha iniziato.

Noi due siamo ansimanti, sudati, appiccicosi e abbracciati sulla poltrona. 

«Ora dobbiamo farci nuovamente la doccia» sussurra Sugu al mio orecchio.

Rido soddisfatto.

What's the trouble, honey? (JujutsuKaisen - SatoSugu)حيث تعيش القصص. اكتشف الآن