21.Manufatto (Geto)

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Stiamo camminando da almeno mezzora, la neve ha iniziato a depositarsi sull'asfalto e le nostre impronte segnano il cammino come briciole di pane di Pollicino, per strada non c'è nessuno. Un silenzio sinistro ci avvolge, siamo in una via parallela del centro storico dovremmo sentire il vociare delle persone e i clacson delle auto, invece l'unico rumore che udiamo sono le nostre scarpe che scricchiolano sulla neve.

Sato stringe ancora la mia mano, non ha proferito parola da quando ci siamo incamminati. Ho provato ad intavolare un discorso ma ha messo l'indice sulle labbra chiedendomi di tacere, non ho più osato emettere suono. Non percepisco nulla, non ho sentito la voce di cui ha accennato, ma io non sono Gojo Satoru e quindi non posso fare altro che affidarmi a lui. 

Sembriamo una coppietta impegnata negli acquisti di Natale che cammina mano nella mano tra le luci ad intermittenza e gli addobbi, se fossimo umani normali ora staremmo pensando ai regali e non ad un Manufatto pericoloso da recuperare. Sospiro consapevole che quella vita sia sempre più lontana da noi man mano che cresciamo. Sato si volta a guardarmi e sul suo volto appare un sorriso malinconico e triste, sento l'apprensione stringermi il petto. Cosa sta accadendo? Vorrei sentire anch'io quella voce per comprenderne il pericolo. Ho come l'impressione che la mano che stringo stia diventando innaturalmente gelida.

«Manca poco» finalmente rompe il silenzio ma invece che tranquillizzarmi la sua voce mi manda in panico, è fredda e assente e non contiene un briciolo di calore e affetto.

«Sato?» cerco la sua attenzione stringendo la mano ma non torna a guardarmi né a parlare.

Arriviamo ad un incrocio, proprio davanti a noi appare una pasticceria e vorrei fermare la sua avanzata. Ho paura, quel locale è identico a quello di Eve e mi spaventa in un modo che non so esprimere a parole.

«Sato qualcosa non va» non percepisco energia malefica ma allora perché tremo?

«Sato?» mi fermo bloccando anche lui, si volta verso di me e il sorriso sembra una maschera di un film horror, gli occhi non brillano della solita luce, sono spenti, quasi grigi. L'uomo a cui stringo la mano è veramente Satoru? Ho paura eppure non allento la stretta perché temo che possa svanire inghiottito da un incubo e io non voglio perdere l'uomo che amo. Stringo con entrambe le mani la sua cercando di riportarlo da me, sperando che quello sguardo pazzo svanisca «Sato... parlami»

«Yu, Yu, Yu ...sempre e solo Yu» la voce è monocorde e salta come una testina del giradischi mal posizionata sul vinile.

«Cosa stai dicendo? Che centra Yu ora?» lascio la sua mano e gli stringo le spalle scuotendolo «Sato ti prego torna in te» ma il suo viso rimane una maschera ridente e vuota.

Poi si volta e procede verso il negozio, non posso fare altro che seguirlo ed entrare. Resto paralizzato ad osservare il locale: è esattamente come la pasticceria vicino a casa e dietro al bancone scorgo Eve sorridente. Come fa ad essere qui?

«Satoru e Suguru che piacere rivedervi» un ghigno le appare sul volto, continuo a non percepire energia malefica. Come è possibile tutto ciò? Tiene entrambe le mani appoggiate sul bancone, un luccichio mi permette di notare che sotto è nascosto un coltello. Satoru si avvicina per prenderlo, lei solleva le mani dall'oggetto e in quel preciso istante percepisco un'ondata di energia malefica avvolgerci.

«Sato!» urlo cercando di farlo tornare in sé, lui si volta stringendo il coltello. Eve ride «l'unico modo per eliminare due esseri così pericolosi come voi e farvi uccidere a vicenda. Gojo non sopravvivrà alla tua morte»

A quel punto scappa a me una risata «Ti sbagli» la mia voce è più triste di quanto mi aspettassi «lui sopravvivrà alla mia morte sono io che non sono in grado di vivere senza di lui» e apro le braccia in attesa del colpo.

Sato non si muove, il ghigno si allarga ancora di più sul volto, porta in avanti la gamba sinistra pronto ad attaccare e poi con una giravolta su se stesso affonda il coltello in Eve che rimane per qualche secondo a fissare l'arma prima di svanire in un nuvola di gocce ghiacciate.

Sato lascia scivolare sul pavimento il coltello nella mia direzione «tienilo tu per favore, ha ancora effetto su di me. Questa Eve era solo un'ombra creata dal sigillo impresso sul manufatto, dobbiamo chiamare immediatamente Nanami»

Prendo il cellulare e compongo il numero, le dita tremano sulla tastiera, Sato si avvicina mentre attendo che Nanami risponda.

«Perdonami se ti ho spaventato» sussurra prima di abbracciarmi stretto, una lacrima punzecchia il mio occhio «quando ho sentito la voce ho capito che dovevo lasciarmi possedere dal suo rancore per poter scovare l'arma e il mandante. Dovevo fargli credere che ero caduto nel suo gioco, se ti avessi raccontano il piano avrei rischiato di esser scoperto» mi scocca un bacio vicino alle labbra, la lacrima inizia il suo percorso verso la libertà camminando sulla guancia ma Sato la ferma con un altro bacio «non mi aspettavo che non avresti reagito, saresti morto per mia mano. Non lo fare mai più!»

Dall'altro capo del telefono una voce interrompe il nostro discorso «Pronto?»

«Nanami, abbiamo scoperto che la mandante è Eve ma non è una Maledizione o almeno non ancora del tutto. Cercate di trovarla prima che scappi» riassumo brevemente i punti essenziali.

«Hai capito subito di cosa si tratta» sussurra Sato ancora stretto a me, trema e sento il freddo emanato dal suo corpo  nonostante gli strati di vestiti.

«Non stai bene?» sussurro a mia volta, lui chiude gli occhi. Devo riportarlo indietro al più presto.

«Stai dicendo che è un'umana che si sta trasformando in Maledizione? Come secoli fa era avvenuto per Sukuna?» la voce di Nanami sussulta, sento Yu e Shoko parlare vicino, deve avermi messo in vivavoce.

«Si, ma è ancora più umana che Maledizione, possiamo fermarla» Sato scivola tra le mie braccia e cade sul pavimento, è svenuto.

«Tranquillo, ci pensiamo noi» chiude la chiamata.

Compongo il numero di uno degli autisti che ci sono stati assegnati, risponde immediatamente e gli comunico la nostra posizione. All'esterno sento un clacson suonare, delle persone passano davanti alla vetrina del locale. La bolla, che ci aveva isolato dal mondo esterno, è svanita.

Accarezzo la fronte di Sato, è fresca ma non più gelida, il suo corpo sta lottando per espellere l'energia malefica che ha accettato dentro di sé.

Improvvisamente un tanfo orribile arriva alle mie narici, mi alzo per capirne il motivo. Il locale non ha nulla di esposto, i frigo sono spenti, sembra sia stato abbandonato da tempo. Giro il bancone e mi ritrovo a fissare un uomo in evidente stato di decomposizione, indossa il grembiule col logo della pasticceria, porta una fede al dito e ha un coltello piantato nel petto. 

«Piacere mi chiamo Suguro, lei deve essere il marito di Eve o sbaglio?» e compongo il numero del segretario dei vecchiacci.


What's the trouble, honey? (JujutsuKaisen - SatoSugu)Where stories live. Discover now