12.Insieme (Geto)

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Oramai dovrebbe essere arrivato in stazione. Shoko mi lancia uno sguardo assassino e indica con la matita il mio piede che non smette di picchiettare. Cerco di riacquistare il giusto controllo e le regalo il solito sorriso che perdona tutto. Funziona anche questa volta, alza gli occhi al cielo e riprende a scrivere  sul quaderno.

Dietro di lei scorgo Nanami eccezionalmente disattento che fissa Yu, il quale a sua volta è concentrato a trovare le giuste risposte alla verifica. Essere l'unico della sua età presente in questa classe lo rende vittima delle aspettative dei prof. Tutti pensano che presto sarà al nostro livello, lo incoraggiano a dare sempre di più e rimangono sconcertati quando lui dimostra solamente di essere un ragazzo della sua età. Nanami con la coda dell'occhio controlla il prof che scrive alla lavagna e indica una risposta ad un quiz con la matita, Yu alza uno sguardo adorante su di lui e gli regala un sorriso luminoso. Nanami torna a guardare la lavagna arrossendo.

«Geto saresti così gentile da degnarmi della tua attenzione?» beccato! Fingo di esser tremendamente dispiaciuto  «vuoi finire in punizione proprio oggi che torna il tuo compare?»

Sgrano gli occhi impallidendo «scusi prof» lui annuisce e riprende a spiegare.

Non ho mai sofferto così tanto durante una lezione, sembra non finire mai. Quelle dannate lancette sono state incollate, non è possibile che siano ancora ferme nello stesso punto. Sospiro afflitto e cerco con tutto me stesso di risolvere il problema ma la mente fugge altrove e mi ritrovo a fissare impaziente la porta. Forse Sato mi attende lì in corridoio.

Quando la campanella suona butto tutto nello zaino come se si trattasse di spazzatura e mi lancio fuori. Lui non c'è.

Magari è in camera, cerco di non correre come un pazzo per i corridoi e accelero il passo stile maratoneta. La sua camera è chiusa, busso. Nessuna risposta.

Forse il treno era in ritardo. Recupero il cellulare dallo zaino facendo cadere astuccio e matite e... nessun messaggio.

Provo a chiamarlo mentre cerco la chiave della mia camera nelle tasche.

Il numero da lei selezionato non è al momento raggiungibile.

Cosa? Di nuovo?

Lascio cadere lo zaino aperto vicino al letto sparpagliando libri e quaderni sul pavimento.

Dove sei?

L'adrenalina, l'eccitazione, che mi hanno tenuto sugli spilli fino ad ora si trasformano in inquietudine e tristezza. Forse lo hanno trattenuto per una missione all'ultimo minuto e non ha fatto in tempo ad avvisarmi. Oppure aveva altre priorità e correre subito da me non era tra queste. Una fitta al cuore. Devo smettere di soffrire così tanto, questa sarà la routine d'ora in poi. Sono ridicolo a credere di poter restare al centro del suo mondo per sempre. Devo smetterla.

La porta si apre di colpo andando sbattere contro l'armadio. Satoru entra come un fulmine in camera, lascia cadere la sacca per terra e si lancia su di me abbracciandomi. Ha il respiro affannoso e la maglietta fradicia di sudore ma non importa. Nascondo il naso nell'incavo del suo collo e ne respiro il profumo inebriante, lascio che il suo peso mi trascini giù sul materasso e rido.

«C'era» non ha fiato per parlare, respira contro la mia nuca facendomi il solletico «un cazzo di incidente e sono rimasto bloccato» si alza appoggiandosi sui gomiti e mi fissa con un sorriso sghembo stampato in faccia «ho corso dalla stazione fin qui»

«Ti mancava questa scuola eh?» fingo di essere del tutto immune al suo corpo che si appoggia al mio in così tanti punti che non riesco più a capire dove finisco io e dove inizia lui.

«Mancavi tu» e appoggia le labbra sulle mie, prima per un bacio a schiocco, poi delicatamente inizia a saggiarle con la punta della lingua inducendomi a socchiuderle. Il suo sapore si mischia al mio, bruciamo entrambi avvolti dalla passione e il mio bacino inizia a strofinarsi contro il suo senza controllo «se non ci fermiamo ora credo che ti scoperò» si sdraia accanto a me e mi vergogno terribilmente di non esser capace di controllarmi.  Ripeto la formula di matematica spiegata oggi così da spegnere il fuoco che arde nel basso ventre.

La matematica funziona sempre.

«Ho provato a chiamarti» così sembro un'amante geloso che vuole controllare ogni sua mossa, non va bene.

«Nella fretta di lasciare l'albergo ho dimenticato in camera il caricatore e ieri sera non l'avevo messo in carica. Scusa, sono stato pessimo» si posiziona sul fianco e mi stampa un bacio sulla guancia.

La formula. Devo ripetere la formula.




What's the trouble, honey? (JujutsuKaisen - SatoSugu)حيث تعيش القصص. اكتشف الآن