20. Convocazione (Geto)

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C'è un ragazzino che discute con una Maledizione che sembra adorarlo, la chiama Rika ma non riesco ad afferrare le parole del loro discorso. Satoru si avvicina e sta piangendo, è veramente disperato e vorrei consolarlo ma le braccia non si muovono. L'intero mio corpo è così pesante, una piccola pozza rosso acceso si allarga accanto al piede, alzo lo sguardo annebbiato su di lui: è più maturo e non indossa la divisa scolastica, lo amo eppure so che per qualche oscuro motivo ci siamo separati e il petto fa così male. Perché abbiamo litigato? Non ricordo nulla. L'unico mio desiderio è che mi stringa ancora tra le sue braccia, che mi faccia sentire protetto e amato.

Un rumore sordo si insinua come un tarlo nel cervello. Questo è solamente un brutto sogno. Devo aprire gli occhi, qualcuno mi sta chiamando.

Bussano.

Ora sono sveglio, nell'incavo del mio braccio una testolina bianca si muove e poi due occhi azzurri penetrati mi centrano l'anima disintegrandola «buongiorno» sussurrano quelle labbra dolci prima di trasformarsi in un sorriso irriverente «deduco che dobbiamo alzarci» sbadiglia come un gattino arruffato.

Urlo un "arriviamo, due minuti!" a chiunque stia cercando di buttare giù la porta a pugni, grazie al cielo smette immediatamente.

Il gattino mi stringe tra la sue braccia e strofina il muso sul mio collo prima di baciarlo lentamente e infine assaggiarlo con la punta della lingua, procede questo piccolo rituale sulla mascella fino a risalire al lobo. Lo prende tra i denti senza stringere. Non resisto, mi scappa un gemito e mi divincolo prima che il mio autocontrollo possa svanire come schiuma di mare sulla sabbia.

«Dobbiamo muoverci» mi metto a sedere mentre lui borbotta qualcosa.

Poi si siede accanto a me strofinandosi gli occhi nel tentativo di svegliarsi «potrebbero regalarci qualche gioia quei vecchi bastardi»

«Almeno siamo riusciti a riposare, andiamo a sentire che vogliono» mi alzo diretto in bagno. Sato si lascia cadere nuovamente sul materasso. Scuoto la testa chiudendomi dietro la porta.

«Dopo un'attenta analisi della situazione abbiamo deciso che Gojo e Geto cercheranno i manufatti nascosti mentre gli altri continueranno le ricerche del mandante, che sia una Maledizione o uno Stregone» il vecchiaccio ringrinzito fissa me e Sato c...

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«Dopo un'attenta analisi della situazione abbiamo deciso che Gojo e Geto cercheranno i manufatti nascosti mentre gli altri continueranno le ricerche del mandante, che sia una Maledizione o uno Stregone» il vecchiaccio ringrinzito fissa me e Sato con malcelata ostilità, gli siamo utili per i loro sporchi giochi e nello stesso tempo ci temono, come se noi potessimo veramente tenergli testa. Almeno io non posso ma Satoru se volesse potrebbe ribaltarli tutti quanti. Detesto come giochino con le nostre vite per il loro guadagno dipingendosi come benefattori dell'umanità quando in realtà la morte di un comune cittadino li tocca quanto quella di una mosca.

«Dobbiamo trovare dei manufatti celati alla nostra vista e anche un mandante sconosciuto senza sapere se siamo nella città giusta, è questa la nostra missione?» Satoru sfida apertamente il vecchiaccio con un sorriso affilato.

«Siete abbastanza grandi per analizzare la situazione da soli e prendere le giuste decisioni» risponde a tono come se le sue parole avessero senso. La verità è che vogliono togliersi di dosso questa seccatura senza muovere un dito lasciando a noi tutta la responsabilità per poi prendersi i meriti e i soldi ovviamente. 

Feccia. Non so se sono peggio loro o le Maledizioni.

Sato apre la bocca per rispondere ma blocco la sua lingua avvelenata tirandolo per la manica, mi concede uno sguardo e al mio segno di no con la testa si acquieta. È inutile scontrarsi con loro, peggioreremmo la situazione.

Usciamo dalla sala da tè dove i vecchiacci monitorano i nostri compiti, seduti comodi sui loro cuscini con bevande calde e biscotti, per raggiungere gli altri Stregoni radunati davanti all'ingresso.

Un fiocco di neve mi cade sul naso appena varcata la soglia.

«Ci mancava la neve» borbotta tra sé Iori nascondendo il viso nella sciarpa.

Il mio cellulare emette un suono, lo prelevo dalla tasca. 

«Perché Haibara ti ha scritto?» Sato sbircia appoggiando il mento sulla mia spalla «non è capace di starti lontano?» il tono si inacidisce ma fingo di non accorgermi.

Gli permetto di leggere i messaggi mentre li riassumo «Anche loro sono impegnati a cercare il mandante» scorro la chat «per fortuna Yu è in gruppo con Nanami e Shoko, è troppo giovane per lavorare da solo, si sarebbe fatto male sicuramente» emetto un sospiro di sollievo.

Satoru non proferisce parola, cerco il suo sguardo e gli occhi mi paiono opachi, l'improvvisa lucentezza che li distingue sembra spenta.

«Sato stai bene?» gli sfioro la fronte con le dita, è gelata.

«Si» una piccola nube bianca esce dalle sue labbra, si vede che le temperature si stanno abbassando «sento qualcosa» si porta la mano al petto «una voce»

«Una voce?» mi guardo attorno, i nostri compagni stanno salendo sulle rispettive auto per iniziare la giornata di caccia, nessuno bada a noi.

«Sì, una voce che dice prendimi» le labbra diventano quasi blu per un secondo, come se fosse in ipotermia.

«Sato?» lo abbraccio per scaldarlo, gli occhi tornano brillanti e si fissano nei miei. 

«Credo... credo di sapere dove si trovi un manufatto» ricambia il mio abbraccio ma qualcosa nel suo sguardo mi spaventa, questa sensazione dura solo una frazione di secondo e lui torna sorridente e vivace come sempre «vieni Sugu ora ho capito cosa dobbiamo fare» mi stringe la mano tra la sua e ci incamminiamo a piedi.

What's the trouble, honey? (JujutsuKaisen - SatoSugu)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora