(38) Riflessa in una vetrina.

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<<Io e te come
stelle cadenti nel
cielo di notte. >>

Quando ho finito di tradurre, mostro il risultato alla magnifica donna che ho accanto e lei prende la mia matita sfiorandomi la mano. Inizia a leggere ed io mi soffermo sul suo bellissimo viso. La trovo un po' dimagrita, spero solo che vada tutto bene; le guancie sono belle rosate e le sue labbra mi sembrano più carnose del solito. Se solo potessi baciarla.

Quasi avesse captato i miei pensieri, si lecca le labbra ed io distolgo lo sguardo presa alla sprovvista quando mi lancia uno sguardo furbo.
Bevo dell'acqua per calmarmi e continuo ad osservarla finché posso.
I suoi capelli modellati in onde morbide sono splendidi e credo che la schiaritura che si è fatta le stia divinamente.

Il suo viso angelico assume un'espressione perplessa mentre corregge la seconda frase ed io mi allarmo risvegliandomi dal mio stato di trance. Sono molto agitata perché non mi sento ancora per nulla ferrata con la traduzione ed è ciò che più mi mette paura, in più avere lei a poca distanza da me non aiuta il mio cuore a calmarsi.

<<Uhm tesoro, guarda bene questo periodo.>>

<<Sì, prof... Ho sbagliato tutto,
vero?>>

<<Ma no, stai tranquilla. Però guarda: questo è il complemento oggetto, non questo.>>

Mi indica gli errori cerchiandoli con la mia matita e credo di sentire la sua mano sinistra sfiorarmi la gamba: mi sta forse mettendo alla prova?

<<E poi il verbo ti sembra per la terza persona singolare o plurale?>>

Quando mi pone la domanda, sento i suoi occhi da cerbiatta oltrepassarmi ed arrivare dritti al mio cuore.

<<M-mi sembra p-plurale, prof.>>

Dico io poggiando la mia mano sulla sua, prima che quest'ultima salga troppo in alto.

<<Sbagliato Charlotte, è singolare.>>

<<Ah... mi scusi.>>

Dico con una vocina da bambina ed il broncio sulle labbra.

Il fattore è che sono davvero enormemente dispiaciuta: mi sono esercitata tantissimo a casa, ma i problemi che riscontro con le traduzioni persistono.

<<Stai tranquilla, ti va se la terza frase la facciamo insieme?>>

La sua dolcezza mi fa allargare il cuore e con un cenno della testa rispondo di sì.

Il mio braccio destro sfiora il suo seno di tanto in tanto, vista la distanza ridotta a zero fra di noi, e le nostre pelli si cercano a vicenda costantemente.
Quando entrambe non riusciamo più a ragionare, lasciamo stare questa benedetta frase e lei conclude con Kevin, che è andato meglio di quanto entrambe ci aspettassimo.

<<Allora ragazzi, metto 6½ a Kevin e a te, Charlotte, metto 7½. Potete tornare a posto. Bravi tutti e due; Kevin, magari a casa cerca di ripetere più volte a voce alta, in più rivedi gli aggettivi della prima classe. Per il resto, sei stato bravo, devi solo rimanere concentrato mentre svolgi gli esercizi.>>

Professoressa, è vero ciò che sentiamo?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora