(44) Piccola.

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<<Non far soffrire il tuo cuore
per gli altri, perché nessuno
lo farà per te.>>
~ Charlotte



Con il passare dei giorni mi sono resa conto che ogni cosa attorno a me mi parla di lei: la sciarpa che tempo fa mi ha regalato, la quale è ancora impregnata dal suo profumo; la scatolina a forma di cuore dentro alla quale c'è la sabbia che ho conservato dopo quella fantastica giornata al mare passata con lei e suo figlio; la collana con mezzo cuore umano che ho conservato sotto al mio cuscino. Persino ogni pagina di quaderno, sulle quali sono disegnati tanti cuori con delle "D" dentro.
Questa donna è diventata non solo parte fondamentale della mia vita, ma l'essenza della stessa. So che dovrei farcela da sola e che non dovrei dipendere da nessuno, ma è tanto difficile. Non c'è notte nella quale non pianga, giorno in cui non guardi le sue poche foto che ho nel telefono e canzone nella quale non riveda lei. È ovunque. E anche se non lo fosse, è pursempre dentro al mio cuore, e sempre ci rimarrà. Anche se ora è rotto.

Non esco di casa da ormai tre settimane, se non per fare un po' di spesa con mamma. Non ho voglia di fare davvero nulla, ma quando mi rendo conto di aver finito il mio gelato preferito, sono costretta ad alzarmi dal letto dicendo cose poche gentili a tutti i santi.
Metto da parte la pigrizia, mi preparo rapidamente, ed esco di casa abbandonando con fatica il fresco dell'aria condizionata.

Il mio nervosismo già alto, cresce ancora di più dopo essere stata in due supermercati senza aver trovato il mio buonissimo gelato al cocco, fragola e nocciola. Decido dunque di dirigermi al terzo supermercato, più vicino al centro, pur di trovarlo: senza di lui a casa non torno. In questi giorni sto andando avanti di gelato e lacrime.

Arrivata al LIDL, mi dirigo rapidamente al reparto frigo senza guardare altro, cerco il gelato e finalmente lo vedo. Tiro il vetro per aprire il freezer, metto dentro la mano e prima che possa prendere la scatola di gelato, una mano calda afferra la mia. Mi allarmo nel mio stato di estraneità al mondo e guardo chi è che mi ha preso la mano: è Dafne.
Io non ci posso davvero credere.

Mi stacco immediatamente dalla sua presa, prendo il gelato e corro verso la cassa senza nemmeno salutarla. Non posso vederla: fa troppo male.

Ciò che fa ancora più male è aver visto al suo polso il bracciale che tempo fa le ho regalato. Perché? Perché, se "la persona per lei" è Alberto?

Spero che non mi raggiunga, perché non posso più permetterle di fottermi la mente, sono stanca.

Mi metto in fila e sbuffo quando mi rendo conto di quanto sia lunga, ma la scatola fredda che ho in mano mi tiene sveglia aiutandomi a calmare il mio cuore. Mentre fisso il pavimento nell'attesa, salto in aria quando delle labbra si accostano al mio orecchio.

<<Charlotte...>>

<<No, no. Lasciami stare, Dafne. Ci vedremo a scuola, ciao.>>

<<Beh, a proposito di questo...>>

<<Cosa?>>

Mi preoccupo all'istante perché, nonostante tutto, ho bisogno che sia la mia professoressa. È vero, vederla e pensarla fa male, ma non voglio nessun'altra al suo posto. Mai e poi mai. Imparerò a controllare i miei sentimenti.

<<Non sarò io la tua professoressa.>>

Il mondo mi cade addosso, ma non voglio farle vedere per nessun motivo ciò che sto provando.

Professoressa, è vero ciò che sentiamo?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora