Dissinnescare le emozioni

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Guns

Silenzio assoluto.

L'attesa ci avvolge tagliente.
Riuniti qui in un rispettoso silenzio immobili.
Occhi arrossati, occhi puntati verso Lei e lo spettacolo della sua vita.
Artista di dolore e coraggio decide di mettere in atto questo straziante spettacolo crudo dove mostra pregi ma anche i difetti dell'essere umano rispondendo alle domande di chi non si è mai trovato davanti a difficoltà così grandi che pochi sono in grado di comprendere; con metodi non convenzionali ci mostra il peso di questo suo fardello, persegue la spiegazione del suo progetto di riabilitazione interiore, dove decise di creare un nuovo futuro basato solo su ideali reali e non su folli sogni frangibili.

Spiega come tutte le sue idee e convenzioni siano degne della sua esistenza e che questa sua esistenza non sia una seconda possibilità, ma la sola che ha avuto.
Non smettendo mai di lottare, di guardare oltre l'immagine della sopravvissuta o di una guerriera.
Attraverso uno straziante racconto dove mette a crudo la sua agonia trasformando il suo imperfetto e doloroso gesto rivolto al passato, nella memoria di una storia di vita che ancora continua.

L'unico suono udito è il respiro affannato di chi ha appena combattuto una guerra interiore ed ha perso miseramente.
Lei che ha avuto il coraggio di crollare davanti al mondo spettatore; a testa alta sa che ora è arrivato il suo turno ad attendere il giudizio universale.

Non mi aspettavo niente di meno che una reazione di sfida allettante, mi aspettavo tutto ma non il fallimento.
Questo silenzio pesa come una condanna ma allo stesso tempo è rispettoso come la morte.
Lascia spazio a minuti di confusione, minuti che servono a lei per ritrovare il filo conduttore che lega la sua razionale realtà, alla nostra irrazionale che si era costruita su una base di menzogne che ormai sapevano di casa; dove lei spesso anche lei trovava rifugio quando perdeva la strada e ogni sua logica.

Nessuno mi avrebbe creduto, mi ero preparato a combattere la sua difesa. Davo per scontato che voi ignoranti, ladri di emozioni sempre in cerca di notizie e attenzioni non avreste capito.

Soffocandola con parole indecenti, pronunciate dalle bocche invadenti dei richiedenti giornalisti avvoltoi.
Travolta da foto e video esposta, al pubblico pronto a giudicare le sue emozioni, come passeggere informazioni da poco conto.
Pronti a stravolgere le sue parole, accusata, tradita e maltrattata.

Ti ho sottovalutato, ho sottovalutato l'incredibile potenza della tua voce, che ruggisce come un leone e quello sguardo, rimbomba dentro le menti di questi stolti che disarmati non sanno più reagire.

Travolti da un forte senso di nausea, il loro senso di colpa per averti perseguitato, spinto in un angolo e obbligato ad affrontare di nuovo tutto questo frastuono. Contagiati da queste tue parole che scavano sotto la pelle vibranti, scuotono tutto e non lasciano scampo a niente.
Come una lenta tortura il tuo dolore è così forte che in una morsa ci strangola il cuore.
Combattuto, non so se porre fine a questo tuo calvario. Ti sei sempre mostrata forte e dominante davanti a tutti, ma ora davanti a noi c'è una piccola fragile farfalla dalle ali spezzate alla quale non ho saputo resistere, la mia pelle ti chiamava a me mosso da un moto involontario mi sono avvicinato a te in quel piccolo gesto d'affetto.

Non appena l'ho vista inciampare nelle sue stesse parole, sopraffatta dal turbinio di emozioni che la rinchiudevano negli spazi più angusti della sua memoria.
Affoghi e io impotente, corro sotto il tuo acquazzone, come un pazzo che affronta uno tsunami con solo un ombrello.
Il suo destino crudele si fa beffa di lei. La gente che non sa, la chiama sopravvissuta,
ma lei è nata per esplodere,
frantumare tutto al suo cammino, scoprire gli angoli più bui della sua anima, imparare a dominarli, affrontarli e mostrare al mondo quanto sii deve essere forti, perché la vita è solo di chi la sa afferrare con furia cieca se la tiene stretta e vive, senza dover mai chiedere aiuto a nessuno.

Lo vedo nei loro occhi il rispetto con la quale, ascoltano, il suo tumulto, con il sangue freddo come rettili.
La guardo combattere contro se stessa, con mani tremanti traccia i confini tra i ricordi e la realtà trasformando sue angosce, in ombre che attraversando i suoi occhi azzurri cielo sprofondano in tetri abissi, i suoi incubi. Lei aggrappata a questa vita, combatte a fatica deglutisce bocconi amari di polvere e macerie tra i ricordi, con le mani alla gola, respira, ricerca sprazzi di realtà, dentro il suo buio, alza sempre di più la voce, fino a urlare, ma alle nostre orecchie arriva poco più di un sussurro. Io, quel vento fatto di spine me lo sento addosso, graffiano, strappano e strangolano il mio cuore, nel vederti così distrutta; mi sento prigioniero della tua sofferenza come nelle sabbie mobili, una mossa sbagliata e lei sprofonda.

Ed io, che non mi sono mai sentito pronto, nel vederti così, provo il tuo stesso strazio.
Vedere lei a contatto con quelle emozioni buie, nascoste e represse per anni, al cospetto di sguardi sconosciuti, senza la certezza che saranno conservati con cura.
Nessuno parla, così, presa da un senso del dovere Park-Min Young, si alza in piedi, prende il microfono e prima di dettare la fine della conferenza, veniamo travolti dallo scrosciare di applausi, inaspettati e il calore di quel semplice gesto, permette ad Eve di tornare a respirare normalmente, le ombre del passato velate dalle lacrime scompaiono lentamente, per lasciare spazio allo stupore.

Un sorriso debole di chi non è più sicura di aver perso la battaglia, alza gli angoli delle sue piccole e delicate labbra tremanti con il volto ancora rigato dal pianto, sorride debolmente, ma è il sorriso più bello che le abbia mai visto indosso. Intenso il sollievo si propaga per tutto il suo corpo, le spalle si rilassano e le sue labbra, dopo anni trovano il coraggio di sentirsi libere di sorridere in faccia al dolore. Abbraccia la propria sofferenza, liberata dal peso del giudizio.
Sento l'irrefrenabile desiderio di stringerla forte, così senza aspettare niente e nessuno, le porgo la mia mano che lei si affretta a stringere, come la sua ancora di salvezza, mi regala uno sguardo complice, entrambi vittime degli stessi bisogni.
Dopo aver lasciato un leggero inchino alla platea, la trascino bambino con me verso l'uscita posteriore, circondati dai bodyguard, non la lascio al bagno di folla, ormai questo diventa il nostro modo di uscire di scena, scappare insieme.

Hurricane - Gunshot Vol.2Where stories live. Discover now