Situazioni scomode

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Shot

Cammino scalza in punta di piedi per la stanza alla ricerca dei miei vestiti che, a quanto pare sembrano spariti in un universo parallelo perché, non li riesco proprio a trovare.
Combattuta sullo scappare dalla finestra di questo appartamento e non venire mai a sapere chi ne sia il suo proprietario, o aspettare la grande rivelazione.
Cerco appigli intuitivi tra gli oggetti straordinariamente disposti in ordine maniacale, dai colori freddi e l'arredamento minimal e mascolino, ma niente. Né un indizio, né un'intuizione, qualsiasi cosa intorno a me, non ha un'identità specifica, solo oggettistica per fare palestra casalinga, qualche vinile di musica classica e un giradischi, ma sinceramente li trovo oggetti abbastanza comuni.
Specialmente perchè la Corea è famosa per la quantità spaventosa di attività come palestre e cafè, ne puoi trovare anche una attaccata all'altra, difatti nel quartiere dove abitano mio padre e mio fratello, ce n'è una ogni cinquanta metri.
Pazzi psicopatici, fissati con l'aspetto fisico, come sono non mi stupisco per nulla!
Ma com'è possibile che non abbia nemmeno una foto?
Deve essere proprio cesso!

Scappa dalla finestra, non hai alternative!

Lo scroscio della doccia si interrompe, a susseguirsi si sentono i classici rumori da toilette e poi lo sblocco della serratura di una porta.
Oddio, non me la sento! Io non voglio guardare!
La porta della stanza in cui mi trovo si apre.
Un'esile figura femminile, trasandata e dall'apparenza sofferta, da indubbiamente disturbi alimentari dato il volto scarno, i capelli neri lunghissimi disordinati e l'incarnato grigiastro pallido, si palesa davanti a me.
Oddio! E questa chi cazzo è?!
Il suo pallido aspetto disordinato, mi ricorda il personaggio di un cartone animato che guardo spesso quando non riesco a prendere sonno la sera:
La indovino con una! Marceline, la regina vampira di Adventure Time!
<Oh, sei finalmente sveglia! Evelyn... giusto?> Mi rivolge parola, cauta, la sua voce è un sospiro pacato e dal suono delicato, mi regala la sensazione di un abbraccio caloroso, un sorriso tenue le addolcisce i suoi tratti tetri e dall'apparenza horror.
Guarda che la finestra non è tanto distante, scappare la trovo sempre un'ottima scelta.
<Questi, sono i tuoi vestiti puliti, mi sono permessa di lavarli. Ieri sera eri un po' euforica e ti sei vomitata addosso, spero non ti dispiaccia che...>
Mi mostra i miei vestiti in perfetta piega da lavanderia, che stringe tra le sue piccole mani che senza conoscerne il motivo diventano il centro della mia instabile e precaria attenzione.
Metto a focus le sue dita ossute, una fitta rete venosa le ricopre, appaiono quasi trasparenti da quanto pallide, ma dai polpastrelli di un colore intenso, rosa rossiccio. Sposto lo sguardo da loro, ai miei vestiti e seguendo il suo racconto e parola dopo parola avvampo al suono di ogni dettaglio sul mio indecente comportamento, di stanotte.
Wow! Non solo abbiamo, con molta probabilità dormito con la copia della bambina di The ring, ma le abbiamo anche regalato uno spettacolo in prima fila della nostra poca dignità!
In preda allo sconforto dovuto alla vergogna che cresce e riscalda le mie guance, non le lascio il tempo di finire la frase.
Con uno scatto repentino mi precipito a recuperare i miei vestiti dalle sue mani e con un ulteriore scatto felino mi fiondo fuori da quella strana abitazione, correndo nel corridoio a piedi scalzi, senza preoccuparmi di cosa possa calpestare o del male che possa provocarmi il camminare scalza.

Chiamo frettolosa l'ascensore schiacciando infinite volte il suo tasto.
Per mia incredibile fortuna le porte si aprono all'istante e mi fiondo al suo interno, ma poco prima che si chiudano le porte sento lo strascico delle sue ultime parole, <Aspetta devo dirti una cosa, importante, mio f...>
Rilascio un sospiro di sollievo e tastando il petto all'altezza del cuore lo sento martellare all'impazzata.
Sana e salva e finalmente sola, non mi raccapezzo di chi possa essere quella strana ragazza, il suo aspetto non mi ricorda nessuno in particolare e non saprei a chi associare i suoi lineamenti scarni e trasandati.
Forse avresti dovuto ascoltare le sue parole, pirla!
Ormai è troppo tardi, ma di una cosa son sicura, non sarei riuscita a stare un altro minuto nella stessa stanza in sua compagnia; sentimenti soffocanti come il sospetto, l'agitazione, la paura e la indelicata pietà nei confronti delle sue condizioni fisiche, si stavano prendendo gioco di me, confondendomi.

Hurricane - Gunshot Vol.2Where stories live. Discover now