❝𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝐗𝐈❞ | Verità celate

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━━━━━━━| 𝐔𝐍𝐃𝐈𝐂𝐈 |━━━━━━━

Quella sera passò più liscia del previsto, nonostante il leggero imbarazzo che provavo nei confronti di Alastor e ciò che era successo nel bagno del ristorante.
Ancora non riuscivo a capire cosa gli fosse preso; alla fine avrei dovuto aspettarmelo da lui, non era sicuramente una persona stabile mentalmente. Ma dopotutto, all'inferno chi poteva esserlo?

Il contatto avuto con lui mi riportava alle sensazioni provate la sera del ballo dell'inaugurazione dell'hotel, riaffiorando vecchie emozioni dimenticate.
Non mi spiegavo però, i miei strani cali di pressione quella notte. Avrei dovuto chiedere a Charlie urgentemente delle spiegazioni ma sembrava quasi che ogni momento non fosse mai quello giusto.

Quella mattina però, mi ero svegliata presto per andare a chiarire subito delle faccende con Asmodeus, siccome il giorno prima non ero riuscita a passare da lui.
Speriamo che non se la sia presa a male.

Ero nella sala d'attesa del palazzo, con le gambe accavallate e stringendo le mani in un unico pugno mentre fissavo un punto statico della stanza.
Una delle cameriere del lord mi fece cenno per la sua disponibilità, perciò sciolsi improvvisamente i miei nervi contratti e mi misi in cammino verso la stanza del demone.

Arrivai di fronte al grande portone, osservandolo per l'ennesima volta in cerca delle parole giuste da dire.

Mi feci coraggio, ed entrai.
.
.

"CHE CAZZO VUOL DIRE CHE NON LO SAI!?"

Ero furiosa, Asmodeus mi aveva accennato le cose più fuori dal mondo che avesse mai potuto enunciare, e ora mi pugnalava con la sua ultima superficiale risposta "Non ne ho idea".

Il lord mi guardava dall'alto in basso, senza accennare a sguardi precisi, mantenendomi alla giusta distanza dalla sua emotività.

"Y/N te l'ho detto, non ho idea a quale girone appartenevi prima di stipulare l'accordo con me. Un giorno sei venuta da me e mi hai colto alla sprovvista dicendomi che volevi stringere un patto, non so dirti altro" mi ripetè il demone cominciando a suonare infastidito.

Grugnii, tornando a sedermi e portandomi le mani fra i capelli.
Non poteva essere vero, così tante domande e così poche risposte.

Asmodeus mi lanciò un'occhiata confusa, "Sei davvero sicura di non ricordare nulla? Quando sei venuta da me quel giorno, sembravi parecchio scossa"

Sentivo il cuore battere forte, e la testa abbandonarsi ai mille dubbi presenti nella mia testa.
"No, assolutamente niente, davvero"

Il lord mi guardò portandosi una mano sul mento, cercando di rammentare a sua volta qualche informazione.

"Ricostruendo la vicenda; sapevo che erano giorni che stavi chiedendo di parlarmi, ma i posti erano sempre occupati, perciò ti sei palesata di tua spontanea volontà davanti all'entrata del mio studio e hai letteralmente trascinato fuori un mio cliente." , fece una piccola pausa, squadrandomi e osservando il mio sguardo freddo su di lui, per poi continuare a parlare dopo un breve sospiro, "Abbiamo stipulato quel patto, e poi sei sparita davanti ai miei occhi svanendo in una cenere scura. Quest'ultima si è dissolta poco dopo la tua scomparsa"

Non ha senso, niente di tutto questo lo ha.

Mi poggiai sul tavolo in mezzo a noi, sbattendo la mia mano su di esso in un pugno, facendo sobbalzare qualche oggetto poggiato lì.
"Sì, ma ci dovrà pur essere qualcosa che ho detto, no? Qualcosa che potrebbe tornare utile!"

Asmodeus sembrò prendere in considerazione le mie parole, nuovamente portando la propria mano sul mento.
Improvvisamente, apprese un'espressione sorpresa.
"Beh effettivamente... borbottavi qualcosa a proposito di tua madre. Pensai fosse solo un capriccio infantile, ma forse potrebbe essere importante per ricostruire la tua bizzarra vicenda"

𝐏𝐎𝐈𝐒𝐎𝐍 𝐇𝐄𝐀𝐑𝐓 | AlastorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora